Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

PANZARASA, Rinaldo

Gasometro a secco, Firenze 1933 (Archivio storico Italgas, Fondo Italgas)

 
 

Novara, 10 gennaio 1877 - Varese, 24 settembre 1950

Terminati gli studi giuridici, segue le orme paterne ed entra nella Regia avvocatura erariale (l’odierna Avvocatura di Stato). Successivamente intraprende la libera professione, svolgendo l’attività di consulente d’impresa. Il 17 marzo 1917 partecipa, in qualità di rappresentante di un gruppo di azionisti di minoranza, all’assemblea della Società Italiana per il Gas (Italgas), e viene nominato consigliere di amministrazione.
L’Italgas, fondata nel 1837 a Torino, si trovava in quel momento in una fase di transizione. Per compensare il declino dell’utilizzo del gas illuminante – un sottoprodotto della lavorazione del carbon fossile – dovuto alla concorrenza dell’illuminazione elettrica, l’azienda aveva iniziato a orientarsi verso l’erogazione di altri servizi: dal riscaldamento alla generazione di forza motrice. Lo scoppio della prima guerra mondiale aveva inoltre comportato gravi disagi per l’insufficiente disponibilità di materie prime, la diminuzione delle tariffe imposta da alcune amministrazioni comunali e la diminuzione dei consumi di gas.
In qualità di consigliere della società, Panzarasa diventa ben presto il principale sostenitore di un deciso cambio di strategia imperniato sull’aumento del grado di integrazione verticale della produzione e sullo sfruttamento delle opportunità offerte dalla produzione di derivati del carbone e dall’ingresso a pieno titolo nel settore chimico. Si tratta di un piano ambizioso, che comporterebbe la raccolta di ingenti capitali all’esterno dell’azienda e, di conseguenza, una revisione degli assetti societari esistenti. Ad opporsi a tale disegno sono invece i rappresentanti della coalizione di investitori francesi – il maggiore dei quali è la Compagnie pour la France et l’Etranger di Parigi – che detiene il pacchetto azionario di maggioranza relativa della società. Assicuratosi la neutralità del Credito italiano, altro azionista di rilievo dell’Italgas, Panzarasa riesce a rafforzare gradualmente la propria posizione nel capitale sociale e a formare una coalizione di azionisti italiani in opposizione al gruppo francese.
La scalata della società viene infine portata a termine in occasione dell’assemblea degli azionisti del marzo 1923, che conduce all’elezione di Panzarasa alla carica di presidente dell’Italgas, e vede contemporaneamente l’ingresso nel Consiglio dell’industriale tessile biellese Eugenio Rivetti e del direttore generale della Società idroelettrica piemontese (Sip) Gian Giacomo Ponti.
 

Veduta della miniera per la lavorazione del carbone nella contea di Monmouthshire in Scozia, Celynen 1930 (Archivio storico Italgas, Fondo Italgas)

 
 

Panzarasa viene quindi nominato consigliere della Sip, e ne diventa presidente l’anno successivo, mentre nel 1925 assumerà anche la carica di consigliere della Banca commerciale italiana. Nel marzo del 1924, facendo leva sul consistente pacchetto di azioni Sip di proprietà dell’Italgas (pari a circa il 10% del capitale), partecipa alla costituzione, sotto la regia della Banca commerciale, di un cartello di controllo della Sip. Allo stesso tempo, grazie alla nuova posizione di egemonia conquistata all’interno della Sip, può ulteriormente rafforzare il controllo sulla stessa Italgas, riuscendo a evitare di entrare in contrasto con il Credito italiano, principale concorrente della Commerciale nel settore bancario. Il mantenimento del controllo di entrambe le società torinesi, l’una – la Sip – alleandosi con la Banca commerciale – e l’altra – l’Italgas – grazie all’appoggio del Credito italiano, rimarrà l’obiettivo principale di Panzarasa per tutti gli anni Venti.

Il primo passo importante dell’Italgas nell’industria chimica ha luogo nella primavera del 1925 con l’acquisizione della Società italiana prodotti esplodenti (SIPE), che aveva costruito durante il periodo bellico un complesso carbochimico di ragguardevoli dimensioni a Cengio (Savona), riconvertito negli anni successivi alla guerra alla produzione di coloranti artificiali. Lo stabilimento di Cengio è destinato a diventare, nelle ambizioni di Panzarasa, il centro di un complesso intreccio tecnico-produttivo che dovrebbe unire, a monte, i sottoprodotti del gas e, a valle, tutte le principali produzioni chimiche, dai fertilizzanti agli esplosivi, dai coloranti ai prodotti farmaceutici. Per completare il ciclo produttivo di Cengio l’Italgas acquisisce, sempre nel 1925, il controllo della Società Italica e del suo stabilimento di Rho e nel 1927 quello della Società Coloranti Bonelli e del relativo stabilimento di Cesano Maderno. Nel 1928 la gestione dei tre stabilimenti legati al ciclo produttivo dei coloranti viene infine riunita in una nuova società: l'ACNA (Aziende chimiche nazionali associate).