Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Archivio Centrale dello Stato

Soggetto Conservatore
  • Denominazione

    Archivio Centrale dello Stato
  • Tipologia

    - archivio di Stato
  • Descrizione

    Nel primo decennio successivo all'unificazione del regno d'Italia fu affrontato il problema di dare un ordinamento organico agli archivi sui quali avevano competenza, all'epoca, il ministero dell'interno, il ministero della pubblica istruzione, il ministero delle finanze, il ministero di grazia giustizia e culti e gli enti locali, a seconda cioè della organizzazione esistente negli Stati preunitari. Si susseguirono vari schemi di legge nei quali si riflettevano le diverse fasi del dibattito sulla natura degli archivi, sui progetti di un'organizzazione decentrata o centralizzata, sull'eventuale distinzione tra archivi storici e archivi amministrativi, che introduceva la possibilità di riconoscere una sfera di competenza al ministero della pubblica istruzione e un'altra al ministero dell'interno [Cfr. A. D'ADDARIO, La collocazione degli archivi nel quadro istituzionale dello Stato unitario. I motivi ottocenteschi di un ricorrente dibattito (1860-1874), in RAS, XXXV (1975), pp. 11-115]. Parallelamente al problema dell'organizzazione del servizio archivistico, si andava delineando, ma in termini piuttosto generici, il problema della conservazione dei documenti degli uffici del nuovo regno. La commissione presieduta dal senatore Luigi Cibrario [L'originale della relazione sui lavori compiuti dalla commissione è conservato nell'Archivio centrale dello Stato, Ministero della pubblica istruzione, Archivi di Stato, b.1] istituita con d.m. 15 mar. 1870 per lo studio organico dei problemi inerenti agli archivi, non si espresse esplicitamente sull'opportunità di creare un'apposito Archivio per la conservazione dei documenti degli organi centrali dello Stato, ma enunciò due importanti principi: la pubblicità come caratteristica fondamentale degli archivi (fatte salve alcune esigenze di riservatezza) e il versamento periodico - ogni quinquennio - della documentazione degli uffici centrali e periferici dello Stato negli Archivi esistenti. Negli anni che videro il trasferimento della capitale da Torino a Firenze e da Firenze a Roma, i documenti dei dicasteri centrali erano ancora conservati presso i ministeri stessi. Il nucleo intorno al quale si sarebbe poi costituito un Archivio per la conservazione dei documenti degli organi centrali dello Stato era costituito dalla serie degli originali delle leggi e dei decreti: in base alla l.23 giu. 1854, n. 1731, del regno di Sardegna, le leggi, i decreti e i regolamenti "che interessino la generalità dello Stato" dovevano essere inseriti nella Raccolta degli atti di governo [I decreti e i regolamenti "che non interessino la generalità dello Stato" venivano inseriti nella Raccolta per estratto] mentre gli originali, a cura del guardasigilli, dovevano essere consegnati all'Archivio generale del regno in Torino. In seguito alla soppressione della direzione generale degli Archivi di Stato di Torino (r.d. 11 dic. 1870, n. 6133), gli originali delle leggi e decreti dovevano essere trasmessi al ministro dell'interno che doveva curarne la " classificazione " in apposito Archivio. Con r.d. 30 dic. 1871, n. 605, fu istituito in Roma - alle dipendenze del ministero dell'interno - un Archivio di Stato per la conservazione degli atti delle cessate amministrazioni dello Stato pontificio: in esso dovevano inoltre essere conservati " gli originali delle leggi e decreti ", " lo stato civile di casa Savoia " e il " registro araldico ". Soltanto con il r.d. 27 mag. 1875, n. 2552 (Ordinamento organico degli Archivi di Stato), fu istituito l'Archivio del regno, che però rimase per lungo tempo un'istituzione priva di vita autonoma: la sede e la gestione dei documenti erano in comune con l'Archivio di Stato di Roma (vedi AS Roma, Introduzione ). Anche quando ormai vi confluivano - sia pure senza troppa regolarità - i documenti degli organi centrali dello Stato, l'Archivio del regno rimase in posizione subalterna fino a divenire di fatto una sezione dell'Archivio di Stato di Roma. Solo nel 1953 (l. 13 aprile, n. 340) quando la denominazione dell'istituto fu mutata in quella attuale, si operò la distinzione dall'Archivio di Stato di Roma e fu posto alla direzione dell'Archivio centrale dello Stato il funzionario con il grado più elevato dell'amministrazione archivistica. Il trasferimento nella sede dell'EUR avvenne nel 1960. Nel 1910 [Cfr. ordinamento 1910, p. 230] a trentacinque anni dall'istituzione dell'Archivio del Regno, erano stati versati pareri e sentenze del consiglio di Stato fino al 1870, registri della corte dei conti fino al 1880, serie organiche e spezzoni d'archivio - le cui date terminali oscillavano tra il 1876 e il 1895- dei diversi ministeri. Si ebbero nel corso degli anni successivi