Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Cantieri Navali Tosi

Planimetria del Cantiere navale Franco Tosi nel porto di Taranto, 1935 (Archivio Centrale dello Stato, Istituto per la ricostruzione industriale, Archivio storico Iri).

 
 

Sul Mar Piccolo
Nel 1914 il profilarsi del conflitto mondiale spinge la Franco Tosi ad aprire a Taranto uno stabilimento navale che segna l’ingresso diretto dell’azienda di Legnano, attiva nella produzione di apparati motori, nel settore della cantieristica per l’allestimento di navi da guerra. Per la costruzione del nuovo impianto si usufruisce delle provvidenze della legge del 1906 per le Province Meridionali e l’azienda può operare, all’ombra della protezione della Marina militare, in integrazione diretta con l’Arsenale, allargando anche il mercato per gli apparati motori costruiti in Lombardia. Il Cantiere viene ubicato sul Mar Piccolo, in un’area di circa 150.000 mq, a una distanza di circa tre chilometri dai pontili dell’Arsenale; è collegato con la ferrovia Brindisi-Taranto e dotato di un impianto per la produzione di elettricità. La decisione della Tosi si inserisce peraltro in una ormai quasi decennale collaborazione con il Ministero della Guerra, avviata a metà degli anni Settanta dell’Ottocento e proseguita negli anni successivi in seguito al progressivo aumento delle spese per l’ammodernamento e l’ampliamento della flotta su cui la Tosi montava le sue turbine, cosa che le aveva consentito di entrare nei remunerativi cicli di forniture militari finanziati dal governo. D’altro canto, la nuova politica di potenza italiana nel Mediterraneo e l’espansione coloniale in Africa orientale pongono una serie di esigenze di natura strategica e militare lungo le coste del Mezzogiorno d’Italia.
 

 

Lettera di epurazione di alcuni lavoratori, 1946 (Archivio di Stato di Taranto, fondo Prefettura di Taranto).

 
 

In ascesa
Ad esse si comincia a dare risposta con l’inaugurazione nel 1889 del nuovo Arsenale militare di Taranto che, ulteriormente potenziato durante la guerra di Libia, avrebbe dovuto essere affiancato, nel Basso Adriatico, da un adeguato cantiere navale.
L’economia di guerra spinge i Cantieri a un’attività intensa in una città che è ormai diventata una piazzaforte militare di primaria importanza: nei primi tre anni vengono consegnati, insieme ad altre 3 unità produttive, 2 sommergibili, 10 dragamine e un rimorchiatore. Si avvia anche una collaborazione nel settore mercantile con il Lloyd sabaudo di Genova, collaborazione che porta nel 1917 alla costituzione di una società anonima, la cui Presidenza è affidata a Gianfranco Tosi, che consente di scorporare dalla società madre i cantieri di Taranto. Si tratta di una operazione rivolta a liberare l’azienda di Legnano da una serie di vincoli amministrativi e nel contempo a consentirle di partecipare con una società autonoma alle facilitazioni previste dalle legge sui consorzi tra costruttori navali.
Con la fine della guerra, i Cantieri Tosi sono investiti da un’acuta crisi che ha origine nel brusco rallentamento delle commesse militari, ma anche nella concorrenza dei cantieri dell’Alto Adriatico e in una generale difficoltà postbellica dei commerci internazionali. Negli anni Venti, grazie anche all’avvio di un programma di riorganizzazione della Marina militare, nei Cantieri la produzione riprende un trend ascendente che fa perno su una progressiva specializzazione nell’allestimento di sommergibili: questi conquistarono alla prova di immersione il primato di 75 metri di profondità.