Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Dal nome di ciascuna città si accede alla cronologia del territorio, elaborata dall'Università Bocconi nell'ambito del Progetto Nazione, Territori, Imprese.

  • Genova 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Genova 1970 - 1980: Il decennio terribile

    La crisi petrolifera comporta una battuta d'arresto nella crescita economica e l'industria genovese, produttrice di beni strumentali e semilavorati, risente della caduta degli investimenti. La siderurgia soffre per l'eccesso di capacità produttiva del settore, avvertito a livello europeo, che deprime i prezzi a fronte di un aumento marcato dei costi (energetici e del lavoro). Nel settore meccanico si riorganizza il gruppo Ansaldo come progettista e realizzatore di grandi impianti per la generazione di energia (grazie anche all'uso di licenze di colossi internazionali), ma i ritardi nell'attuazione del piano energetico nazionale costringono l'impresa a misurarsi sui difficili mercati esteri con stentati ritorni economici. La forza del sindacato, in grado di salvaguardare comunque i livelli occupazionali nelle grandi fabbriche, impedisce di attuare al momento ridimensionamenti e ristrutturazioni di imprese i cui conti si chiudono spesso in passivo.
  • Milano 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Milano 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Sulla spinta del profondo sommovimento della fine degli anni Sessanta e di una strage – i 16 morti per la bomba di piazza Fontana – destinata a restare senza colpevoli, gli anni Settanta sono caratterizzati dal crescente affanno della grande industria alla prese con un'impennata dei costi e una esasperata conflittualità sindacale. Nelle pieghe del movimento agiscono gruppi armati che lasceranno su quegli anni una scia di sangue.
  • Napoli 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Napoli 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Con gli anni Settanta si chiude la fase di crescita accelerata dell'economia italiana: per quanto l'attività industriale nel Mezzogiorno sia accresciuta, altrettanto lo è il divario con il Nord. La crisi del sistema monetario internazionale e del dollaro (1971) e la prima crisi petrolifera (1973) colpiscono violentemente l'Italia e in modo particolare il Sud. Le "cattedrali nel deserto" sono costrette a operare in un contesto in cui anche la grande impresa va in crisi, mentre quelle piccola e media non approfittano dell'occasione per rinforzarsi.
  • Parma 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Parma 1970 - 1980: Il decennio terribile

    È una fase di assestamento. La crescita degli anni del "boom" economico impone alle industrie più grandi un ulteriore salto dimensionale per competere con le grandi multinazionali del settore: la Barilla decide di creare il nuovo stabilimento di Pedrignano, ma lo sforzo finanziario, insostenibile per la famiglia proprietaria, porta alla cessione del controllo della società alla Grace.
  • Pescara 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Pescara 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Negli anni Settanta la crescita del comprensorio pescarese comincia a dare segni di rallentamento, mettendo in evidenza le debolezze del modello di sviluppo locale, che aveva puntato essenzialmente sul settore edilizio e su quello commerciale; a causa della crisi petrolifera si avvia una pesante fase di ristrutturazione industriale.
  • Recanati-Osimo-Castelfidardo 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Recanati-Osimo-Castelfidardo 1970 - 1980: Il decennio terribile

    La doppia crisi petrolifera degli anni Settanta, facendo affiorare i limiti e le contraddizioni del fordismo, finisce per esaltare i pregi di un modello industriale – quello del NEC (Nord-Est-Centro), di cui le Marche sono espressione – che ha nella flessibilità produttiva e nel virtuoso radicamento nel territorio i suoi principali punti di forza. Mentre nel settore degli strumenti musicali il definitivo ingresso dell'elettronica costringe a precipitose e non sempre fortunate riconversioni operative, in quello della plastica i Guzzini consolidano la loro posizione nei mercati italiano e internazionale, avviando inoltre un processo di diversificazione che consente loro di fare ingresso in nuovi comparti (illuminazione, idrosanitari).
  • Taranto 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Taranto 1970 - 1980: Il decennio terribile

