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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Cuccia, Enrico

Enrico Cuccia, 1930 ca. (Archivio storico Mediobanca "Vincenzo Maranghi")

 
 

Roma, 24 novembre 1907 - Milano, 23 giugno 2000

Il padre Pietro Beniamino, di origine siciliana, si era trasferito a Roma all'inizio del secolo, dove era stato assunto al Ministero delle finanze; aveva lavorato anche al Messaggero quale esperto di questioni fiscali e amministrative.

Il giovane Cuccia frequenta nella capitale le scuole inferiori e il liceo Tasso, poi si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dove si laurea discutendo una tesi sui listini di Borsa e la speculazione. Nel periodo universitario, alla fine degli anni Venti, svolge anche un triennio di tirocinio come cronista al «Messaggero», che gli vale l’iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti.
Dopo oltre un anno trascorso a Parigi presso la banca Sudameris, all'inizio del 1931 comincia a lavorare alla Banca d’Italia, destinato alla delegazione londinese allora diretta da Joe Nathan. Viene assunto stabilmente nel luglio 1932, con la qualifica di impiegato del servizio operazioni finanziarie e cambi con l’estero, di fatto come assistente di Nathan. Nel giugno 1933 il ministro delle Finanze Jung lo vuole accanto a sé, nonostante la giovane età e la modesta qualifica, alla Conferenza economica di Londra. Le esperienze di lavoro a Parigi e a Londra gli permettono di perfezionare la conoscenza del francese e dell’inglese, cui aggiunge quella dello spagnolo. Nel 1934 lascia la Banca d’Italia per trasferirsi all’Iri. Alla direzione dell’Iri Cuccia lavora con Donato Menichella, affinando le proprie competenze tecniche nelle ispezioni delle società controllate (soprattutto bancarie) e, in particolare, nei controlli contabili.
Nel 1936 passa al Sottosegretariato agli scambi e valute ed è inviato in Etiopia con la missione di contenere le spese dell’amministrazione coloniale e arginare la gestione irregolare della valuta. Il suo intervento, improntato al rigore, incontra l’ostilità delle autorità militari e dei circoli coloniali. Nell’aprile 1937 il viceré d’Etiopia, generale Rodolfo Graziani, coinvolto nelle inchieste, ne ottiene il richiamo in Italia. I vertici del Sottosegretariato riconoscono però pienamente a Cuccia correttezza e legittimità di azione e nel luglio 1937, ricevuto a Palazzo Venezia, è personalmente elogiato da Mussolini, come si legge in una nota di cronaca del «Popolo d’Italia», «per il lavoro compiuto in circostanze particolarmente difficili».
 

Enrico Cuccia con la moglie Idea Nova Beneduce, sposata il 19 giugno 1939, Milano 1940 ca. (Archivio storico Mediobanca "Vincenzo Maranghi")

 
 

Nell'ottobre del 1938 è assunto alla Banca commerciale italiana, e all'inizio del 1939 è nominato funzionario addetto alla Direzione centrale con la carica di direttore; in questa veste segue la gestione e la riorganizzazione dell’estesa rete estera della Banca commerciale. Fa parte del gruppo di collaboratori più fidati di Raffaele Mattioli, l'amministratore delegato della Banca commerciale. A questo periodo risale anche la conoscenza e l’amicizia con Ugo La Malfa, dal 1939 a capo dell’Ufficio studi della banca, e Adolfo Tino, avvocato, entrambi schierati contro il regime fascista e clandestinamente impegnati in attività cospirative. Nel giugno 1939 Cuccia sposa la figlia di Alberto Beneduce, Idea Nova, che conosceva sin dai tempi del ginnasio. In questo periodo il banchiere consolida importanti legami e relazioni: è cooptato nella cerchia ristretta dei tecnici chiamati da Mussolini nelle strutture di governo dell’economia, senza tuttavia manifestare l'adesione all’ideologia e alla politica del regime, mentre ha occasione di frequentare i nuovi gruppi emergenti della grande impresa pubblica e, soprattutto, quel gruppo di giovani dirigenti che avrebbe dato vita a Giustizia e libertà.

Nel 1942 aderisce al Partito d’azione e nel marzo 1943 è nominato condirettore centrale addetto al Servizio estero. Durante la guerra approfitta delle missioni all’estero per conto della banca per realizzare delicate operazioni di collegamento tra i gruppi della resistenza antifascista e gli Alleati. Dopo l’8 settembre 1943 è fra i dirigenti che seguono Mattioli a Roma nell’attesa della liberazione alleata. Nel novembre 1944 è ancora al seguito di Mattioli nella delegazione che il sottosegretario agli Esteri Venosta invia negli Stati Uniti per fornire informazioni sulle reali condizioni dell’Italia: in questa occasione Cuccia pone le basi di una solida reputazione, destinata a durare nei successivi decenni, negli ambienti finanziari americani.

Nell’estate precedente il viaggio americano Cuccia aveva inoltre avviato con Mattioli la definizione di un progetto di banca per il credito industriale che consentisse di offrire finanziamenti a medio termine alle imprese, colmando la lacuna creata dalla riorganizzazione delle banche miste e dai vincoli posti dalla nuova legge bancaria.
Nel 1945, dopo aver ottenuto da Mino Brughera, l’amministratore delegato del Credito italiano, l'adesione al progetto, Mattioli riesce a vincere anche le resistenze del governatore della Banca d’Italia, Luigi Einaudi: si arriva così alla costituzione, il 10 aprile 1946, della Banca di credito finanziario, denominazione poi abbreviata in Mediobanca, con sede a Milano, nel palazzo Visconti Ajmi di via Filodrammatici, un miliardo di lire di capitale e Cuccia direttore generale.