Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

MATTEI, Enrico

Enrico Mattei con Gamal Abd el-Nasser nel 1955 (Archivio storico Eni).

 
 

L’Eni e la concorrenza alla Montecatini
Mattei riesce così a dare forma al suo progetto di una grande e incisiva politica in campo energetico, indispensabile nella fase di intensa crescita economica del Paese negli anni Cinquanta, quando il fabbisogno di energia – per usi civili ma soprattutto industriali – raddoppia, e petrolio, metano e gas liquido affiancano e progressivamente sostituiscono le fonti tradizionali, ovvero il carbone e l’idroelettricità. Se nel 1950 poco meno di un terzo dell’energia deriva da gas naturale e prodotti petroliferi, dieci anni dopo la percentuale è più che raddoppiata, grazie soprattutto al forte ribasso nei prezzi del greggio sul mercato mondiale, ma anche al fatto che gli avvenimenti politici a livello internazionale (l’embargo all’Iran di Mossadeq e la crisi di Suez) permettono all’Italia di sfruttare la propria collocazione geografica nel Mediterraneo e di assumere il ruolo di raffineria d’Europa, con una capacità effettiva calcolata intorno ai 43 milioni di tonnellate. La produzione e l’esportazione di idrocarburi consente inoltre di riequilibrare il pesante passivo nella bilancia energetica, mentre i residui della lavorazione vengono impiegati come succedanei del carbone nella produzione di energia termoelettrica; il petrolio è infine una materia prima indispensabile per diverse lavorazioni chimiche. Nel 1957 viene realizzato l’impianto petrolchimico di Ravenna per produrre gomma sintetica e fertilizzanti azotati. Si tratta di un investimento di 60 miliardi, il triplo di quanto la Montecatini, il colosso nazionale della chimica, aveva speso sette anni prima per il suo impianto petrolchimico di Ferrara. Questa differenza nella dotazione tecnologica permette all’Eni di vendere i prodotti a prezzi del 10-15% inferiori rispetto alla concorrente, infrangendo la supremazia sino ad allora esercitata nel ramo dei concimi azotati.

 

Enrico Mattei con lo Scià di Persia Reza Pahlavi in visita a San Donato Milanese nel 1957 (Archivio storico Eni).

 
 

Il decolonizzatore
Alla crescente importanza raggiunta dalle nuove fonti di energia non corrisponde tuttavia una politica di settore coordinata ed efficiente, che permetta di attenuare la minaccia costituita dalla totale dipendenza dell’Italia dalle importazioni di petrolio. Mattei, parallelamente allo sfruttamento delle risorse metanifere disponibili nel sottosuolo nazionale, si impegna nella costruzione di una fitta rete di alleanze e rapporti diretti con i Paesi produttori, nel tentativo di inserire l’impresa pubblica in un mercato sino a quel momento monopolio esclusivo delle grandi multinazionali straniere, ma che il diffuso processo di decolonizzazione e l’affermazione di movimenti nazionalistici rendono via via contendibile. A tal fine, in contrasto con quanto praticato dal cartello petrolifero internazionale, l’Eni offre condizioni particolarmente favorevoli, che prevedono una quota largamente maggioritaria di profitti per i Paesi produttori: questi diventano inoltre parte attiva nello sfruttamento e non più semplici “colonie”, dovendosi accollare parte dei costi di ricerca.