Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

DE FERRARI, Raffaele Luigi

Presidente del Credito mobiliare

Del Credito mobiliare italiano De Ferrari diventa presidente e gestisce i primi anni di alterne fortune. Il progressivo distacco dei Péreire e, nel 1867, il crollo del Crédit mobilier emancipano in certa misura il Credito mobiliare dal capitale francese, offrendo a De Ferrari l’occasione per intavolare trattative con gli interessi che fanno capo alla Destra toscana, contraria alle ingerenze finanziarie straniere. Così nel 1868, quando va in porto l’operazione relativa alla concessione della privativa tabacchi, che promette utili favolosi, tocca al Credito mobiliare e ai suoi uomini italiani la partecipazione più ampia nella società per la regìa cointeressata: De Ferrari, ormai aureolato di italianità, partecipa all’operazione con 20.000.000 ben ripagati dagli eccellenti dividendi che la regia seguiterà per vari anni a distribuire.

Da speculatore a benefattore
A partire dal 1871 De Ferrari, pur seguitando in varie direzioni le proprie attività finanziarie, inizia quella metamorfosi da grande speculatore a grande benefattore che l’avrebbe reso famoso e acclamato nella sua antica patria. Alla trasformazione non sono estranee le vicende familiari: il fervore filantropico della moglie e il comportamento del figlio Filippo il quale, coltivando idee democratiche, matura il distacco dal padre (fino alla rinuncia ai titoli, al nome e all’eredità paterni). Il gran patrimonio di De Ferrari resta così senza eredi: viene quindi destinato, prima e dopo la morte del Duca, a una serie imponente di donazioni e lasciti che ancor oggi segnano la geografia urbana di Genova e testimoniano la volontà di promuovere i più diversi aspetti del progresso civile della città: dallo sviluppo economico all’assistenza sociale, dalla sanità alla cultura. Nel 1874 De Ferrari dona al Comune di Genova lo splendido Palazzo Rosso con i suoi tesori d’arte. Nel 1875 fonda un’Opera pia per la costruzione di case operaie, con un’ampia dotazione di capitale e alla fine di quell’anno destina l’ingentissimo contributo di 20.000.000 per l’ampliamento e il miglioramento del porto di Genova. La donazione De Ferrari – tradotta in una convenzione firmata nel 1876 con il Ministero Depretis e nella legge 9 luglio 1876 per l’avvio dei lavori – è decisiva per sbloccare la situazione di stallo cui erano giunti tutti i tentativi di adeguare il porto alle nuove esigenze della navigazione.
De Ferrari è insignito da Vittorio Emanuele II nel 1875 del titolo di Principe di Lucedio (località del Vercellese dove in precedenza ha acquistato una grande tenuta) e di quello di Cavaliere dell’Annunziata come «benefattore della nazione»; a Genova il Consiglio comunale decide, tra altri atti di omaggio, di chiamare piazza De Ferrari la piazza S. Domenico sulla quale si affaccia la casa del Duca.
Nel 1876, dopo l’avvento della Sinistra al potere, De Ferrari appare in perfetta sintonia con il nuovo Governo: a maggio, su istanza di Depretis, tenta di convincere Rothschild a contenere le tariffe sulle linee dell’Alta Italia; successivamente offre al Presidente del Consiglio il proprio appoggio finanziario per l’esercizio privato delle ferrovie riscattate dallo Stato con il trattato di Basilea del 1875.
Nell’autunno del 1876 De Ferrari è a Genova, dove Depretis lo incontra pochi giorni prima del discorso di Stradella; muore di polmonite in novembre.

 

Fonti archivistiche e bibliografiche
L’Archivio storico civico conserva un fondo privato comprendente documenti delle famiglie Brignole Sale e De Ferrari, ceduto al Comune nel 1927 dagli eredi di Filippo De Ferrari, figlio della Duchessa di Galliera, munifica donatrice in vita e in morte di Palazzo Rosso, con la preziosa quadreria e la ricca biblioteca (1874), e di Palazzo Bianco (1888).
AA.VV., I Duchi di Galliera. Alta finanza, arte e filantropia tra Genova e l’Europa nell’Ottocento. Atti del Convegno di Studi, a cura di G. Assereto, G. Doria, P. Massa Piergiovanni, L. Saginati, L. Tagliaferro, Genova, Marietti, 1991: in particolare sono fondamentali i saggi di L. Saginati (I duchi di Galliera tra Genova e Parigi: vita di due nobili cosmopoliti da un epistolario inedito, pp. 11-279) per quanto riguarda le vicende familiari e la vita privata, di P. Massa Piergiovanni (Eredità, acquisti e rendite: genesi e gestione del patrimonio dei duchi di Galliera, pp. 391-448) e di G. Doria (La strategia degli investimenti finanziari di Raffaele De Ferrari dal 1828 al 1876, pp. 449-510) per ciò che attiene all’attività economica.