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Archivi d'impresa

BARNABO', Alessandro Marco

Nella seconda metà degli anni Trenta la Sava sfrutta il vantaggio della domanda di alluminio provocata dall'economia di guerra e si allinea alla politica autarchica con un drastico contenimento delle esportazioni; la società vara, insieme a progressivi aumenti del capitale sociale (fino a 50 milioni di lire nel 1938), il piano per il completamento del ciclo integrale di produzione, concentrando tutte le lavorazioni a Marghera: la crescita del polo industriale e la sua qualificazione nei settori elettrometallurgico e chimico, oltre che in quello cantieristico, vede ancora Barnabò protagonista. Sempre negli anni Trenta rafforza infatti i legami tra Sava, Sade, Sip e Montecatini mediante un incrocio di interessi che hanno al centro la San Marco e la Società anonima lavorazione leghe leggere (Lll); quest'ultima, fondata nel 1927 da Barnabò (che resterà consigliere fino alla morte), vede la partecipazione della Montecatini e ha come presidente dal 1930 Guido Donegani.

Negli stessi anni l'imprenditore veneto coltiva anche i suoi originari interessi nel campo delle infrastrutture, in quello minerario e in quello agroindustriale. Nel 1927 promuove l'Ogliastra, società per lo sfruttamento delle miniere di ferro in Sardegna, e la Società magnesio italiana per l'estrazione e la lavorazione del minerale dolomitico nel Cadore; nel 1930 costituisce la Seipa (Società esercizio impianti portuali abruzzesi) per la trasformazione in porto della foce del fiume Pescara; nel 1939 fonda la Saimi (Società anonima industrie minerarie italiane) per la ricerca e lo sfruttamento della bauxite e della leucite nell'Italia meridionale; nel 1939 partecipa all'avvio dell'attività della Cissel (Compagnia industrie saccarifere Sant'Eufemia Lamezia) per la produzione di zucchero e alcool.
Prima della seconda guerra mondiale e durante il conflitto Barnabò ricopre inoltre incarichi dirigenziali di rilievo, soprattutto in ambito finanziario: è presidente del Lloyd continentale Compagnia di assicurazioni e riassicurazioni generali di Milano dal 1936 al dopoguerra; consigliere reggente della sede di Venezia della Banca d'Italia dal 1936 al 1944; consigliere di amministrazione del Banco di Roma nel periodo di spostamento a Milano della sede dell'istituto di credito dal maggio 1944 alla fine del conflitto; infine, è presidente dell'Acnil di Venezia (Azienda comunale di navigazione interna lagunare) dal 1941 al 1945.
 
L'economia di guerra fornisce un notevole impulso finanziario alle imprese elettrometallurgiche a cui partecipava il Barnabò. La Sava (della quale è direttore generale dal marzo 1939 e per tutto il periodo bellico) nell'ottobre 1940 realizza il raddoppio del capitale sociale, portandolo a 100 milioni di lire, come la Lll, che arriva allo stesso livello nel 1942, avviando inoltre la produzione in un secondo stabilimento a Ferrara.
Per tutte le attività svolte tra il 1943 e il 1945, pochi giorni dopo la fine della guerra Barnabò è arrestato da una formazione partigiana e accusato di collaborazionismo con il regime fascista, ma viene presto rilasciato.
Nel dopoguerra la Sava è protagonista di un processo di risanamento, riorganizzazione ed espansione, grazie all'impegno finanziario e sotto il controllo della società madre svizzera (che assumerà poi la nuova denominazione di Alusuisse). Barnabò assume la vicepresidenza della Sava in due periodi, dal 1950 al 1961 e dal 1964 alla morte, mentre continua a ricoprire ruoli dirigenziali nelle consociate elettriche e nelle nuove intraprese di potenziamento del polo industriale di Marghera.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta torna anche a interessarsi di opere infrastrutturali, espansioni portuali-industriali, collegamenti viari. In particolare si occupa della realizzazione di un nuovo porto petrolifero nella laguna e dell'allacciamento autostradale tra Venezia e Monaco. Per l'attuazione di questi piani sono costituite due società, entrambe presiedute da Barnabò: la Spec (Società progettazioni e costruzioni), e la Ciada (Compagnia internazionale autostrada d'Alemagna): i progetti, inseriti nel piano della terza zona industriale di Marghera, vengono solo parzialmente realizzati, a causa di difficoltà sorte dopo l'alluvione di Venezia del 1966 e nella successiva crisi petrolifera dell'inizio degli anni Settanta.
Nel corso dei decenni in cui ha sviluppato la sua attività imprenditoriale Barnabò assume anche un ruolo di rappresentanza degli interessi di categoria: negli anni Trenta è presidente dell'Associazione degli industriali di Porto Marghera e dal 1953 al 1958 dell'Associazione degli industriali della provincia di Venezia. Tra il 1956 e il 1958 si dedica inoltre alla realizzazione del centro veneziano di Confintesa, organo di collegamento tra le confederazioni dell'industria, dell'agricoltura e del commercio.
Tra gli altri incarichi da lui ricoperti in vari periodi si ricordano quelli di consultore del comune di Venezia sotto l’ordinamento podestarile, membro del Consiglio provinciale delle corporazioni (poi dell'economia corporativa), membro della commissione amministrativa del teatro La Fenice, membro del consiglio di amministrazione dell'Istituto superiore di economia e commercio di Ca' Foscari, presidente della commissione finanziaria dell'Ente opere assistenziali di Venezia, presidente dell'Istituto veneto per il lavoro, presidente del comitato veneto delle Assicurazioni popolari, ispettore federale amministrativo della federazione del Partito nazionale fascista di Venezia, presidente della Federazione provinciale metallurgici di Venezia, consigliere della Federazione nazionale fascista degli industriali meccanici e metallurgici, presidente del Rotary club di Venezia, vicepresidente della Fondazione Giorgio Cini; tra le onorificenze si devono menzionare quelle di cavaliere di Gran Croce della Corona d’Italia e di cavaliere del lavoro, oltre alla laurea honoris causa in ingegneria all’Università di Padova.
Barnabò muore a Padova alla fine del 1971.
 
Risorse bibliografiche
M. Reberschak, La società veneziana. Gli uomini e i capitali: il “gruppo veneziano” (Volpi, Cini e gli altri), in Storia di Venezia, L’Ottocento e il Novecento, 2, a cura di M. Isnenghi e J. Stuart Woolf, Roma 2002; Id., Barnabò, Alessandro Marco, in DBI, XXXIV, 1988, pp. 258-264.