versamenti organici di serie archivistiche della corte di cassazione, del ministero dei lavori pubblici, del ministero di grazia e giustizia, del ministero delle comunicazioni, del ministero dell'agricoltura industria e commercio e del ministero della pubblica istruzione con documenti che arrivavano in diversi casi al decennio compreso fra il 1920 e il 1930. Ulteriori incrementi di rilievo riguardarono il ministero dell'interno, il ministero della guerra, quello delle armi e munizioni, i tribunali militari e altra documentazione sulla prima guerra mondiale prodotta da organismi diversi; cominciò anche l'acquisizione di importanti carteggi di personalità quali Crispi, Depretis, Giolitti, Ricasoli [Cfr. Archivi 1944, pp. 374-378]. Solo nel 1942 fu effettuato il primo consistente versamento della presidenza del consiglio dei ministri. Intorno agli anni cinquanta rilevanti archivi, recuperati dal Nord alla fine della guerra, confluirono nell'Archivio centrale dello Stato. Gli organi centrali erano stati infatti trasferiti nell'Italia settentrionale dopo l'armistizio (8 settembre 1943) con il personale e la parte degli archivi ritenuta necessaria al funzionamento della repubblica sociale italiana, mentre a Roma rimanevano uffici. stralcio degli organi dello Stato operanti nella RSI. Parallelamente, nel settembre 1943 si costituiva nell'Italia meridionale un ufficio affari civili che si occupava di tutta l'amministrazione pubblica dell'Italia liberata: dalla metà di novembre dello stesso anno, in seguito alla formazione del cosiddetto "governo dei sottosegretari", si ricostituirono i ministeri che riproducevano nelle linee essenziali la precedente struttura amministrativa del paese. La documentazione del governo del sud (Brindisi, poi Salerno) conservata nell'Archivio centrale dello Stato è assai scarsa, mentre sono conservate serie archivistiche rilevanti a partire dal giugno 1944 quando, dopo la liberazione di Roma, il governo tornò nella capitale. Nel luglio del 1944, con una iniziativa analoga ad altra già delineata nella primavera dei 1944 dal governo di Salerno, il governo Bonomi promuoveva un'indagine sulla consistenza e dislocazione dei documenti delle amministrazioni centrali che si trovavano al nord. L'iniziativa si collegava all'azione svolta in collaborazione con le autorità italiane dalla sottocommissione alleata per i monumenti, le belle arti e gli archivi. [Cfr. E. GENCARELLI, Gli archivi italiani durante la seconda guerra mondiale, cit. in bibliografia, pp. 21-22] Con la fine della RSI, in seguito alla liberazione dell'Italia settentrionale [Gli archivi dei comitati di liberazione nazionale sono conservati in parte presso gli istituti di storia per il movimento di liberazione, in parte presso gli Archivi di Stato. Per quelli conservati negli istituti di storia per il movimento di liberazione cfr.: Guida agii archivi della resistenza, Milano 1974 (edizione aggiornata in corso di stampa)] (aprile 1945), gli archivi che erano stati trasferiti al Nord furono riportati a Roma, ove parte della documentazione rimase a disposizione degli alleati che ne microfilmarono alcune serie, poi restituite al governo italiano [I microfilms effettuati dagli americani sono conservati a Washington, quelli effettuati dagli inglesi sono conservati a Londra. L'Archivio centrale dello Stato ha acquistato i microfilm americani, Archivi in fotocopia e microfilm, originali conservati negli Stati Uniti]. Alcuni di questi archivi ebbero vicende fortunose che si conclusero in certi casi con il recupero, in altri con la totale o parziale dispersione delle carte [Cfr. E. GENCARELLI, Gli archivi italiani . . . , cit.; H. MC GAW SMITH. Gli archivi civili e militari italiani conservati in microfilm a Washington, cit. in bibliografia. Per gli archivi del ministero degli affari esteri cfr. M. TOSCANO, Fonti documentarie e memorialistiche per la storia diplomatica della seconda guerra mondiale, in Questioni di storia contemporanea, I, Milano 1952, pp. 531-592, in particolare alle pp. 533-534; ID, Gli archivi segreti d palazzo Chigi catturati dai nazisti nel 1945' in Nuova antologia, XCVI (1961), pp. 299-26; F. W. DEAKIN, Storia della repubblica di Salò, Torino 1963: le notizie sugli archivi si trovano in appendice].Tuttavia, nonostante le inevitabili distruzioni volontarie e accidentali subite dai documenti, la parte più consistente degli archivi trasferiti al Nord tornò nei rispettivi ministeri senza aver subito molti danni. Ulteriori e più gravi dispersioni si ebbero piuttosto a Roma, dopo la fine della guerra. Dei documenti ricondotti a Roma solo una parte fu versata subito e direttamente all'Archivio centrale dello Stato (vedi Archivi fascisti, Ministero dell'interno, Ministero della cultura popolare); la maggior parte fu restituita ai ministeri e i fascicoli indispensabili per la ripresa dell'attività amministrativa o per garantire la