Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Orsoni

Ritratto di Angelo Orsoni, inizio sec. XX

 
 

L’azienda ha origine nel 1888, quando Angelo Orsoni riceve in donazione la fabbrica di smalti da Giandomenico Facchina (1826-1904): quest'ultimo, insieme al veneziano Antonio Salviati, aveva rilanciato nel secondo Ottocento la produzione del mosaico vitreo dopo un periodo di profonda decadenza del settore. Dopo la costituzione della Angelo Orsoni smalti e ori per mosaico, l'imprenditore ottiene un immediato successo, presentando, nel 1889 all’Esposizione Internazionale di Parigi un pregevole pannello di tessere vitree multicolori; all’inizio del nuovo secolo la sede dell’azienda viene trasferita in corte dei Vedei, nei pressi del canale di Cannaregio: il laboratorio impiega allora dodici persone, quattro uomini in fornace e otto donne al taglio delle tessere di vetro.
L'impegno dell'imprenditore è diretto in questo periodo a innovare l'intero processo produttivo: i suoi interventi vanno dallo sviluppo di particolari tecniche di fusione della pasta di vetro (la sostituzione della legna con il carbone e il miglioramento della temperatura della fornace per risparmiare sui costi) alla sperimentazione di nuovi sistemi di lavorazione per ottenere mosaici con colori e sfumature inediti. La maggiore innovazione tecnologica è rappresentata però dalla “macchina dell’oro”, adibita alla fabbricazione delle tessere di mosaico dorate (chiamate semplicemente“ori”), e in particolare dei richiestissimi “oro antico” e “oro San Marco”. La meccanizzazione parziale del processo consente allora di eliminare alcuni passaggi della lavorazione manuale legati all'uso di particolari arnesi e attrezzature, abbassando i rischi per gli operai addetti alle operazioni di taglio del vetro.
I prodotti della Orsoni all'inizio del Novecento includono varie tipologie di tessere, diverse per dimensioni e colori, destinate alle decorazioni musive; caratteristici della produzione aziendale sono gli “smalti” colorati (tessere chiamate anche “piastrine”, utilizzate per le superfici piane) e gli “ori”, tessere di vetro di varie sfumature e spessore, in cui è inserita la foglia d’oro.
 

 

Prima pagina del contratto di cessione della fornace per la produzione del mosaico dal mosaicista Giandomenico Facchina, trasferitosi in Francia, ad Angelo Orsoni, Venezia 5 maggio 1888 (Archivio Orsoni, Venezia)

 
 

Dopo questa fase di intensa innovazione per il settore, legata alla figura del fondatore, la produzione dell'impresa rimane invariata nei decenni, soddisfacendo richieste sia per restauri e riparazioni di opere preesistenti (i mosaici dorati di San Marco e il pavimento della Galleria Vittorio Emanuele a Milano), sia per nuove decorazioni, in Italia e all'estero: fra quelle più note del periodo sono, a Parigi, l’Ecole des Beaux-Arts, l’Hotel de Ville e il Trocadero; inoltre, la Basilica di Notre Dame de la Garde a Marsiglia, la cupola della cattedrale di Saint Paul a Londra e una residenza Vanderbilt in America.
L'impresa si afferma nella prima metà del secolo in una situazione di assoluta preminenza nel settore: fino alla seconda guerra mondiale la concorrenza a Venezia è limitata a un'altra fabbrica di smalti, la Radi. La produzione deve essere interrotta negli anni del primo conflitto, ma il dopoguerra consente una veloce ripresa dell'attività e degli utili, grazie alle numerose commesse legate al ripristino degli edifici danneggiati dalle distruzioni belliche.
Nel 1921, dopo la morte del fondatore, la responsabilità gestionale dell'impresa ricade sul figlio Giovanni Orsoni che già collaborava con il padre da molti anni. Forte della fama ormai acquisita dall'azienda e di una posizione stabile su un segmento di mercato specifico, questi non si fa carico di apportare ulteriori innovazioni tecnologiche o nei rapporti con la clientela: mantenendo lo stesso volume di affari, l'impresa supera il periodo difficile della “grande crisi” all'inizio degli anni Trenta continuando a soddisfare commesse da paesi di tutto il mondo, grazie a una produzione di alta qualità che resta invariata proprio facendo leva sull'eccellenza della tradizione locale.
Clienti diretti della Orsoni sono sempre i laboratori di mosaicisti, che assorbono gran parte della produzione, ma una domanda importante viene anche dalla committenza ecclesiastica; l'impresa supera così le difficoltà del periodo, nonostante la crescente competizione a livello europeo nella produzione di vetri artistici per mosaici, diffusa anche in seguito alla migrazione di artisti veneziani.
In questo periodo sono realizzate le decorazioni delle guglie della Sagrada Familia di Barcellona, la Sala d’Oro del municipio di Stoccolma, l’interno dell’Altare della Patria a Roma e il restauro di Santa Sofia a Costantinopoli.