Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Cantiere navale Luigi Orlando (Archivio di Stato di Livorno, 2006)

L'incrociatore corazzato greco "Averoff" in costruzione, 1911 (Archivio di Stato di Livorno, Archivio storico del Cantiere navale Luigi Orlando).

 
 

La più veloce del mondo
Seguirono nuove costruzioni, come gli incrociatori pesanti Gorizia, 1930, e Pola, 1931, e numerosi cacciatorpediniere della classe Poeti, come il cacciatorpediniere Alfredo Oriani, 1936, e della classe Soldati, come il cacciatorpediniere Camicia Nera, 1938. In questo periodo il Cantiere dette prova di aver raggiunto un’elevata capacità nelle costruzioni navali, in particolare la realizzazione dell’esploratore veloce Tashkent, 1937 , per la Marina sovietica, che guadagnò il primato di nave più veloce del mondo.
Lo scoppio della Seconda guerra mondiale travolse anche la vita del Cantiere Orlando. Il 28 maggio del 1943 i bombardieri americani sganciarono centinaia di bombe sulla città di Livorno, colpendo a più riprese gli stabilimenti del Cantiere. Per non fermare la produzione, le officine meccaniche furono spostate presso gli stabilimenti della SICE sul viale Carducci, altre officine presso l’Accademia navale, mentre gli uffici e la direzione presso un edificio ad Antignano. I tedeschi occuparono il Cantiere e vi rimasero fino all’arrivo degli americani nel luglio del 1944. L’arsenale era stato colpito da ben 240 bombe e da 43 mine che i tedeschi avevano fatto saltare prima di andarsene, gli edifici e le strutture furono pertanto quasi completamente distrutte.
Duramente provato dai bombardamenti alleati, il Cantiere iniziò nel dopoguerra un lungo e difficile recupero, che comportò il passaggio alle dipendenze del Cantiere Ansaldo di Genova nel 1949. L’attività riprese con la realizzazione di navi sia mercantili, come la turbocisterna Mina D’Amico, 1954, che militari, come i cacciartopediniere Indomito,1955, e Intrepido, 1962.
Nel 1963 fu costituita una nuova società Cantieri Navali Luigi Orlando s.p.a., che rese al Cantiere l’antica autonomia e il nome. In questo periodo fu realizzato il vecchio progetto della costruzione di un grande Bacino di Carenaggio ad alto fondale, iniziato nel 1967 e terminato nel 1975, il maggiore di tutto il mar Tirreno, che ha permesso le riparazioni di grandi navi fino a 300.000 TPL.
Negli anni dal 1966 al 1982 la produzione registrò un carico di lavoro sempre più esiguo, che per di più non necessitava di mano d’opera specializzata. Furono infatti realizzate numerose motonavi traghetto adibite al trasporto automezzi e passeggeri e piccolo naviglio per il trasporto di prodotti petroliferi. Il carico di lavoro si ridusse sempre di più, le perdite aumentarono, e la società non fu in grado di affrontare una ristrutturazione e un risanamento dei conti economici. Per risollevare le sorti del Cantiere i soci decisero di fondersi con la finanziaria Cantieri Navali Fincantieri.

 

Lo yacht "Makook III" in navigazione, 1914 (Archivio di Stato di Livorno, Archivio storico del Cantiere navale Luigi Orlando).

 
 

Verso la società Cooperativa
Il primo gennaio del 1984 il Cantiere fu incorporato nella Fincantieri con la denominazione Fincantieri-Cantieri Navali Italiani s.p.a.-Stabilimento di Livorno. La Fincantieri aveva intrapreso una politica di gestione dei propri stabilimenti dividendoli in quattro settori: mercantile, militare, riparazioni e motoristica; inoltre la strategia della società era quella di competere sul mercato internazionale con la costruzione di traghetti veloci che lo stabilimento di Livorno non era strutturalmente in grado di impostare. L’unico scalo agibile infatti era lo Scalo Umbria, poco adatto a tali costruzioni.
Fu anche per questo motivo che la Fincantieri decise, nel 1995, la chiusura dello stabilimento di Livorno, quando, per limitare i costi, scelse di ridurre il numero dei propri cantieri. Sulla base di questa grave crisi, i dipendenti del Cantiere decisero di rilevare la proprietà acquistando lo stabilimento della Fincantieri. Con il sostegno delle organizzazioni sindacali e degli enti pubblici e privati, costituirono un consorzio di cinque cooperative, creando, nel 1996, una Società denominata Cantiere navale Fratelli Orlando s.c.r.l. La società Cooperativa continuò l’attività del Cantiere gestendo autonomamente l’intero processo produttivo, dalle costruzioni navali alle riparazioni. Dal 1996 al 2002, la cooperativa si è dedicata in particolare alla costruzione di motonavi cisterne per il trasporto dei prodotti chimici e petroliferi, e navi traghetto.
Non sono bastati i sacrifici, anche personali dei lavoratori e il loro ottimismo, in una situazione così delicata riguardo la sopravvivenza del Cantiere, per contrastare la crisi dovuta a vari fattori, anche imponderabili. L’eliminazione del contributo statale alle costruzioni navali, stabilito nell’accordo internazionale stipulato nel 1996 tra le grandi Nazioni; la crisi nel mercato della cantieristica navale dovuta alla caduta della domanda e alla concorrenza asiatica; la mancanza di una tradizione imprenditoriale nella gestione della Cooperativa; la scelta di intraprendere la costruzione di due grandi traghetti per il trasporto passeggeri della Corsica Ferries, che causò una grossa perdita finanziaria: queste furono le cause principali che portarono, nel 2002, alla cessazione della società Cooperativa.
Si conclude così la lunga, e spesso travagliata vicenda, dello storico Cantiere navale Orlando, che ha dato impulso e prestigio alle costruzioni navali italiane ed ha significato molto per la città di Livorno.
Un nuovo periodo si apre con il passaggio nel 2003 della proprietà del Cantiere alla Società Azimut-Benetti s.p.a. di Viareggio. Siamo di fronte ad una radicale trasformazione, non soltanto dell’attività cantieristica, da costruzioni navali mercantili e militari, a costruzioni di imbarcazioni da diporto, ma anche di tutta la configurazione dell’area, che sarà modificata secondo il progetto del nuovo porto turistico di Livorno. All’interno di questo cambiamento urbanistico, saranno risparmiati alcuni beni storici: la palazzina e il portone d’ingresso con l’orologio sulla piazza Luigi Orlando (sede della mostra), gli antichi torrini, le officine storiche, gli scali Umbria e Morosini.