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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

BENEDUCE, Alberto

La costituzione dell’Iri
A cominciare dal 1930 molte imprese, per la crisi industriale, appaiono in condizioni di dissesto, e le banche interessate alla loro sopravvivenza non possono avviare un’azione di smobilizzo, che porterebbe alla svalutazione del patrimonio in misura tale da compromettere la loro stessa sopravvivenza. Dopo il fallimento del tentativo di superare la crisi con apposite società di smobilizzo (concentrandovi le partecipazioni industriali prima detenute dalle banche) e la costituzione dell’Istituto mobiliare italiano (Imi), l’intervento dello Stato nell’economia nazionale colpita dalla crisi è avviato da Beneduce con la costituzione dell’Istituto per la ricostruzione industriale (Iri), nel 1933, insieme alla definizione di un nuovo assetto dei rapporti tra banche e industrie attraverso il “risanamento bancario” nel 1934 e, infine, a una vera e propria riforma degli ordinamenti bancari del Paese nel 1936. Con la costituzione dell’Iri e la regolamentazione bancaria si interviene sulle modalità di gestione del credito industriale esercitato da larga parte del sistema bancario fin dalla guerra mondiale, sull’ ingerenza delle banche nelle direzione delle imprese, e sui rapporti di reciproco controllo esistenti tra banche e industrie, che si erano accentuati e diffusi nel primo dopoguerra.
Per Beneduce in quel difficilissimo frangente lo Stato deve mettere a disposizione i capitali necessari a coprire le perdite e compiere le operazioni di salvataggio, acquisendo però i titoli e le proprietà industriali delle banche e provvedendo, per proprio conto, alla loro gestione e al successivo smobilizzo. Egli è inoltre convinto assertore della separazione tra credito ordinario e credito industriale. Il nuovo Istituto per la ricostruzione industriale, presieduto dallo stesso Beneduce, si propone di realizzare un esteso intervento d’urgenza attraverso l’attività di due sezioni: la Sezione finanziamenti e la Sezione smobilizzi. Su quest’ultima viene a gravare la parte più rilevante e determinante dell’intervento, cioè il riordinamento complessivo dei rapporti tra lo Stato, l’istituto di emissione, le banche e le imprese.

 

Posizione consolidata

La riforma sancisce la scomparsa della cosiddetta “banca mista”, vietando alle banche di credito ordinario di operare nel settore del credito industriale. L’Iri rileva tutte le posizioni attive degli istituti di credito e della Banca d’Italia e si trova così a detenere partecipazioni in un gran numero di aziende, nei settori bancario e finanziario, elettrico, telefonico, armatoriale, siderurgico, meccanico, chimico, tessile, immobiliare, agricolo. All’indomani del risanamento bancario è avviato lo smobilizzo mediante vendita ai privati di numerose partecipazioni azionarie. Il caso di maggior rilievo è rappresentato dalla cessione a un sindacato privato – costituito dalle società Pirelli, La Centrale, Montecatini, Assicurazioni generali, Edison, Fiat – del pacchetto azionario di controllo della Bastogi. Con queste operazioni la posizione di Beneduce nella vita finanziaria italiana risulta ulteriormente consolidata. Nel 1936 è presidente dell’Iri, del Crediop, dell’Icipu, dell’Istituto per il credito navale, membro del Consiglio d’amministrazione dell’Imi, del Comitato centrale amministrativo del Consorzio per sovvenzione su valori industriali e dell’Istituto nazionale dei cambi; nel settore privato è presidente della Bastogi e membro del Consiglio di amministrazione delle società che ad essa fanno capo.

Solo con un provvedimento del giugno 1937 l’Iri assume il carattere di ente permanente e di organo della politica industriale dello Stato e, quindi, una fisionomia diversa da quella iniziale. Da quel momento l’attività di smobilizzo rallenta: vengono anzi acquisite nuove partecipazioni e diviene prevalente e primaria la funzione di organizzazione, integrazione e gestione delle partecipazioni dello Stato in imprese industriali. Gli ordinamenti finanziari e l’assetto della proprietà dei capitali dell’industria qualificano da quel momento, in Italia, un tipo di economia “mista” di iniziative pubbliche e private. Nonostante sia gravemente malato dal 1936, Beneduce mantiene la presidenza dell’Iri fino al 1939, anno in cui viene nominato Senatore: in quella occasione gli venne conferita la tessera di iscrizione al Partito nazionale fascista, al quale non aveva mai aderito formalmente, limitandosi a manifestare la sua personale devozione al Duce.
Poco dopo la nomina a Senatore, Beneduce lascia le cariche pubbliche e si dedica alla gestione della Bastogi, che detiene, da sola o in compartecipazione, posizioni di rilievo in numerose imprese, controlla le tre società elettriche operanti nel Mezzogiorno e nelle Isole, e possiede uno dei maggiori pacchetti azionari della Montecatini; dispone inoltre di consistenti quote di minoranza nelle società Italcementi, Sade, Edison, Sip, Valdarno, e di maggioranza nelle società Sabiem, Stigler, Cgs, Meccanica di Arezzo e in altre minori imprese. Beneduce muore a Roma nell’aprile 1944.
 
Risorse bibliografiche
F. Bonelli, ad vocem, in DBI, VIII, 1966; F. Bonelli, Alberto Beneduce (1877-1944), in I protagonisti dell’intervento pubblico, a cura di A. Mortara, Milano, Ciriec-F. Angeli, 1984, pp. 329-356; «Poca carta e molti colloqui». La Bastogi negli anni Venti e Trenta, in «Archivi e imprese», 2 (1991), n. 4, pp. 44-58; Alberto Beneduce e i problemi dell’economia italiana del suo tempo, Atti della giornata di studio per la celebrazione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione dell’Iri (Caserta, 11 novembre 1983), Roma, Edindustria, 1985; M. Franzinelli-M. Magnani, Beneduce: il finanziere di Mussolini, Milano, Mondadori, 2009.