Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

CENZATO, Giuseppe

Epurato e reintegrato
Dopo il 25 luglio stabilisce contatti con i gruppi liberali, che avevano apprezzato la sua difesa non ideologica dei validi dirigenti della’impresa, ma la sua posizione rimane precaria. Il governo militare alleato dei territori occupati (Amgot) lo nomina presidente di un Comitato economico che, formalmente di natura consultiva, si adopera per il ristabilimento di condizioni minimali per la ripresa dell’attività produttiva, ma nel 1944, in seguito all’entrata in vigore dei primi provvedimenti di epurazione antifascista, viene sospeso da ogni incarico. Nonostante sia considerato un tecnico di indiscusso valore, viene dichiarato decaduto dai Consigli di amministrazione della Sme, della Società italiana delle strade ferrate meridionali (Bastogi), della Società elettrica sarda, della Società anonima per le strade ferrate secondarie meridionali (Circumvesuviana), della Società elettrica per bonifiche e irrigazioni.
Nell’inchiesta che ne segue non emergono però responsabilità di tipo politico e viene scagionato dalle accuse; nell’aprile del 1946 Cenzato torna quindi con pieni poteri sulla scena economica napoletana e nazionale, ispirando gran parte delle linee del nuovo meridionalismo dei governi italiani. Già nell’anteguerra, discostandosi da coloro che giudicavano la questione meridionale come problema agrario e di mancata formazione della piccola e media proprietà, aveva sostenuto la necessità della penetrazione del capitalismo industriale fin nelle regioni più periferiche del Mezzogiorno.

 

Piccola e media industria
L’industrializzazione al Sud è tuttavia resa ancora più difficile dalle conseguenze del conflitto. L’economia italiana sta spostando definitivamente il suo baricentro verso l’Italia settentrionale. L’Africa non esiste più né come bacino di assorbimento di mano d’opera, né come mercato di sbocco o di materie prime per un’Italia disastrosamente sconfitta. La conversione a usi pacifici dell’industria metalmeccanica napoletana, tradizionalmente rivolta alla produzione di armamenti, procede con lentezza e si presenta piena di incognite. In questo mutato contesto Cenzato, inserendosi nel solco delle linee da lui elaborate attraverso la rivista «Questioni meridionali», ritiene indispensabile un piano di investimenti statali nel settore delle infrastrutture (strade, acquedotti, dighe, argini, servizi finanziari e postali, scuole, ospedali, abitazioni) per favorire un nuovo tipo di insediamenti industriali; avversa però una ulteriore espansione dell’industria a partecipazione statale nel Mezzogiorno, mentre si pronuncia a favore della creazione di una piccola e media industria, in particolare di trasformazione dei prodotti della terra.