Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

CANTONI, Eugenio

"Conflitto d’interessi" e crisi
Cantoni pianifica allora sostanziosi investimenti per l’ammodernamento di tutti gli impianti, e i primi anni di vita del Cotonificio Cantoni sono caratterizzati da una vivace polemica fra il Direttore e il Consiglio di amministrazione, che sostiene invece l’opportunità di contenere le spese. La fondazione, nel 1874, dell’officina meccanica Cantoni, Krumm e C. crea nuove tensioni, perché l’assemblea degli azionisti del Cotonificio Cantoni addebita all’imprenditore milanese un "conflitto d’interessi": Cantoni faceva acquistare alla società le macchine da un’impresa a cui egli era direttamente interessato. Nel 1877, in seguito alle polemiche interne alla società, in concomitanza con il peggioramento della congiuntura economica internazionale e in una fase di crisi per l’azienda, Cantoni deve rinunciare alla carica di Direttore, continuando tuttavia a far parte del Consiglio d’amministrazione e ad avere influenza determinante anche nella conduzione tecnica.
Nel 1978 le perdite registrate costringono la società a sospendere i pagamenti dei dividendi fino a tutto il 1879, mentre l’amministrazione decide di cedere gli impianti con bilanci in passivo. Cantoni rileva allora gli stabilimenti di Milano (attraverso la società Scheller e C.) e la stamperia della Maddalena (attraverso la società Ernesto De Angeli e C., costituita nel 1878 con il concorso del Cotonificio e dello stesso Cantoni, in proprio).
 

 

La spinta del protezionismo
La spinta decisiva per il superamento della crisi degli anni 1877-78 arriva in seguito all’entrata in vigore, nel luglio 1878, della nuova tariffa doganale protezionista, che assicura una difesa contro la concorrenza straniera, soprattutto al comparto della filatura del cotone. Di questo mutamento della politica doganale italiana l’imprenditore milanese era stato un attivo sostenitore, anche quale amico e socio dell’industriale laniero veneto Alessandro Rossi. Cantoni aveva analizzato ed evidenziato da tempo l’arretratezza dell’industria cotoniera italiana, segnata dalla forte prevalenza della produzione non meccanizzata e da investimenti di capitali del tutto inadeguati a sostenere il rinnovamento e l’ampliamento degli impianti necessari per affrontare la concorrenza internazionale; i costi di produzione, inoltre, risentivano troppo degli oneri derivati dai trasporti ferroviari; la manodopera poi, ancora strettamente legata all’attività rurale, non garantiva la continuità della produzione in quanto disertava l’attività industriale in coincidenza con i lavori agricoli; il basso costo del lavoro italiano, infine, era considerato da Cantoni un vantaggio modesto, a fronte delle insufficienti competenze e capacità delle maestranze. Da queste considerazioni l’imprenditore aveva tratto la conclusione – ampiamente condivisa dagli altri industriali cotonieri – della necessità di una maggiore protezione doganale per i filati di cotone; la sua analisi aveva evidenziato inoltre la grave arretratezza dell’industria meccanica italiana, che rendeva impossibile attrezzare convenientemente gli stabilimenti per la tessitura (ma, in questo caso, il fronte protezionista non ottiene l’auspicato intervento a sostegno del settore meccanico nazionale).
In numerosi interventi pubblici Cantoni sostiene simili orientamenti protezionistici: con lettere alla stampa economica, con promemoria al Ministero dell’agricoltura, industria e commercio, nelle sedute della Camera di commercio e arti di Milano, di cui è consigliere nel 1877-1882, e nell’ambito dell’Associazione cotoniera italiana.