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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

BRUNO, Luigi

Per la grande affidabilità
Bruno, senza rompere i legami con la Società agricola italo-somala (lascia la Direzione Generale, ma continua a rimanere nel consiglio d’amministrazione e, più avanti, torna ad avere un ruolo operativo nell’azienda), diventa nel 1926 il più stretto collaboratore di Lodolo, assumendo incarichi solo apparentemente di secondo piano nel vasto impero finanziario, industriale e immobiliare che fa capo alla Centrale, di cui viene nominato sindaco revisore. In un paio di anni ricopre la carica di consigliere della Società anonima immobiliare l’Edificio (che appartiene al gruppo della Centrale e che possiede numerosi immobili a Milano, Roma, Genova e Sanremo) e quella di membro del collegio sindacale di molte imprese elettriche, telefoniche, meccaniche e minerarie, sempre legate alla finanziaria diretta da Lodolo. Allo stesso tempo, a riprova dei legami ancora solidi con la Società agricola italo-somala, Bruno è anche sindaco revisore della Società saccarifera somala e della Società fondiaria libica.
La dimostrazione della rapida ascesa di Bruno negli ambienti economici italiani è fornita dal ruolo avuto in uno dei momenti più delicati della storia bancaria e finanziaria italiana, lo smobilizzo delle due banche miste, la Banca commerciale italiana e il Credito italiano. Agendo nell’occasione come “fiduciario” del Credito italiano, Bruno è infatti tra i protagonisti dell’operazione, varata dal Governo nel dicembre del 1930, tesa a garantire al gruppo di comando dell’istituto (Pirelli, Feltrinelli, Motta) la salvaguardia delle proprie posizioni di forza nel mondo industriale e finanziario italiano, in particolare nel settore elettrico. Strumento di tale operazione è la Società anonima finanziaria italiana (Sfi), di cui Bruno è uno dei cinque consiglieri: egli ha ormai raggiunto negli ambienti finanziari nazionali, grazie a una reputazione di affidabilità, un ruolo di assoluta preminenza. All’indomani della morte di Lodolo (1932), smesse le vesti di sindaco revisore della Centrale, assume dunque le redini della medesima società finanziaria nella qualità di amministratore delegato, affiancando il nuovo presidente Pirelli. Imparentato con gli Orlando (in seguito al matrimonio con una figlia di Luigi Orlando), Bruno coltiva quindi da una posizione privilegiata i vincoli di amicizia e di interesse che si irrobustiscono tra i Pirelli e gli Orlando.

 

Da Ventimiglia a Roma
Nel 1933 è ancora Bruno a portare a termine una importante operazione finanziaria, la fusione tra la Società elettrica del Valdarno (di cui è diventato consigliere un anno prima) e la ligure-toscana (che riunisce così in un solo organismo sei centrali idroelettriche, due centrali termiche e ventinove centraline idroelettriche), e il successivo riordino del settore elettrico nell’Italia centrale concluso nel 1938, con la costituzione della nuova società Selt Valdarno. Attorno alla capogruppo – la Centrale - alla vigilia del secondo conflitto mondiale gravitano imprese del settore elettrico, telefonico (nel quale la Teti, seconda per importanza in Italia solo alla Sip, controlla l’intera rete da Ventimiglia a Roma) di quello minerario e dei combustibili minori.
Nel corso del Secondo conflitto mondiale Bruno dirige il grande organismo elettrotelefonico facente capo alla finanziaria Centrale, della quale è eletto presidente. È ancora sotto la sua guida che le società del gruppo della Centrale si riprendono rapidamente dopo la fine del conflitto: durante la guerra gli impianti hanno subito ingenti distruzioni, ma già nel 1947 registrano il recupero del potenziale produttivo prebellico.
Le capacità organizzative di Bruno sono alla base anche dei risultati ottenuti in Somalia nel 1945-46, quando, nonostante l’occupazione britannica, riprende in mano la direzione della Società agricola italo-somala, riportandola in condizioni di svolgere le varie attività produttive, agricole e industriali. Nel 1952 viene nominato cavaliere del lavoro, aggiungendo questa onorificenza a quella di cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro (1924), e al Grande ufficialato della Corona d’Italia (1936).
Nel panorama finanziario italiano del secondo dopoguerra Bruno si distingue ancora alla testa della holding dei Pirelli e degli Orlando, creando anche due sub-holding finanziarie, la Invest e la Cofina, legate alla Centrale, che rappresentano una novità nel panorama italiano dell’epoca, in quanto puntano a coinvolgere il piccolo risparmiatore nel mercato finanziario.
Con il rafforzamento della Centrale, Bruno si afferma come un personaggio di grande potere anche nell’Italia repubblicana e l’elenco delle cariche ricoperte negli anni Cinquanta – specchio del suo ramificato potere personale – riempie pagine intere delle pubblicazioni specializzate.