CAMPARI, Davide
Il primo stabilimento all’estero
Nel 1910, dopo la fuoriuscita del fratello Guido dall’azienda, la ragione sociale viene trasformata in Davide Campari e C.: in quell’anno l’impresa conta, tra impiegati e operai, 50 dipendenti; nel 1916 il numero dei soli operai è di 30 e sale a 50 nel 1919. Nello stesso anno Campari separa completamente la gestione della attività produttiva da quella commerciale: viene ceduto lo storico caffè “Campari” in Galleria e viene costituita la Società anonima esercizi Campari, che nel 1923 può già contare sulle filiali commerciali di Roma, Napoli, Palermo, Bologna, Trieste e Torino. Il passo successivo è l’estensione della presenza produttiva e della rete commerciale di vendita all’estero, mediante la costituzione di sedi autonome. I primi tentativi di esportare i prodotti Campari all’estero, soprattutto verso i Paesi del Sud America, la Francia e la vicina Svizzera, erano stati intrapresi fin dall’inizio del Novecento e si erano consolidati con la firma di contratti di esclusiva con importatori locali. La fase successiva dell’internazionalizzazione dell’azienda è avviata da Campari a partire dal 1921, con l’entrata in funzione del primo stabilimento di produzione all’estero, quello di Lugano. Due anni dopo viene costituita a Parigi la ditta David Campari, che inizia la costruzione di uno stabilimento a Nanterre, poi completato nel 1930. Il definitivo decollo industriale della Campari è infine assicurato nel 1932 dal lancio di un nuovo prodotto a base di «Bitter» e acqua di seltz, il «Campari Soda», che viene venduto in bottigliette monodose, pensate per il consumo domestico. Il successo del nuovo prodotto è immediato, con oltre cinque milioni di flaconi venduti nel primo anno di commercializzazione.
A sostegno dell’espansione commerciale dell’impresa, Campari promuove negli anni Venti e Trenta del Novecento una nuova serie di campagne pubblicitarie che innovano significativamente il linguaggio della grafica pubblicitaria contemporanea e i mezzi della comunicazione d’impresa in Italia, chiamando artisti come Dudovich, Depero, Villa, Cappiello, Munari, Negrin, Nizzoli, Grego, Sto (Sergio Tofano), Sinopico, fra gli altri, a illustrare manifesti a grande diffusione con l’immagine dei prodotti Campari.
Davide Campari muore a San Remo alla fine del 1936.
Risorse archivistiche e bibliografiche
All’interno della sede del vecchio stabilimento di Sesto San Giovanni c'è il Museo della Campari. G. Cenzato, Campari 1860-1960: vicenda di un aperitivo e di un cordial, Milano, Campari, 1960; G. Vergani, Trent’anni e un secolo di Casa Campari, Milano, Campari, 1990, 3 voll.