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MAYER, Teodoro

Nel 1919, in un clima di crescente tensione internazionale e interna, mentre il passaggio dall’Austria all’Italia provoca una fase di grave stagnazione nell’economia triestina, Mayer rifonda «Il Piccolo», che torna nelle edicole nel novembre di quell’anno. Nel conferimento dei capitali necessari all’iniziativa trova il sostegno ampio del ceto imprenditoriale cittadino, raccolto intorno alla Banca commerciale triestina, e di Oscar Sinigaglia, l’industriale siderurgico che nel 1926 avrebbe sposato la figlia di Mayer, Marcella. In particolare la presenza di quest’ultimo, esponente nazionalista e uno fra i primi aderenti ai Fasci di combattimento (che rimarrà nel consiglio di amministrazione della società editrice fino al 1927), segnala come ormai i gruppi dirigenti triestini vedano nell'emergente stato forte del fascismo lo strumento per difendere e rilanciare i loro interessi economici nell’area danubiana e balcanica. Anche Mayer nell’aprile 1929 si iscriverà al Partito nazionale fascista.

Nel 1920, dopo aver venduto la sua quota proprietaria nella Stefani a Giuseppe Volpi, è cooptato nel consiglio di amministrazione delle Assicurazioni generali. Nello stesso anno è nominato senatore e in tale veste assume più tardi alcuni compiti istituzionali, come la presidenza della Commissione centrale delle imposte dirette, la vicepresidenza della commissione censuaria e l’incarico di relatore del bilancio ufficiale dello stato.

Snodo importante per l’ulteriore ascesa di Mayer nel mondo politico-economico è, nel 1929, l’ingresso della Banca commerciale italiana nel sistema industriale-finanziario triestino. Esponente ormai di primo piano degli ambienti finanziari italiani, nel novembre del 1931, con il consenso di Mussolini e di Alberto Beneduce, Mayer è nominato presidente dell’Istituto mobiliare italiano (IMI).
 

Ricopre tale ruolo con efficienza fino a quando, nel giugno 1936, nell’ambito di una più ampia ristrutturazione del sistema industriale e bancario, la presidenza dell’ente viene affidata per statuto al governatore della Banca d’Italia.

Nel 1938 le leggi razziali, nonostante gli venga riconosciuta la qualifica di «ebreo discriminato per benemerenze eccezionali», lo allontanano da ogni incarico pubblico e lo privano della proprietà de «Il Piccolo».

Mayer muore a Roma alla fine del 1942.
 
Risorse bibliografiche
A. Millo, Mayer, Teodoro, in DBI, 72, 2008.