continuità di situazioni giuridiche preesistenti furono talora reinseriti nei ricostituiti archivi correnti dei ministeri stessi. Di questa documentazione si sono avuti versamenti parziali all'Archivio centrale dello Stato in epoche più recenti. La frattura tra regno e RSI si rileva chiaramente soltanto per alcune serie archivistiche. In questi casi si hanno due serie parzialmente parallele di uno stesso ufficio: una continua la serie preesistente alla formazione della RSI e copre tutto l'arco di vita della stessa RSI; l'altra, per gli affari attinenti alle province liberate, parte con regolarità dal ritorno del governo da Salerno a Roma (giugno 1944) e prosegue fino al versamento più recente. E’ ovvio che nel periodo compreso tra il settembre 1943 e l'aprile 1945 i documenti relativi ad affari delle province della parte d'Italia occupata dai tedeschi si trovano nelle serie archivistiche della RSI; mentre a partire dalla data di liberazione di ciascuna città, i documenti si trovano tra le serie dell'Italia liberata. La documentazione del periodo dei "quarantacinque giorni" (25 luglio-9 settembre 1943) fu in genere trasferita al Nord; pertanto è possibile trovarla frammista a fascicoli della RSI. Fin quando la documentazione degli organi centrali dello Stato rimase unita a quella dell'Archivio di Stato di Roma, non esisteva un quadro dettagliato della sua consistenza [Per un'idea sui fondi conservati cfr. A. LODOLINI, Indice sommario dell'Archivio di Stato in Roma e dell'Archivio del Regno, cit. in bibliografia; Archivi 1944, pp, 374-378; Archivi 1952, pp. 38-42 e 346-348]. In vista del trasferimento nella nuova sede fu eseguita nel 1957-1958 una ricognizione generale dei fondi: furono fatti schedoni per ciascuna serie o spezzone d'archivio con l'indicazione delle date, della consistenza e della collocazione. Gli schedoni furono ordinati per ufficio di provenienza e trascritti in modo da delineare un progetto di riordinamento dell'Archivio centrale dello Stato [La schedatura dei fondi, particolarmente laboriosa in considerazione della situazione poco agevole in cui si trovavano i documenti, fu effettuata da P. D'Angiolini per il deposito di S. Michele, da C. Pavone per quello del Gonfalone e anche da C. Casucci, F. Fonzi e V. Stella per gli altri depositi. Questi schedoni resero possibile la stesura, ad opera dei suddetti archivisti, di un progetto per la sistemazione dei fondi, sulla base del quale M. Missori, man mano che i fondi pervenivano nella nuova sede, verificava e integrava i dati su nuove schede]. All'inizio del trasferimento, nel marzo del 1959, la documentazione schedata risultava così suddivisa: 8.500 pezzi si trovavano alla Sapienza, 44.100 al Gonfalone, 16.700 a Campo Marzio, 59.600 al S. Michele, 21.100 nella nuova sede dell'EUR. Erano state infatti già portate all'EUR alcune serie della Sapienza e del S. Michele per esigenze di spazio e di stabilità dei due edifici. A tale consistenza doveva aggiungersi qualche serie sfuggita durante le operazioni di schedatura. Man mano che le serie affluirono all'EUR, venivano ricostituiti organicamente i fondi nei depositi. Contemporaneamente venivano effettuati nuovi versamenti da diverse amministrazioni statali (gabinetto e consulta araldica dalla presidenza del consiglio, archivi della pubblica sicurezza dal ministero dell'interno, cassa depositi e prestiti dal ministero del tesoro, brevetti dal ministero dell'industria e del commercio, archivio del disciolto partito nazionale fascista) che portarono la consistenza della documentazione all'inizio del 1960 a circa 200.000 pezzi. Il trasferimento [Le operazioni di trasferimento furono dirette da S. Carbone sulla base di un piano di massima per il trasporto del materiale che prevedeva 375 giornate di lavoro. Allo stesso Carbone si deve l'iniziativa di trascrivere le schede in forma di Guida sommaria dell'Archivio centrale dello Stato, tuttora usata in sala di studio con i successivi aggiornamenti a cura di C. Casucci e M. Missori] fu ultimato con anticipo sui tempi previsti e il 1° marzo del 1960 fu aperta la sala di studio della nuova sede. Il trasferimento nella nuova sede avvenne in un momento in cui stava diventando particolarmente vivo l'interesse dei ricercatori per la storia contemporanea [Cfr. in particolare per i riferimenti agli archivi conservati presso l'Archivio centrale dello Stato, C. PAVONE, La storiografia sull'Italia postunitaria e gli archivi nel secondo dopoguerra, in RAS, XXVII (1967), pp. 355-409] venne a coincidere con la nomina a sovrintendente all'Archivio centrale dello Stato di L. Sandri, la cui direzione, improntata a criteri di equilibrio e di liberalità, fu determinante per far assumere immediatamente all'istituto una funzione culturale di prestigio. Soprattutto dopo il trasferimento nella nuova sede, l'Archivio centrale dello Stato ha favorito l'acquisizione di archivi recenti, accogliendo