    I lavori per il raddoppio del centro siderurgico determinano nell'economia tarantina una nuova espansione: questa nasconde difficoltà strutturali che appariranno evidenti con il manifestarsi della crisi internazionale dell'acciaio. Si afferma una nuova monocultura industriale che ha rapporti difficili con l'imprenditoria locale e stravolge gli assetti sociali ed urbani dell'intero territorio in cui si succedono aspre vertenze sindacali.
  • Torino-Ivrea 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Torino-Ivrea 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Nella spirale della crisi economica internazionale, della crisi finanziaria interna e in un clima di costante mobilitazione operaia, la Fiat è al centro della scena cittadina e nazionale. Scenario di scontri che sfociano in violenze incontrollate ed esasperate contrapposizioni, ma anche laboratorio di confronto ed elaborazione di un diverso assetto delle relazioni industriali: delle posizioni imprenditoriali nella cornice del modello fordista e della ricerca di protagonismo della rappresentanza sindacale (inquadramento unico, 150 ore, diritto all'informazione sulla strategia dell'impresa, controllo dell'ambiente di lavoro). La centralità del lavoro operaio a Torino impone alla discussione i grandi problemi sociali del Paese: casa, fisco, sanità, previdenza. Alla fine del decennio, la sconfitta del sindacato appare come un'occasione persa sulla strada delle riforme già percorsa dalle maggiori economie europee.
  • Venezia-Mestre 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Venezia-Mestre 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Fra il 1970 e il 1980 il territorio di Venezia sperimenta un sostanziale cambiamento dal punto di vista della struttura economica e sociale. In particolare il turismo, i servizi e la grande distribuzione caratterizzano il nuovo volto economico della città, a fianco di alcune imprese ancora attive nel settore manifatturiero, che tuttavia avrebbero spostato presto la produzione altrove. In questi anni si delinea il declino del colosso industriale di Porto Marghera: chiuso il periodo di massima espansione e resa ormai evidente la difficoltà della grande produzione industriale di fronte al dinamismo della piccola e media impresa, il polo produttivo soffre la stagione della conflittualità sindacale e ed è imputato per il disastro ambientale responsabile della morte di numerosi lavoratori del settore petrolchimico.
  • Venezia-Mestre 1970 - 1980: Il decennio terribile

    Venezia-Mestre 1970 - 1980: Il decennio terribile

  • Genova 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Genova 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Gli anni Ottanta sono l'ultimo decennio in cui ancora resiste la realtà di una Genova industriale, anche se alcune delle fabbriche simbolo della città vengono dismesse (le raffinerie della ERG) o ridimensionate (è il caso delle acciaierie di Cornigliano). Interessanti iniziative si registrano nel comparto dell'elettronica, dove accanto a imprese da tempo sulla scena (Marconi) compaiono soggetti nuovi (Esaote Biomedica, attiva nel promettente campo biomedicale) e altri si espandono, acquisendo carattere multinazionale (Elsag acquista la statunitense Bailey).
  • Milano 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Milano 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Dopo gli anni bui del terrorismo e della crisi, il decennio Ottanta si apre all'insegna di una modernità che ha il volto di una crescente finanziarizzazione dell'economia e della diffusione di nuovi consumi e stili di vita. Anni ruggenti che si chiudono sotto il peso dell'esplodere della crisi del sistema politico travolto dalle inchieste della magistratura che, proprio a Milano, rivelano l'intreccio oscuro tra politica e affari.
  • Napoli 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Napoli 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Gli anni Ottanta rappresentano l'inizio della fase di finanziarizzazione e poi globalizzazione dell'economia mondiale, ma il fenomeno riguarda marginalmente Napoli e il Mezzogiorno. Le tappe di avvicinamento al processo di integrazione europea appaiono relativamente estranee al sistema produttivo locale.
  • Parma 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Parma 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Sono gli anni dell'internazionalizzazione. Le imprese più importanti come Barilla, Bormioli e Parmalat investono fortemente all'estero sia per istituire un'estesa rete commerciale, sia per creare nuovi stabilimenti di produzione. Le aziende sono attente a cogliere i cambiamenti del gusto e le mode alimentari, ispirate anche dai nuovi stili di vita più sensibili ai valori della salute e della cura del corpo.
  • Pescara 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Pescara 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Gli anni Ottanta a Pescara sono caratterizzati da una eccezionale vitalità di alcuni comparti: trasporti, intermediazione finanziaria e altre attività di servizio, immobiliari e informatiche. Il censimento del 1991 registra la prima contrazione demografica dalla nascita della città, segno di una redistribuzione della popolazione.
  • Recanati-Osimo-Castelfidardo 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Recanati-Osimo-Castelfidardo 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Il modello distrettuale marchigiano si rinsalda, sull'onda della favorevole congiuntura economica internazionale. A testimoniarlo, oltre ai dati aggregati, è il successo di esperienze imprenditoriali familiari come quelle dei Merloni e dei Guzzini, avviate nella prima metà del Novecento, maturate nel Secondo dopoguerra, cresciute impetuosamente a partire dal "boom" degli anni Cinquanta-Sessanta e sempre più contrassegnate da una marcata apertura verso l'estero. In questo periodo si registrano, però, anche gravi crisi settoriali. La più importante investe il comparto degli strumenti musicali, le cui imprese, incapaci di sostenere la concorrenza asiatica, sono costrette alla dismissione o a faticose riconversioni produttive.
  • Taranto 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Taranto 1980 - 1992: L'illusorio boom

