Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

AGNELLI, Giovanni (Gianni)

Gianni Agnelli nel 1981 (Archivio e centro storico Fiat, Archivio iconografico).

 
 

I tormentati ultimi anni
È arduo tentare di stabilire quali atti siano da ascrivere all’intervento di Agnelli e in che misura la parabola discendente della Fiat, iniziata alla fine degli anni Ottanta, possa essere ricondotta alle sue responsabilità di azionista. Certo a lui devono essere ricollegate le due decisioni che condizionano l’assetto aziendale: il mancato accordo con la Ford, nel 1985, e l’alleanza strategica con la General Motors, siglata nel marzo 2000.
Agnelli, Presidente d’onore dal 1996, conferma anche in queste occasioni la propria volontà di salvaguardare la principale delle attività industriali della Fiat, l’automobile, per tributare un omaggio alla tradizione e alla capacità imprenditoriale del nonno, alla cui memoria ha sempre dichiarato d’ispirarsi. In questa logica rientra anche la controversa acquisizione dell’Alfa Romeo, che la Fiat rileva dalle Partecipazioni Statali nel 1986, provocando uno strascico di polemiche, perché di fatto l’impresa torinese diventa, più che un campione nazionale, un monopolista. Tuttavia, la Fiat degli anni Ottanta e Novanta non è più centrata univocamente sull’auto. Nella strategia aziendale di Romiti, uomo di finanza più che di industria, si evidenzia lo sforzo di governare l’universo Fiat secondo la logica di una conglomerata con attività non correlate, anche a scapito della chiarezza strategica.
Nella parte finale degli anni Novanta Agnelli esercita in misura sempre minore le sue prerogative di azionista, lasciando grande libertà di movimento al vertice aziendale. D’altronde, il potere della famiglia Agnelli sulla Fiat era già stato limato durante la grave crisi aziendale del 1993, mentre gli sviluppi delle inchieste giudiziarie che gettano luce sull’intreccio fra affari e sistema politico italiano coinvolgono anche l’impresa torinese. Romiti subisce un processo (con una condanna in primo grado) per alterazioni nei bilanci, che mascherano l’erogazione di tangenti.
Oltre che dalle vicissitudini economiche e giudiziarie della Fiat, gli ultimi anni di Agnelli sono tormentati dalle tragedie familiari. Nel 1997 muore il nipote Giovanni Alberto, in cui aveva riposto le sue speranze di successione aziendale, mentre nell’autunno del 2000 muore suicida il figlio Edoardo. Negli ultimi mesi di vita Agnelli può soltanto vigilare da lontano sull’andamento convulso di una crisi aziendale dagli sviluppi imprevedibili. Muore il 24 gennaio 2003, lasciando alla città la sua collezione di arte contemporanea: per ospitarla e renderla accessibile al pubblico Renzo Piano realizza una sede espositiva presso il Lingotto.

 

Risorse archivistiche e bibliografiche
Archivio Storico Fiat, Torino; E. Biagi, Il signor Fiat, Milano, Rizzoli, 1976; G. Agnelli, Intervista sul capitalismo moderno, a cura di A. Levi, Roma-Bari, Laterza, 1983; C. Romiti e G. Pansa, Questi anni alla Fiat, Milano, Rizzoli, 1988; G. Turani, L’Avvocato. 1966-2002: dal potere alla crisi, Milano, Sperling & Kupfer, 2002; V. Castronovo, Fiat. 1899-1999: un secolo di storia italiana, Milano, Rizzoli, 1999.