con frequenza versamenti anticipati rispetto ai termini previsti dalla legge (40 anni dall'esaurimento degli affari) [Il termine di 40 anni dall'esaurimento degli affari per il versamento nei competenti Archivi di Stato è stabilito dall'art. 23 del d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409] per sottrarli al pericolo di danneggiamento e di dispersione cui sono spesso sottoposti, per carenza di spazio e di adeguate strutture per la conservazione, nonché di personale specializzato, nei depositi dei ministeri. Va comunque rilevato che gli obblighi inerenti al periodico versamento dei documenti degli uffici statali, sia centrali che periferici, nei competenti Archivi di Stato, non hanno mai avuto un'applicazione costante nel regno d'ltalia, ne' dopo la proclamazione della repubblica. Ne consegue che non tutte le serie archivistiche anteriori all'ultimo quarantennio sono conservate nell'Archivio centrale dello Stato: in alcuni casi esse possono trovarsi ancora presso gli archivi dei ministeri e degli altri organi centrali, integralmente o già sottoposte a operazioni di scarto (nelle forme prescritte dalla legge o abusivamente), in altri casi sono andate distrutte o disperse per motivi diversi. Per contro si trova invece nell'Archivio centrale dello Stato -come già si è accennato - consistente documentazione di data più recente. Esistono così serie organiche e continue fin dalla loro costituzione (come ad esempio il gabinetto della presidenza del consiglio e le sentenze della corte di cassazione) ma è più frequente il caso che le serie siano organiche fino a una certa data o a partire da una certa data, o comunque soltanto per un periodo limitato. Non sempre del motivo di queste lacune si trova notizia nelle pratiche relative allo scarto e al versamento. In alcuni casi manca prevalentemente la documentazione del sec. XIX, come ad esempio avviene per gli archivi della polizia, che costituiscono peraltro il fondo più consistente dell'Archivio centrale dello Stato, assai ricco soprattutto per il periodo fascista; altre volte invece è più scarsa e frammentaria proprio la documentazione del sec. XX, come può constatarsi in particolare per alcune serie dei ministeri economici. Alcune serie hanno documenti di data anteriore all'unificazione italiana, che provengono dal regno sardo [Esiste presso l'AS Torino e presso l'Archivio centrale dello Stato un elenco dattiloscritto compilato da A. Lange. relativo ai fondi conservati nell'AS Torino con documenti successivi all'unificazione del regno e ai fondi conservati nell'Archivio centrale dello Stato con documenti anteriori all'unificazione] (vedi AS Torino), con un'unica eccezione che riguarda una serie relativa a opere di bonifica provenienti dal regno delle Due Sicilie (vedi Ministero dei lavori pubblici). In deroga al principio fondamentale di concentrare i documenti degli organi centrali in un unico istituto [Cfr. d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409, art. 1] il ministero degli affari esteri ha un proprio Archivio storico che comprende anche le carte del ministero dell'Africa italiana, di cui solo alcune buste si conservano presso l'Archivio centrale dello Stato. Nel 1971 (l. 3 febbraio, n. 147) è stata prevista l'istituzione di separati archivi storici per gli organi del potere legislativo: finora è stato organizzato soltanto l'Archivio storico della camera dei deputati. E’ invece un po' diversa la situazione del ministero della difesa che versa i propri archivi all'Archivio centrale dello Stato così come - prima della sua costituzione - avveniva per i ministeri della guerra, della marina e dell'aeronautica; peraltro alcune serie di carattere militare sono conservate presso gli uffici storici dello stato maggiore dell'esercito, dello stato maggiore della marina e dello stato maggiore dell'aeronautica. Esiste inoltre in Roma il museo storico dell'arma dei carabinieri, che conserva anche documenti d'archivio. Nel corso del primo secolo di vita unitaria, la costituzione e l'organizzazione interna dei ministeri è stata affidata alternativamente al potere esecutivo e al potere legislativo. L'art. 65 dello statuto albertino stabiliva che il re nomina e revoca i ministri, ma non ne stabiliva il numero e neanche ne determinava le attribuzioni. Le attribuzioni dei ministeri furono regolate con r.d. 21 dic. 1850 [Raccolta regno Sardegna, 1850, n. 1122]. Con l. 23 mar. 1853 [Ibid., 1853, n. 1483] e successivo regolamento approvato con r.d. 23 ott. 1853 [Ibid. , 1853, n. 1611] promossi da Cavour, furono fissate le gerarchie degli uffici e i quadri del personale. La legge prevedeva un ordinamento uniforme per tutti i ministeri: segretariato generale, gabinetto del ministro, direzioni generali, divisioni, sezioni. Il regolamento disciplinava in modo completo e organico l'ordinamento gerarchico, la ripartizione degli uffici e l'attribuzione degli