Clementoni spa
Mario Clementoni presenta il gioco da tavolo "Portobello" a una fiera, 1979 ca. (Clementoni, fondo Clementoni).
Alla Fiera del giocattolo
Terzo di sei figli, all’età di dodici anni Mario Clementoni resta orfano del padre. Grazie ai risparmi che questi era riuscito ad accantonare con il lavoro di camionista e con i profitti dell’officina meccanica di cui era proprietario, il giovane Clementoni viene mandato in collegio e può proseguire gli studi fino a conseguire il diploma di perito industriale presso l’Istituto “Montani” di Fermo, frequentato anche da altri futuri imprenditori marchigiani.
Nel Secondo dopoguerra trova lavoro a Pesaro, presso una fabbrica di armoniche a bocca, che già alla fine degli anni Quaranta entra in crisi, schiacciata dalla concorrenza delle aziende tedesche. Egli propone al titolare dell’impresa di diversificare la produzione, realizzando giocattoli musicali sulla scorta dell’esempio offerto dalle migliori aziende statunitensi del comparto. Inascoltato, nel 1956 Clementoni – trentenne – abbandona la ditta pesarese per dedicarsi alla commercializzazione all’estero di strumenti musicali.
Nel 1959 si reca negli Stati Uniti e, visitando la Fiera del giocattolo, ha modo di rilevare l’arretratezza di cui soffre questo segmento dell’industria italiana, ancora quasi esclusivamente rivolto alla produzione di bambole e dei più tradizionali giochi da tavolo. L’esperienza acquisita negli Stati Uniti convince nel 1963 Clementoni a costituire a Recanati, sua città natale, una ditta che inizialmente conta su una manodopera limitata (sette operai) e su un modesto stabilimento (un garage di 45 metri quadrati), tre anni più tardi sostituito da un ex granaio di proprietà della famiglia del famoso tenore Beniamino Gigli. Nonostante la scarsità dei mezzi, l’iniziativa riscuote un immediato successo di mercato grazie alla Tombola della canzone, una piccola pianola dotata di manovella girevole all’interno della quale scorre un nastro forato: girando la manovella, il giocattolo emette un motivo musicale del Festival di Sanremo, motivo il cui titolo va indovinato e poi coperto sulla cartella della tombola, come nel tradizionale gioco a numeri. Un altro prodotto che, a partire dal 1967, consegue una grande affermazione commerciale è Sapientino, capostipite dei giochi educativi, attraverso il quale la Clementoni si apre al mercato internazionale.
Dai puzzle al computer parlante
Negli anni Settanta oculati accordi commerciali (su tutti, quello siglato per l’uso delle immagini Disney all’interno dei propri giochi), originalità dei prodotti e fortunate operazioni di marketing danno forma a una strategia che consente alla ditta recanatese di compiere il definitivo decollo. Nel 1973 la Clementoni si trasforma in società in accomandita semplice, senza peraltro che questo ne modifichi l’assetto proprietario, che resta saldamente nelle mani di Mario Clementoni e della sua famiglia. La produzione viene intanto trasferita in uno stabilimento di 4.500 mq a Fontenoce di Recanati, dove trovano impiego cinquanta operai. Nello stesso periodo l’azienda comincia a pubblicizzare in televisione i propri articoli – accompagnati dal fortunato jingle Clem Clem – e a ispirarsi ai personaggi del piccolo schermo per realizzare nuovi giochi. Nel biennio 1975-1976 la Clementoni avvia la produzione di puzzle (evoluzione dei “cubi”, nei quali la ditta è già da tempo specializzata), e conquista non solo il mercato italiano, ma anche quello europeo, fin lì controllato dai tedeschi. Al termine del decennio il capitale viene portato a un miliardo di lire e la Clementoni diventa società per azioni. Neppure questo ulteriore passaggio modifica la proprietà, poiché i 9/10 del pacchetto azionario vengono acquisiti dai quattro figli del fondatore.
Negli anni Ottanta la Clementoni intensifica la sua presenza nel mercato internazionale. Già nel 1977 si era dotata di un ufficio per le esportazioni; poco più tardi comincia ad acquistare all’estero i materiali (carta, cartone, plastica, legno) e i semilavorati. Dopo avere distribuito in Italia il primo “computer parlante” per conto della statunitense Texas Instruments, la società recanatese si rivolge al mercato asiatico, stringendo accordi in particolare con aziende mediorientali. Negli anni Novanta si apre al comparto dei giochi interattivi, accordandosi con la Philips per la loro distribuzione.All’inizio del XXI secolo il fatturato della Clementoni spa è pari a circa 80 miliardi di lire, e quasi la metà deriva dalle vendite all’estero. L’azienda, sempre controllata dalla famiglia Clementoni , continua a produrre i suoi articoli nello stabilimento di Fontenoce di Recanati, che si estende su 28.000 mq e occupa circa 300 dipendenti, 20 dei quali impegnati nella sezione Ricerca e Sviluppo.
Risorse bibliografiche
M. Giarratana, P. Seri, S. Torrisi, Il distretto come risorsa per l’impresa: un caso di sistema plurisettoriale nelle Marche, in «Economia Marche», 2004, 3; L. Saetti, L’uomo dei giochi. Intervista di Luciana Saetti a Mario Clementoni, Milano, Rizzoli, 1994; M. Moroni, Alle origini dello sviluppo locale, Bologna, Il Mulino, 2008.