    La più grande e moderna acciaieria d'Europa e dell'intero bacino del Mediterraneo è investita in pieno dalla crisi del mercato siderurgico internazionale. Le difficoltà industriali e finanziarie della grande fabbrica e del suo indotto si trasformano in acuta crisi occupazionale, mentre la questione ambientale assume contorni drammatici.
  • Torino-Ivrea 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Torino-Ivrea 1980 - 1992: L'illusorio boom

    La crisi della Fiat è la crisi del tessuto industriale della città, che ruota ormai da decenni attorno alle vicende della grande impresa automobilistica e del suo indotto: si profila la deindustrializzazione, che comporta la trasformazione dell'assetto economico e sociale fondato sulla produzione di massa, sulla concentrazione industriale e su una rigida organizzazione del lavoro; disoccupazione e flessibilità segnano i faticosi processi di ristrutturazione, mentre ancora non si delinea una alternativa al modello industriale fordista; sulla frontiera tecnologica internazionale si colloca ancora la produzione Olivetti che, nonostante i problemi finanziari, percorre la strada dell'elettronica (personal computer e telecomunicazioni).
  • Venezia-Mestre 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Venezia-Mestre 1980 - 1992: L'illusorio boom

    Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta il tessuto industriale del Veneziano, così come di molte altre aree del nord-est, continua a crescere, grazie anche al progressivo deprezzamento del cambio e alla maggiore competitività della produzione locale sui mercati esteri. A partire dal 1982, però, le piccole e medie imprese industriali devono affrontare un cambiamento di strategia e struttura, mentre emerge la concorrenza delle altre aree della penisola, soprattutto nord-occidentali. Il polo industriale di porto Marghera continua il suo declino inesorabile; tutta l'area territoriale vede l'affermazione di aziende turistiche e di servizi.
  • Genova 1992 - 2010: Fra declino e trasformazione

    Genova 1992 - 2010: Fra declino e trasformazione

    In un territorio ormai postindustriale sono pur sempre presenti attività manifatturiere significative. L'industria cantieristica ritrova una sua prospettiva costruendo grandi navi da crociera, mentre ferve il lavoro delle officine di riparazione navale. Nonostante l'indebolimento di Elsag, che nel 1998 cede la Bailey, rimane significativo il peso del comparto dell'elettronica dove, accanto a società multinazionali (Ericsson), si muovono anche aziende di medie dimensioni che provano a operare in una logica di tipo "distrettuale". A completamento di un processo avviatosi nei decenni precedenti, si è ormai modificata la fisionomia della forza lavoro industriale, costituita ora prevalentemente da "colletti bianchi".
3 di 4