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FERRARI, Enzo

Puntando sulla potenza
In realtà Ferrari, dopo aver lasciato l’Alfa Romeo, non abbandona l’interesse per le vetture da competizione. Nel 1940 realizza la vettura da competizione 815 che, affidata al giovane Alberto Ascari, partecipa senza molta fortuna alla Mille Miglia. Nei primi mesi del 1945 prende contatto con altri progettisti per realizzare nuovi modelli da competizione. La capacità imprenditoriale di Ferrari si mostra in questa fase nella scelta dei migliori tecnici per la progettazione e dei piloti: è però sempre concentrato a far convergere l’attenzione sulle sue vetture, in particolare sulla potenza dei motori, che considera l’elemento più importante. Per sostenere economicamente l’attività sportiva, trasferisce inoltre sulle vetture granturismo le parti meccaniche e i motori di quelle da competizione. Una scelta del genere, unica fra i costruttori impegnati sui due fronti – gare e produzione di serie –, conferisce un fascino particolare alle Ferrari destinate alla strada e risulterà molto efficace da un punto di vista commerciale.
La decisione di Ferrari di dedicarsi alla costruzione di vetture sportive è confortata dall’entusiasmo diffuso nell’Italia del Secondo dopoguerra per le competizioni automobilistiche: un fenomeno in realtà europeo, perché a soli quattro mesi dalla fine del conflitto si corre a Parigi il Gran Premio della Liberazione, mentre dalla primavera del 1946 anche negli altri Paesi le competizioni riprendono su vasta scala.
Intanto Modena, grazie anche alla presenza di una diffusa industria metalmeccanica, diventa una sorta di Mecca dell’alta velocità. La supremazia di Ferrari è messa in discussione dalla competizione con la Maserati, trasferita in città dal 1940. Il centro emiliano diventa così meta di fornitori, commercianti d’auto, tecnici, progettisti, piloti professionisti, ricchi dilettanti, giornalisti sportivi. L’iniziativa di Ferrari decolla rapidamente. Nel 1947 la Ferrari ottiene sei vittorie sulle quattordici competizioni a cui partecipano le sue vetture; l’anno successivo vince la prima di sei Mille Miglia consecutive e nel 1949 coglie il successo alla 24 Ore di Le Mans. Nel 1951, nel Gran Premio di Inghilterra a Silverstone, in una prova del Campionato mondiale piloti per vetture di Formula 1 (inaugurato l’anno precedente), una Ferrari con il nuovo motore aspirato da 4.500 cm³ batte le rivali della vecchia casa madre, l’Alfa Romeo. Nel 1951 è Manuel Fangio dell’Alfa Romeo a ottenere il titolo mondiale, titolo che però non sfugge a Ferrari nei due anni seguenti con Alberto Ascari. Nel 1952 e nel 1953 al titolo mondiale per piloti Ferrari unisce anche quello per marche.
 

 

Puntando sul mercato straniero
La produzione e la vendita delle vetture granturismo appare il modo più efficace per sfruttare da un punto di vista economico i trionfi sportivi. Nel 1947 le Ferrari vendute sono sette, nel 1948 sono 45 e circa 80 ogni anno nel periodo tra il 1950 e il 1955. A differenza dei rivali della Maserati, orientati verso il mercato interno, Ferrari punta soprattutto sulla ricca clientela dei mercati stranieri. Particolarmente efficace è l’azione commerciale negli Stati Uniti. Alle fortune delle Ferrari granturismo contribuisce in misura rilevante la collaborazione avviata dal 1952 con Pininfarina. Il carrozziere torinese combina magistralmente una costruzione aerodinamica che valorizza le potenzialità del motore con l’attenzione per la comodità, la raffinatezza e l’estetica. È il caso di uno dei modelli di base della Ferrari negli anni Cinquanta, il 250 GT che, presentato al Salone di Parigi nel 1955, viene prodotto in serie dal 1959.
Le affermazioni delle Ferrari dei primi anni Cinquanta sono agevolate dalla momentanea debolezza della concorrenza: la situazione cambia nel 1954, con il ritorno alle competizioni della Mercedes e con l’ingresso della Lancia. Nel 1954 Ferrari conserva il titolo di campione del mondo per marche, ma la Mercedes con Fangio ottiene quello per piloti, mentre l’anno seguente la casa tedesca consegue entrambi i titoli, lasciando alla Ferrari pochissime vittorie. Tuttavia la Mercedes, acquisiti questi risultati, decide di ritirarsi dalle gare (è del 1955 il gravissimo incidente di Le Mans, in cui una Mercedes causa la morte di ottanta spettatori), e anche la Lancia abbandona le competizioni, causa non secondaria della grave crisi economica in cui versa. La Lancia cede quindi alla Ferrari le sue vetture e il suo materiale per le competizioni: a questo la Fiat aggiunge un contributo a favore della casa di Maranello di 50 milioni annui per cinque anni, come sostegno all’automobilismo sportivo nazionale.