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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Pigini, Oliviero

Oliviero Pigini con Gianni Morandi che imbraccia una chitarra Eko, 1965 ca. (Tecnostampa, fondo Oliviero Pigini).

 
 

La creazione di un solido indotto
La società marchigiana amplia considerevolmente la propria gamma di articoli musicali e conquista nuovi mercati, mentre il fatturato cresce sia in Italia, sia all’estero. Dal 1956 al 1965 in Italia la quota delle chitarre sul totale delle esportazioni di strumenti musicali sale dallo 0,8 al 12% e buona parte di questa espansione si deve proprio alla Eko. Pigini si trasferisce in locali più capienti (l’ex fabbrica Marinucci, sempre a Recanati), impegna abili tecnici e aumenta l’impiego di forza lavoro fino a disporre di 350 addetti diretti, ai quali si aggiunge un centinaio di operai delle ditte esterne, cui affida alcune fasi della lavorazione o la realizzazione di accessori come gli amplificatori e i microfoni. Proprio la creazione di un solido indotto è uno dei principali effetti economico-sociali determinati dallo sviluppo che l’impresa registra in questa fase.
La crescita della Eko è favorita dall’adozione di una moderna strategia di marketing che transita per l’impiego di testimonial pubblicitari presi dal mondo dello spettacolo, la stampa di una rivista di settore («L’eco della musica»), il coinvolgimento delle scuole musicali (sollecitate a organizzare corsi di chitarra) e la costituzione della società Comusik (Roma). Quest’ultima permette a Pigini di scorporare definitivamente l’attività di commercializzazione da quella di fabbricazione del prodotto: alla Comusik viene infatti demandata per intero la vendita degli strumenti costruiti dalla Eko, oltreché delle chitarre elettriche dell’inglese Vox e degli organi realizzati dalla statunitense Thomas. Nei primi anni Sessanta Eko, Vox e Thomas, insieme con la Danieli di Milano, si raccolgono sotto un unico marchio di distribuzione (Eme - Elettronica musicale europea).

 

Oliviero Pigini mentre lavora nel suo studio alla Eko, Recanati (MC), 1965 ca. (Tecnostampa, fondo Oliviero Pigini).

 
 

Scomparsa e rinascita
Nell’aprile 1966 un incendio distrugge parte dello stabilimento di Recanati, per rimpiazzare il quale Pigini avvia l’edificazione di una nuova fabbrica  nella vicina Montecassiano. Non riuscirà a vederne completati i lavori: muore infatti all’inizio del 1967. Dopo la sua scomparsa, la Eko aggiorna e diversifica la produzione, puntando tutto sugli strumenti musicali elettronici, ma alla fine degli anni Settanta la crescente concorrenza asiatica la costringe alla chiusura. Nel 1987, tuttavia, il marchio Eko viene rilevato dal fratello di Oliviero, Lamberto Pigini, sacerdote e imprenditore nel campo dell’editoria e dell’industria multimediale. L’azienda torna così in attività in un nuovo stabilimento a Montelupone (Macerata), cui in tempi più recenti si è aggiunto un impianto nella zona industriale di Recanati. Attualmente la Eko Music Group spa distribuisce strumenti musicali realizzati da alcune fra le principali aziende italiane e straniere e costruisce chitarre acustiche ed elettriche, producendole nella Repubblica Ceca e in Cina.

Risorse bibliografiche
P. Bugiolacchi, Oliviero Pigini. L’arte di intraprendere, Recanati, 1997; G. Matarazzo, A cinquant’anni dalla nascita della Eko, in «Historia Nostra. Rivista di arte storia e cultura», 2010, 3; M. Moroni, Percorsi imprenditoriali: i Pigini dalla terra alle chitarre tra reti parentali, distretti e mercati internazionali, in «Imprese e storia», 2001, 23.