affari ai singoli uffici di ciascun ministero. Con r.d. 13 nov. 1859 [Ibid., 1859, n. 3746] in virtù della legge dello stesso anno, n. 3345, furono approvate disposizioni generali sull'ordinamento dell'amministrazione centrale che recavano lievi modifiche all'assetto precedente e disposizioni transitorie per le annessioni. Le annessioni degli Stati preunitari posero complessi problemi, connessi al passaggio dagli ordinamenti centrali preesistenti all'introduzione delle norme sabaude, che vennero risolti con soluzioni differenziate e transitorie. Con l.20 mar. 1865, n. 2248, si perveniva all'unificazione amministrativa del regno e con r.d. 6 dic. 1865, n. 2626, veniva approvato l'ordinamento giudiziario. Con l. 28 giu. 1866, n. 2987, fu attribuita al governo la facoltà di provvedere con decreti reali a riforme dell'ordinamento interno dei ministeri. Ne seguì il r.d. 24 ott. 1866, n. 3306, che approvava il riordinamento degli uffici dell'amministrazione centrale. L'orientamento favorevole ad attribuire le competenze in questo settore al potere esecutivo trovò piena attuazione con la l.12 febbr. 1888, n. 5195 che all'art. 1 dichiarava " il numero e le attribuzioni dei ministeri sono determinati con decreto reale ". La stessa legge istituiva i sottosegretari di Stato le cui attribuzioni amministrative furono fissate dal r.d. 1° mar. 1888, n. 5247, che aboliva l'ufficio del segretario generale (istituito nel 1853). Tuttavia con r.d. 9 febbr. 1891, n. 50, veniva creato un segretario generale presso il ministero degli affari esteri (soppresso poi dal r.d. 25 ag. 1932, n. 1086) e con r.d. 4 mag. 1893, n. 250, veniva istituito il segretario generale presso il ministero della marina. Dai nove ministeri del 1861 - interno, affari esteri, grazia giustizia e culti, finanza, istruzione pubblica (istituito nel 1847), guerra, marina (staccatosi dal ministero della guerra nel 1859), lavori pubblici (istituito nel 1847), agricoltura industria e commercio (istituito nel 1848, soppresso nel 1852 e ricostituito nel 1860) - si passò a undici ministeri nel 1889: nel 1877 era stata disposta l'istituzione del ministero del tesoro, separando alcune competenze dal ministero delle finanze, e nel 1889 veniva istituito il ministero per le poste e telegrafi. Questa ripartizione dei ministeri rimase a lungo immutata, anche se all'interno di essa si susseguirono diverse ristrutturazioni; il trasferimento di funzioni doveva avvenire con decreto reale, l'organizzazione interna con decreto ministeriale. I ministeri erano suddivisi in direzioni generali, a loro volta ripartite in divisioni: ma esistevano anche fin dall'unificazione del regno divisioni in posizione autonoma la cui attività venne coordinata fino al 1888 dall'ufficio del segretario generale. La l. 11 lu. 1904, n. 372 dispose che il numero e le attribuzioni dei ministeri dovevano essere stabiliti con legge. All'inizio della prima guerra mondiale i ministeri erano dodici: interno, affari esteri, agricoltura industria e commercio, colonie (istituito nel 1912), finanze, grazia giustizia e culti, guerra, lavori pubblici, marina, poste e telegrafi, pubblica istruzione, tesoro. Nel 1916 il ministero dell'agricoltura industria e commercio fu diviso in ministero dell'agricoltura e in ministero dell'industria commercio e lavoro. Nello stesso anno fu istituito il ministero per i trasporti marittimi e ferroviari e nel 1917 quello delle armi e munizioni e quello per l'assistenza militare e pensioni di guerra. Nel 1918 il ministero delle armi e munizioni fu soppresso e le sue attribuzioni passarono al ministero dei trasporti marittimi e ferroviari che per due mesi assunse la denominazione di ministero per le armi e i trasporti. Sempre nel 1918 fu istituito il ministero per gli approvvigionamenti e i consumi alimentari. Nel 1919 fu istituito il ministero delle terre liberate dal nemico. Nello stesso anno furono soppressi il ministero per l'assistenza militare e pensioni di guerra e quello per gli approvvigionamenti e consumi alimentari. Nel 1920 fu soppresso il ministero dei trasporti marittimi e ferroviari. Sempre nel 1920 il ministero dell'industria commercio e lavoro divenne ministero dell'industria e commercio mentre veniva istituito il ministero del lavoro e previdenza sociale. Pertanto nell'ottobre 1922 i ministeri erano quindici: affari esteri, interno, colonie, guerra, giustizia e affari di culto, finanze, tesoro, pubblica istruzione, marina, lavori pubblici, agricoltura, industria e commercio, lavoro e previdenza sociale, poste e telegrafi, terre liberate dal nemico. Nel 1922 (l. 3 dicembre, n. 1601 e r.d. 31 dicembre, n. 1809) venivano conferiti pieni poteri al governo per la riforma della pubblica amministrazione [La preminenza del potere esecutivo in questa materia era stata già reintrodotta con la l. 22 mag. 1915, n. 671, che conferiva al sovrano pieni poteri. Cfr. U. POTOTSCHNIG, Profili