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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Milano 1945 - 1970: Gli anni gloriosi

Ricostruzione dello stabilimento V sezione Aeronautica Breda al termine della Seconda Guerra mondiale, Sesto San Giovanni (MI), 1945-1946 (Fondazione Isec, fondo Breda).

 
 

Passata l’euforia dei giorni festosi e drammatici della Liberazione, anche a Milano, come in molte altri parti d’Italia, ci si confronta con le difficoltà di rimettere in moto la vita di tutti i giorni dopo gli ultimi terribili mesi di guerra e dell’occupazione nazifascista. Grazie all’energia e all’impegno corale degli abitanti, che trovano un interprete d’eccezione nel Sindaco socialista Antonio Greppi e nella sua Giunta, Milano in pochi anni risorge, anche se i segni della guerra rimarranno incisi a lungo nella sua memoria e nelle pieghe dell’abitato. La ricostruzione del Teatro della Scala, che l’11 maggio del 1946 viene inaugurato dalla magica bacchetta del maestro Arturo Toscanini, rappresenta il segno, almeno sul piano simbolico, che gli anni bui della guerra sono alle spalle.
L’economia, che aveva da tempo nell’industria e nella finanza il proprio motore, dà segni di ripresa, anche se la situazione delle maggiori fabbriche permane critica. Per alcune grandi imprese come l’Isotta Fraschini e la Caproni, impegnate nella produzione di motori e velivoli per l’aeronautica militare, la fine della guerra apre la prospettiva di un drammatico ridimensionamento, se non addirittura, come poi avverrà, di una definitiva chiusura. Per altri stabilimenti, invece, come Pirelli, Breda, Falck, Marelli, la Rinascente, Alfa Romeo, Innocenti, si tratta di fare i conti con un presente irto di difficoltà.
Ai danni provocati dai bombardamenti degli Alleati si sommano le difficoltà legate alla mancanza di materie prime e combustibili, l’assenza di ordinate relazioni commerciali, il numero delle maestranze, enormemente dilatatosi negli anni di guerra, i problemi legati all’avvio dei processi di epurazione delle vecchie direzioni aziendali. Con il passare dei mesi, malgrado un clima di forte contrapposizione sociale, la situazione va normalizzadosi e Milano riacquista il consueto profilo di città operosa e dedita agli affari.
Inoltrandosi negli anni Cinquanta, si avvertono i primi segnali di ripresa. Dapprima non vistosi ma sufficienti a riassorbire i molti licenziamenti cui erano state costrette le grandi fabbriche meccaniche, perno dell’ossatura produttiva cittadina. Poi via via i segnali di ripresa si fanno più marcati e la città, un tempo “capitale morale” del Paese, si appresta a divenire ora la “capitale del miracolo”.
Grazie agli aiuti del “piano Marshall”, in molte imprese si procede a un ampio rinnovamento del macchinario, mentre si generalizza l’adozione dei nuovi modelli organizzativi di derivazione americana. Trascinati da una domanda che soffia impetuosa, si affermano nuovi settori: dallo stabilimento Innocenti di Lambrate escono le prime Lambrette, destinate a contendersi con le Vespe il primato nella diffusione degli scooter, mentre a Brugherio, località tra Milano e Monza, Eden Fumagalli e i suoi figli avviano la produzione di lavatrici, trasformando il loro piccolo laboratorio in una grande impresa, la Candy.

 

Grattacielo Pirelli in costruzione, Milano 1959

 
 

A Milano, forse più e meglio che in altre città simbolo del miracolo economico, l’industria appare vessillifera di modernità. Nel 1952 entra in funzione il nuovo centro di produzione Rai di corso Sempione, progettato prima della guerra per la radio, e ora ripensato e ampliato in funzione dell’imminente avvio del servizio televisivo, mentre imprese come la Telettra, fondata nel 1946 dall’ingegner Virgilio Floriani, e la Sit Siemens, attive nel settore delle telecomunicazioni, evidenziano la funzione strategica del Politecnico a supporto dell’iniziativa imprenditoriale.
Meta di migliaia di immigrati dalle vicine campagne e poi sempre più spesso da lontane regioni del Mezzogiorno, Milano non vuol dire solo industria. Intanto è un grande cantiere: oltre a rimarginare le ferite della guerra, in questi anni la città si dilata saldando progressivamente i centri foranei in una indifferenziata maglia urbana. Mentre le periferie si riempiono di camini e ciminiere, le vie del centro con la loro ricca trama di negozi e botteghe ribadiscono una antica e solida vocazione commerciale, che ha il proprio culmine, da un lato, nelle eleganti sedi del potere finanziario – la Banca commerciale, il Credito italiano e la Cassa di risparmio delle provincie lombarde –, e dall’altro nelle sfavillanti vetrine della Rinascente, la cui sede centrale di piazza Duomo, interamente ricostruita dopo la guerra, viene inaugurata il 4 dicembre del 1950. Controllata dalla famiglia Borletti, e diretta in questi anni da Cesare Brustio, la Rinascente è uno snodo di esperienze e di professionalità diverse, un crogiolo che riassume e condensa alcuni degli ingredienti della singolarità di una città che, nei decenni del Secondo dopoguerra, rappresenta in Italia uno degli snodi decisivi della modernità. Vi collaborano negli anni artisti, grafici, fotografi, pubblicitari, architetti e designer, uomini la cui creatività non si esaurisce all’interno dell’impresa ma ha modo di manifestarsi in forme diverse e in altri campi. Incarna al meglio questa traiettoria la figura di Giorgio Armani, che fa i suoi primi passi come vetrinista della filiale di piazza del Duomo e che da qui muoverà per dare sfogo alla propria creatività nel campo della moda.
Moda, design, grafica, fotografia, comunicazione sono gli ingredienti a cui la città affiderà la propria immagine quando, a partire dalla fine degli anni Sessanta, la grande industria incontrerà crescenti difficoltà e anche Milano vivrà un processo di profonda metamorfosi della sua base produttiva. All’inizio degli anni Sessanta tutto questo è ancora lontano e la costruzione dell’headquarter della Pirelli in via Fabio Filzi, l’edificio che contende alla Madonnina del Duomo il primato dell’altezza, incarna al meglio le aspirazioni modernizzanti del neocapitalismo ambrosiano.

Risorse bibliografiche
G. Petrillo, La capitale del miracolo. Sviluppo, lavoro, potere a Milano 1953-1962, Milano, Franco Angeli, 1992; J. Foot, Milano dopo il miracolo. Biografia di una città, Milano, Feltrinelli, 2001.