Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

CAPRONI, Giovanni Battista (Gianni)

Gianni Caproni insieme a un pilota a bordo di uno dei primi biplani "300 HP", 1915 (Archivio famiglia Caproni, Roma).

 
 

Aerei da guerra
Nel 1913 Caproni vende quindi le officine allo Stato (che le destina alla riparazione di aerei militari), restandovi come Direttore tecnico. L’imprenditore trentino prevede in questa fase le potenzialità d’impiego civile dell’aviazione, ma ha anche ben presenti le implicazioni dell’impiego militare, destinate a vincolare la produzione aeronautica all’iniziativa statale. Già nella primavera 1913 completa i disegni di un biplano a tre motori: si tratta del primo aeroplano espressamente concepito per il bombardamento. Inizia quindi le trattative di commessa con il Governo, e nel marzo 1915 si costituisce la Società per lo sviluppo dell’aviazione in Italia, presieduta dal Senatore Carlo Esterle, con illustri personalità politiche come soci, e Caproni quale consulente tecnico. La società riscatta, ampliandole e attrezzandole, le officine di Vizzola Ticino, e inizia la costruzione di quelle di Taliedo, a Milano.
La congiuntura bellica consente a Caproni di affermarsi come progettista e produttore, e il suo prestigio cresce al punto da influire sugli orientamenti generali dell’aviazione dell’epoca; è Amministratore unico della Società per lo sviluppo dell’aviazione in Italia (trasformata in anonima dal maggio 1917) e costituisce nel novembre del 1917 la Società italiana Caproni: entrambe sostengono lo sforzo produttivo delle commesse di guerra onorando i cospicui contratti di fornitura; i perfezionamenti tecnici apportati da Caproni nel periodo bellico ai suoi modelli gli consentono anche di operare, all’inizio del 1918, la cessione della riproduzione su licenza alla Francia (con commissione di 150 velivoli) e agli Stati Uniti (con commissione di oltre 1.000 aerei).

 

Cartolina pubblicitaria del triplano "Caproni" che sorvola Milano e New York; nei tondi i ritratti di Gianni Caproni e di Silvio Resnati, 1915 ca. (Archivio privato).

 
 

Da un continente all’altro
Già dal 1917 Caproni si pone inoltre il problema della riconversione della produzione alle necessità postbelliche e lavora all’elaborazione di mezzi civili adattando la tecnologia degli aerei militari al trasporto di passeggeri. Il periodo 1919-1922 non offre particolari prospettive di sviluppo per l’industria aeronautica, data la limitata domanda di trasporto di merci e passeggeri; gli aerei civili Caproni (17 posti più sei di equipaggio) coprono però il percorso Milano-Roma-Napoli con frequenza quasi settimanale, e la ricerca in questo periodo culmina nel 1920 con la realizzazione del “transaereo” Ca.60 per centodieci passeggeri: un exploit tecnico eccezionale, dati i materiali, i motori, le conoscenze aerodinamiche e tecnologiche di allora, un mezzo “pesante” di comunicazione intercontinentale dalle prestazioni di trasporto non uguagliate per molti anni.
A partire dalla primavera 1922, con la ripresa della repressione della guerriglia in Tripolitania, ricominciano anche le commesse statali per gli aerei da bombardamento Caproni. L’imprenditore-ingegnere inizia quindi un nuovo periodo di ricerca e sperimentazione per la produzione di apparecchi militari (caccia, da ricognizione, anfibi), mentre le imprese Caproni sfruttano la fase di ripresa congiunturale: la Società per lo sviluppo, nel 1929, cambia ragione sociale in Aeroplani Caproni, con sede a Milano, mentre la Società italiana Caproni è trasformata in Scuola di aviazioni Caproni, entrambe con incremento del capitale sociale.
Dal 1929, inoltre, per la cessione di licenze negli Stati Uniti alla Curtiss-Wright, Caproni ottiene una partecipazione nella Curtiss-Caproni con officine a Baltimora, e sviluppa una rete di collegate e di accordi per la produzione, la vendita e l’assistenza (dal Perù alla Bulgaria, dall’Ungheria alla Francia, dall’Africa orientale alla Cina).