generali, in Archivio dell'istituto per la scienza dell'amministrazione pubblica, I, Milano 1962, p. 6 (nota 4)]. Successivamente, in base alla l. 24 dic. 1925, n. 2263, sulle "attribuzioni e prerogative del capo del governo", il numero, la costituzione e attribuzioni dei ministeri dovevano essere stabiliti con decreto reale su proposta dei capo del governo. Nel 1926 veniva approvata la l. 31 gennaio, n. 100, sulla facoltà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche; il r.d.l. 16 agosto, n. 1387, dello stesso anno disponeva che i singoli ministeri procedessero alla propria riorganizzazione, sentito il ministero delle finanze. Nel periodo compreso tra il 31 ottobre 1922 e il 25 luglio 1943 (ministero Mussolini) si verificarono le seguenti trasformazioni: nel 1922 fu soppresso il ministero del tesoro e nel 1923 quello delle terre liberate dal nemico. Sempre nel 1923 fu soppresso il ministero del lavoro e della previdenza sociale; nello stesso anno il ministero dell'agricoltura e quello dell'industria commercio e lavoro confluirono nel ministero dell'economia nazionale. Nel 1926 fu istituito il ministero delle corporazioni con funzione di organizzazione, coordinamento e controllo dell'ordinamento sindacale. Ad esso passarono successivamente le competenze inerenti alla politica economica, all'industria, al commercio e alle miniere già spettanti al ministero dell'economia nazionale, al quale subentrò nel 1929 il ministero dell'agricoltura e foreste. Nel 1924 fu soppresso il ministero delle poste e telegrafi e istituito il ministero delle comunicazioni. Nel 1925 fu istituito il ministero dell'aeronautica, mentre nel 1929 il ministero della pubblica istruzione assunse la denominazione di ministero dell'educazione nazionale. Nel 1935 fu istituito il ministero della stampa e propaganda che divenne nel 1937 ministero della cultura popolare. Nello stesso anno il ministero delle colonie divenne ministero dell'Africa italiana e veniva istituito il ministero per gli scambi e valute. Nel 1943 infine fu istituito il ministero per la produzione bellica. Nel periodo compreso tra il 26 luglio 1943 (primo ministero Badoglio) e il 18 giugno 1944 (primo ministero Bonomi) il ministero delle corporazioni riassunse la denominazione di ministero dell'industria, commercio e lavoro; furono soppressi il ministero della produzione bellica, il ministero della cultura popolare e quello degli scambi e valute; venne riattribuita al ministero dell'educazione nazionale la denominazione di ministero della pubblica istruzione. Successivamente al 18 giugno del 1944 fu ricostituito il ministero del tesoro, quindi riunito al ministero delle finanze e definitivamente distinto da quest'ultimo nel 1947; sempre nel 1944 al ministero delle comunicazioni subentrarono due ministeri, quello dei trasporti (poi trasporti e aviazione civile, poi di nuovo soltanto trasporti, vedi Ministero dei trasporti e dell'aviazione civile) e quello delle poste e telecomunicazioni; fu istituito il ministero dell'Italia occupata, le cui attribuzioni, dopo la soppressione nel 1945, passarono al ministero dell'assistenza postbellica. Nel 1945 al ministero dell'industria commercio e lavoro subentrarono il ministero dell'industria e commercio (poi ministero dell'industria commercio e artigianato) e il ministero del lavoro e della previdenza sociale. Furono istituiti nel 1945 il ministero per l'alimentazione e quello per la ricostruzione. Nel luglio dello stesso anno vennero altresì istituiti il ministero della costituente e il ministero della consulta nazionale; le attribuzioni di quest'ultimo passarono nel mese di dicembre all'ufficio per le relazioni con la consulta nazionale presso la presidenza del consiglio. Nel dicembre 1945 fu soppresso il ministero della ricostruzione e fu istituito il ministero del commercio con l'estero. Con d.l. lgt. 8 febbr. 1946, n. 49, si aveva la cessazione dello stato di guerra e il passaggio dalla legislazione di guerra a quella di pace. Nel luglio 1946 veniva istituito il ministero della marina mercantile, i cui servizi nell'aprile dello stesso anno erano temporaneamente passati al ministero della marina. In agosto fu soppresso il ministero per la costituente e istituito un ufficio stralcio presso la presidenza del consiglio. Nel febbraio del 1947 i ministeri della guerra, della marina e dell'aeronautica furono riuniti nel ministero della difesa e nel giugno fu istituito il ministero del bilancio (poi bilancio e programmazione economica). L'art. 95 della costituzione repubblicana - entrata in vigore il primo gennaio 1948 stabilisce al terzo comma che il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri vanno stabiliti con legge. Successivamente all'entrata in vigore della costituzione sono stati istituiti i ministeri delle partecipazioni statali (l. 22 dic. 1956, n. 1589), della sanità (l. 13 mar. 1958, n. 296), del turismo e spettacolo (l. 31 lu 1959, n. 617), dei beni culturali e ambientali (d.l. 14 dic. 1974, n. 657, convertito in l.29 genn. 1975, n. 5). Con d.p.r. 24 lu. 1977, n. 617, a seguito della l.22 lu. 1975, n. 382, sull'ordinamento regionale e sull'organizzazione della pubblica amministrazione e successiva l. 27 nov. 1976, n. 894, sono stati invece soppressi alcuni uffici centrali dei ministeri dell'interno, della pubblica istruzione, dei lavori pubblici, dell'agricoltura e foreste, dei trasporti, del lavoro e previdenza sociale, della sanità, dell'industria commercio e artigianato, del turismo e spettacolo. Le norme sull'organizzazione della segreteria particolare dei sottosegretari di Stato e del gabinetto dei ministeri (poi anche della presidenza del consiglio) ebbero una prima formulazione nella citata legge n. 1483 del 1853, cui fecero seguito il r.d. 1° mar. 1888, n. 5247, la l. 8 apr. 1906, n. 109, il r.d. 10 lu. 1924, n. 1100 modificato con d.l. 3 genn. 1926, n. 60, il d.l. lgt. 3 ag. 1944, n. 171, il d.l. lgt. 17 nov. 1944, n. 335, il d.l.c.p.s. 14 sett. 1946, n. 112 e infine il d.l.c.p.s. 22 lu. 1947, n. 735. Con r.d. 22 apr. 1869, n. 5026 furono istituite le ragionerie dei ministeri come uffici tecnico-contabili che corrispondevano con la ragioneria generale dello Stato istituita presso il ministero delle finanze e trasferita nel 1889 al ministero del tesoro. Con l. 3 dic. 1922, n. 1601, gli uffici di ragioneria delle amministrazioni centrali passavano alle dirette dipendenze del ministero delle finanze (che all'epoca aveva assorbito le funzioni del ministero del tesoro). Con successivo r.d. 28 genn. 1923, n. 126, ebbe inizio il sistema tuttora vigente delle ragionerie centrali presso i ministeri (ma non presso la presidenza del consiglio) quali organi decentrati della ragioneria generale dello Stato, presso il Ministero del tesoro. Notizie sui consigli superiori e altri eventuali organi collegiali e sulla ripartizione degli uffici dei ministeri di cui si conservano carte sono date nelle singole parti ad essi dedicate. La legge delega per il riordinamento dell'amministrazione dello Stato, decentramento delle funzioni e riassetto delle carriere (l. 18 mar. 1968, n. 249) e la successiva l.28 ott. 1970, n. 775, mantengono l'organizzazione degli uffici ripartiti in direzioni generali (o uffici assimilabili), divisioni e sezioni, precisando anche le funzioni dei servizi ispettivi. Tuttavia, a partire dal secondo dopoguerra, l'organizzazione interna dei ministeri è diventata sempre più complessa per il sorgere continuo di ispettorati e servizi non inquadrati nell'ambito delle direzioni generali, e per la tendenza, connessa più a ragioni politiche che amministrative, all'aumento del numero dei sottosegretari e quindi a quello di segreterie e uffici di coordinamento, ampliarsi delle competenze e della struttura interna del gabinetto e delle segreterie particolari. Si è ormai stabilizzata nell'ordinamento politico costituzionale anche la figura del ministro senza portafoglio prevista per l'assolvimento di incarichi specifici (quali i rapporti con il parlamento, lo sviluppo economico del mezzogiorno e aree depresse, la riforma della pubblica amministrazione), che svolge le sue mansioni senza un apposito apparato burocratico, ma solo mediante un gabinetto e una segreteria o uffici comunque costituiti attorno alla persona titolare del dicastero e in ogni caso senza propri capitoli di bilancio. Un'ulteriore tendenza innovativa si verifica in ordine al progressivo ampliamento della sfera di rilevanza esterna di uffici del ministero (d.p.r 10 genn. 957, n. 3, e d.p.r. 30 giu. 972, n. 748). Anteriormente le direzioni generali e le divisioni avevano solo rilevanza interna, tranne casi determinati in cui il direttore generale poteva firmare "d'ordine del ministro". E’ tuttora in vigore il regolamento per gli uffici di registratura e gli archivi delle amministrazioni centrali dello Stato approvato con r.d. 25 genn. 1900, n. 35, con il quale veniva abolito il protocollo generale dei ministeri e venivano fissate le norme per i protocolli e la formazione delle serie archivistiche dei diversi rami della pubblica amministrazione. Tuttavia, né anteriormente né successivamente all'approvazione del regolamento gli archivi delle amministrazioni centrali dello Stato sono stati tenuti con criteri omogenei, e va rilevato che in genere gli archivi degli organi centrali dello Stato non sono tenuti in maniera soddisfacente. La descrizione dei fondi rimanda agli organi di provenienza ed ha seguito questo criterio: leggi e decreti, archivi degli organi del potere legislativo, archivi degli organi consultivi e di controllo, archivi degli organi del potere esecutivo, archivi degli organi del potere giudiziario, tribunali militari, commissione italiana di armistizio con la Francia, commissione italo-jugoslava per la ripartizione degli archivi, amministrazione