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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Olivetti

Manifesto pubblicitario, realizzato da Adrianus Van Der Elst, della macchina per scrivere Olivetti modello Valentine nata nel 1968 su progetto di Ettore Sottsass, 1970 (Associazione archivio storico Olivetti, Fondo Olivetti).

 
 

I primi anni Novanta coincidono con una grave crisi del settore informatico, che investe inevitabilmente anche l’impresa italiana: ne consegue una nuova stagione di forti tagli occupazionali, particolarmente drastica nel 1991, quando gli organici vengono ridotti di ben 7.000 unità, facendo ancora una volta abbondante ricorso all’aiuto della mano pubblica per attutirne i costi sociali (prepensionamenti, inserimento nel settore pubblico).
     La crisi mondiale dell’informatica spinge l’azienda a ridurre il suo impegno in questo settore (scelta che a posteriori appare molto poco lungimirante) ed a cercare nuove strade. L’ambito nel quale si decide di concentrare la propria attenzione è il nascente mercato della telefonia mobile; importante ai fini di questa scelta risulta il ruolo di uno dei più brillanti manager dell’azienda, Elserino Piol. Già alla metà del 1990 nasce la Omnitel sistemi radiocellulari italiani (OSR), società a guida Olivetti che si avvale della collaborazione di importanti partner stranieri.
     Alla fine dello stesso anno viene presentata la necessaria richiesta di concessione pubblica al competente Ministero delle poste e telecomunicazioni. Il via libera definitivo ad operare nel settore giungerà però solamente alla fine del 1994, dopo che Omnitel si sarà aggiudicata la gara per l’assegnazione della licenza pubblica.

   Il 1995 è l’anno in cui la nuova compagnia telefonica privata diventa ufficialmente operativa; sempre nel ’95 nasce Infostrada, che intende operare nel ramo della telefonia fissa.

     I risultati sono da subito piuttosto incoraggianti: in poco più di un anno il nuovo gestore di telefonia mobile arriva a raccogliere la significativa cifra di un milione di clienti. Da qui in poi le telecomunicazioni diventano il core business dell’azienda di Ivrea, a scapito dell’informatica, ormai di fatto abbandonata.

     La situazione complessiva del gruppo – che nel frattempo ha visto definitivamente uscire di scena Carlo De Benedetti – resta però nel complesso molto precaria: prosegue senza soste la politica di dismissioni e di drastica riduzione del numero dei dipendenti, che nel periodo 1991-1997 scendono da 46.000 a poco più di 22.000 (in Italia si passa nello stesso periodo da 22.000 a meno di 11.000).
     Il declino di questa azienda che è stata grande, ma che ormai non lo è più, è di fatto inarrestabile.
 
 

Esterno dello show-room Olivetti a Falun in Svezia, 1979-1989 (Associazione archivio storico Olivetti, Fondo Olivetti)

 
 

     Il 1999 rappresenta il definitivo punto di svolta per la vita dell’azienda di Ivrea: il nuovo amministratore delegato Roberto Colaninno, entrato in carica dopo l’abbandono di De Benedetti, si pone alla testa di una cordata di imprenditori del Nord, definiti “capitani coraggiosi” dall’allora Presidente del consiglio Massimo D’Alema, e lancia un’offerta pubblica d’acquisto (OPA) nei confronti di Telecom Italia che avrà esito positivo. Tale evento cambia in maniera irreversibile la natura dell’Olivetti, che di fatto cessa di esistere in quanto azienda indipendente.

     Va inoltre sottolineato che per finanziare la scalata vengono cedute tutte le attività nel settore della telefonia alla tedesca Mannesmann, già socia di minoranza sia in Omnitel che in Infostrada, proprio nel momento in cui il mercato italiano della telefonia mobile si avviava a diventare il primo in Europa ed uno dei primi al mondo.
     Dopo soli due anni gli assetti societari in Telecom cambieranno ancora, in seguito ad una nuova OPA lanciata da un gruppo guidato dalla Pirelli di Marco Tronchetti-Provera.
     Nel 2003 la cancellazione del titolo Olivetti dal listino della Borsa certifica la fine della storia dell’azienda fondata quasi un secolo prima da Camillo Olivetti.
     Lo storico marchio farà la sua ricomparsa due anni dopo, nel 2005, come azienda produttrice di fax e stampanti; ma questa è proprio tutta un’altra storia rispetto a quella che si è cercato di tratteggiare in questo testo.

  

Bibliografia
Olivetti 1908-1958, Ing. C. Olivetti &C., Ivrea, 1958; Cesare Musatti, Giancarlo Baussano, Francesco Novara, Renato Rozzi, Psicologi in fabbrica. La psicologia del lavoro negli stabilimenti Olivetti, Einaudi, Torino, 1980; Giuseppe Berta, Le idee al potere. Adriano Olivetti tra la fabbrica e la Comunità, Edizioni di Comunità, Milano, 1980; Giuseppe Berta, Angelo Michelsons, Il caso Olivetti, in Strategie di riaggiustamento industriale, a cura di Marino Regini e Charles F. Sabel, il Mulino, Bologna, 1989, pp. 133-170; Un’azienda e un’utopia. Adriano Olivetti 1945-1960, a cura di Stefano Semplici, il Mulino, Bologna, 2001; Olivetti 1908-2000, «Quaderno dell’Archivio Storico Olivetti», Associazione Archivio Storico Olivetti, Ivrea, 2001; Luciano Gallino, L’impresa responsabile. Un’intervista su Adriano Olivetti, a cura di Paolo Ceri, Edizioni di Comunità, Milano, 2001; Francesco Novara, Uomini e lavoro alla Olivetti, a cura di Renato Rozzi e Roberta Garruccio, Prefazione di Giulio Sapelli, Bruno Mondadori, Milano, 2005; Stefano Musso, La partecipazione nell’impresa responsabile. Storia del Consiglio di gestione Olivetti, il Mulino, Bologna, 2009; Olivetti. Storia di un’impresa, in www.storiaolivetti.it.