Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

MERLONI, Aristide

Operai al lavoro nel reparto di stampaggio, 1950 ca (Fondazione Aristide Merloni)

 
 

Sul piano industriale il 1957 è una data importante nella storia dell'impresa, che decide di mettersi sulla strada di una continua diversificazione, in perfetta sincronia con gli anni del “miracolo economico” italiano (1957-1962). Tra il 1957 e il 1965 Merloni fa il suo ingresso in un settore in forte espansione, quello degli elettrodomestici "bianchi", con il nuovo marchio Ariston: fornelli e cucine a gas/elettriche (1957-1959), scaldacqua (1957-1959 a Matelica; dal 1964 nel nuovo stabilimento di Pianello di Genga), mobili per cucina in ferro smaltato (1957-1959 a Cerreto d'Esi).
Nell'assetto organizzativo aziendale si realizza negli anni Sessanta l'idea del fondatore di creare precise aree di responsabilità e competenza per i quattro figli, tre maschi e una femmina: Francesco, laureato in ingegneria industriale meccanica a Pisa, è destinato a occuparsi della produzione di bombole e della diversificazione nel comparto dei termosanitari; Antonio e Vittorio, laureati in economia e commercio a Perugia, sono impegnati rispettivamente nel comparto meccanico e nella divisione elettrodomestici. Vittorio, il più giovane, è quello che imprime la crescita più sostenuta all'azienda paterna, dove inizia a lavorare nel 1960, occupandosi di vendite e avviando la produzione di elettrodomestici; nel 1970 assumerà la responsabilità della divisione dedicata. La figlia Ester, laureata in legge all'Università di Roma, si occuperà infine del patrimonio immobiliare di famiglia e della proprietà agricola.
Tra il 1965 e il 1970 la Merloni-Ariston consolida definitivamente la sua presenza nel settore degli elettrodomestici "bianchi", con una rapida successione di decisioni: distribuzione con marchio proprio di lavabiancheria fornite dalla San Giorgio di La Spezia (1965; poi autoprodotte nel nuovo stabilimento di Comunanza dal 1973); produzione di lavastoviglie su licenza Kenwood (1966; poi interamente autoprodotte dal 1969-70 nel nuovo stabilimento di Santa Maria di Fabriano); acquisto della ALIA di Milano, produttrice di frigoriferi in conto terzi (1965-1966; poi interamente autoprodotti dal 1970 nel nuovo stabilimento di Melano-Marischio, Fabriano); produzione di vasche da bagno (1967).

 

 

Operaio al lavoro nel reparto saldatura di Matelica, 1955 ca (Fondazione Aristide Merloni)

 
 
Merloni partecipa in prima persona a questi sviluppi, che saranno decisivi per le future sorti dell'impresa, anche se acquista importanza l'apporto decisionale e gestionale dei figli. Le ultime scelte imprenditoriali a cui concorre il fondatore sono le trattative con la Centrofinanziaria per l'apertura di nuovi stabilimenti a Melano-Marischio e nel Reatino (per la produzione di cucine componibili dal 1971), attirato dalle provvidenze della Cassa per il Mezzogiorno. Con questo passo la Merloni si allontana dall'opzione finanziaria del reinvestimento dei propri profitti e dal sistema bancario locale per aprirsi a prospettive di sviluppo nazionali con nuovi partner finanziari.
Nel 1963, anno del secondo mandato parlamentare, Merloni aveva creato la Fondazione Aristide Merloni, una sorta di istituto per lo sviluppo economico e sociale marchigiano, con l'ambizioso compito statutario di promuovere l'industrializzazione delle zone interne della regione. La cifra della sua azione imprenditoriale si riconosce anche in questo impegno a favore dello sviluppo dell'economia locale e di una transizione - “senza fratture”, come la qualificherà in seguito la storiografia - dalle radici contadine al modello industriale; si tratta, secondo Merloni, di sostenere una modernizzazione guidata, in cui il ruolo centrale spetta all'imprenditore paternalista, capace di curare i rapporti umani in fabbrica ed evitare le lacerazioni sociali nel tessuto economico locale.
Merloni muore a Fabriano alla fine del 1970, in seguito a un incidente stradale. Al momento della scomparsa, è uno dei 300 maggiori imprenditori italiani, con 30 miliardi di lire di fatturato, dieci stabilimenti e 2000 dipendenti. Il marchio Ariston, a quell'epoca, dispone già di significative quote del mercato nazionale; ai figli, secondo l'assetto disegnato dal fondatore, spetterà il compito di gestire la fase successiva, di rapido sviluppo sui mercati internazionali.
 
FONTI E BIBLIOGRAFIA: C. Barberis, Aristide Merloni. Storia di un uomo e di un’industria in montagna, Bologna 1987; Aristide Merloni. Cento anni, 1897-1997, a cura di M.P. Merloni, Fabriano 1997; E. Sori, Merloni, Aristide, DBI, vol. 73, 2009; Id., Merloni. Da Fabriano al mondo, Milano, Egea, 2005.