fiduciaria della Somalia. Seguono gli archivi fascisti e quelli del comitato centrale di liberazione nazionale, archivi diversi recuperati alla fine della seconda guerra mondiale, gli archivi di famiglie e persone, gli archivi degli enti pubblici e privati (elencati, per uniformità redazionale, sotto la voce Archivi diversi), le raccolte e miscellanee, gli archivi fotografici e infine gli archivi conservati in copia e gli inventari degli archivi comunali. In particolare, per quanto si riferisce agli organi del potere esecutivo è stata posta all'inizio l'amministrazione della real casa e quella del segretariato generale della presidenza della repubblica che ad essa subentra; segue la presidenza del consiglio alla quale sono stati ricondotti, oltre ai verbali del consiglio dei ministri, istituzionalmente conservati dalla presidenza, anche gli archivi di uffici inquadrati nell'organizzazione della presidenza del consiglio con varia posizione giuridica. 1 ministeri sono stati collocati secondo l'ordine alfabetico dei loro nomi, che è' risultato più funzionale e meno arbitrario rispetto a tentativi di collocazione in ordine logico e in ordine cronologico. Un cenno particolare meritano gli archivi degli enti pubblici non territoriali con competenza su tutto il territorio nazionale, i quali pur perseguendo finalità pubbliche e svolgendo comunque funzioni assai rilevanti, non versano i loro archivi all'Archivio centrale dello Stato ma sono tenuti a istituire separate sezioni di archivio [Cfr. d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409, art. 33] fino ad oggi create solo in pochi casi. Gli enti pubblici sono soggetti alla vigilanza delle soprintendenze archivistiche e solo nel caso di soppressione dell'ente la legge prevede il versamento delle carte nei competenti Archivi di Stato. Gli enti pubblici possono comunque depositare le loro carte presso gli Archivi di Stato. Presso l'Archivio centrale dello Stato si è costituita una biblioteca che raccolse in un primo momento libri provenienti dall'AS Roma e dal ministero dell'interno. Ha subito nel corso degli anni notevoli incrementi nel settore della storia contemporanea e della storia della pubblica amministrazione. Conserva importanti raccolte di quotidiani (160 testate) e riviste (1.350 testate) e una consistente raccolta di opuscoli. Tra le collezioni speciali vanno segnalate la collezione Mussolini, la collezione Bixio, la collezione del Consiglio superiore di beneficenza e una cospicua raccolta di giornali e opuscoli dell'emigrazione antifascista. La biblioteca conserva inoltre, per un complesso di circa 24.000 pezzi, raccolte a stampa, complete o parziali, delle leggi e dei decreti degli Stati preunitari, delle leggi e dei decreti italiani, della Gazzetta ufficiale, degli atti parlamentari, del Calendario del regno, nonché altre pubblicazioni ufficiali a cura dei ministeri e di altri organi dello Stato [L'Archivio delle pubblicazioni dello stato, che conserva istituzionalmente tutto ciò che è edito dallo Stato o col suo concorso, non è' unito - come sarebbe auspicabile - all'Archivio centrale dello Stato, ma dipende tuttora dal provveditorato generale dello Stato, istituito in origine presso il ministero delle finanze e dipendente attualmente dal ministero del tesoro] che costituiscono un indispensabile complemento alla documentazione conservata. Si fa qui un unico rinvio al Catalogo generale delle pubblicazioni edite dallo Stato o col suo concorso [MINISTERO DEL TESORO, PROVVEDITORATO GENERALE DELLO STATO Catalogo generale delle pubblicazioni edite dallo Stato o col suo concorso 1861-1960, Roma 1924-1974, voll. 11]. Per la composizione dei governi dei regno e per i titolari di alcune tra le più alte cariche dello Stato esiste il repertorio del Missori [M. MISSORI, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del regno d'Italia, Roma 1973 (Fonti e sussidi, 111); seconda edizione riveduta ed ampliata, Roma 1978]. Una notevole mole di pubblicazioni [Una bibliografia molto ampia su aspetti istituzionali e politici dell'amministrazione pubblica si trova in P. CALANDRA, Storia dell'amministrazione pubblica in Italia, Bologna 1978] è disponibile sul tema dell'unificazione amministrativa e sul problema del decentramento; monografie e studi particolari - per lo più relativi al periodo compreso tra l'unificazione del regno e i primi anni del sec. XX - sono frequenti in particolare per il ministero dell'agricoltura industria e commercio, per i ministeri delle finanze e del tesoro e per settori del ministero dei lavori pubblici.
  • Sede principale:

    Si
  • Indirizzo:

    Piazzale degli Archivi 27 - 00144, Roma
  • Contatti (tel, fax, indirizzo di posta elettronica)

    06545481, 065413620, acs@beniculturali.it
  • Servizio di consultazione

    Si

    Orari di apertura: lunedì-venerdì 9.00-18.45; sabato 9.00-13.00.

  • Vai alla scheda di provenienza