Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

RIZZOLI, Angelo

Angelo Rizzoli, Roma, 1960 (Archivio storico Luce, fondo V.E.D.O.).

 
 

Milano, 31 ottobre 1889 - Milano, 24 settembre 1970

Nato in una famiglia di modeste condizioni e orfano di padre, morto suicida prima della sua nascita, viene affidato nel 1897 alle cure dell’orfanotrofio dei Martinitt a Milano. Qui rimane fino al 1906, conseguendo la licenza elementare e imparando il mestiere di tipografo. Lasciato l’orfanotrofio, viene assunto come operaio da una piccola tipografia, la Bernini, passando dopo qualche mese a un’azienda più grande, specializzata in pubblicazioni d’arte, la Alfieri e Lacroix.
Nel 1909 Rizzoli decide di mettersi in proprio insieme a un altro operaio, acquista i primi macchinari tipografici da una ditta tedesca e prende in affitto un piccolo locale vicino la centrale piazza San Babila. Le ristrettezze in cui si trova la piccola azienda nei primi anni di vita sono testimoniate dal fatto che la costituzione ufficiale della ditta individuale – la A. Rizzoli & C. – dev’essere posticipata fino al gennaio del 1911. La prima occasione di crescita vera per l’azienda arriva nell’ottobre del 1911, grazie all’intuizione di Rizzoli di stampare cartoline commemorative della guerra di Libia. I profitti di questo primo successo commerciale permettono di trasferire la tipografia in una sede di maggiori dimensioni, nelle vicinanze della stazione di Porta Vittoria, di aumentare il numero di macchinari e assumere i primi dipendenti. Negli anni seguenti l’ulteriore sviluppo della A. Rizzoli & C. viene invece garantito dalle commesse della Casa Editrice d’Arte Bestetti & Tumminelli, fra cui va segnalata la stampa dei volantini pubblicitari della Rinascente. Fra i frutti della collaborazione con la Bestetti e Tumminelli va annoverato anche lo sviluppo di una stretta relazione d’affari fra Rizzoli e Calogero Tumminelli, contitolare della casa editrice.
 

 

Nuove formule per il successo
Alla metà degli anni Venti la Rizzoli è ormai diventata un’impresa di dimensioni rispettabili, con circa 80 dipendenti; Rizzoli può quindi permettersi di acquistare in Germania una delle prime macchine per la stampa a rotocalco, un nuovo procedimento particolarmente adatto per la stampa di fotografie: l’impresa diventa così una delle aziende tecnologicamente più avanzate del settore in Italia. Rizzoli tuttavia non stampa ancora né libri né riviste, ma solo cartoline, manifesti e dépliant pubblicitari per conto terzi. L’occasione per imboccare finalmente la strada dell’editoria arriva nel 1927, quando rileva dalla Arnoldo Mondadori Editore quattro periodici in precarie condizioni finanziarie: il settimanale «Il Secolo Illustrato», il quindicinale «Novella», i mensili «La Donna» e «Comoedia».
Rizzoli accetta la proposta di Guido Cantini, direttore di «Novella», di trasformare la rivista, che fino a quel momento aveva pubblicato essenzialmente opere letterarie, in un settimanale popolare; la scelta è quella di orientare decisamente la rivista verso un pubblico femminile: si avvia quindi la pubblicazione a puntate dei primi romanzi “rosa”, si inaugura una rubrica delle lettere che diventerà il modello per tutti gli altri giornali del genere e, soprattutto, «Novella» è la prima rivista italiana a puntare sul divismo, pubblicando numerose foto di attori e attrici. La nuova formula si rivela un successo: nonostante la bassa qualità grafica dei primi numeri, porta a un’impennata delle vendite, che raggiungono quasi subito le 100.000 copie, e toccano quota 150.000 tre anni più tardi, nel 1930.