Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

TOEPLITZ, Giuseppe (Jósef Leopold)

Dopo la crisi della Borsa
Alla vigilia della grande crisi del 1929 la Banca commerciale controlla il 20% circa del capitale di tutte le società per azioni italiane, mentre lo stesso Toeplitz siede nel Consiglio di amministrazione di oltre trenta fra le più importanti imprese e banche del Paese. La trasformazione della banca in una vera e propria holding industriale è l’esito ultimo della politica di assistenza ai principali gruppi italiani appartenenti ai settori siderurgico, chimico, meccanico-cantieristico, tessile ed elettrico portata avanti da Toeplitz fin dai primi anni della sua gestione, e che aveva portato l’istituto milanese – in maniera più marcata rispetto alle altre banche miste – a ricevere dalle imprese in difficoltà pacchetti azionari a titolo di rimborso dei crediti. Tale politica si rivela particolarmente foriera di pericoli nella seconda metà degli anni Venti, soprattutto a causa della crisi ormai irreversibile in cui entra il mercato borsistico italiano. La Commerciale, impossibilitata a vendere i pacchetti azionari posseduti, finisce per dover fronteggiare lo spettro di una crisi di liquidità, che esplode infine in tutta la sua gravità nell’estate del 1931, quando l’indebitamento nei confronti della Banca d’Italia arriva a sfiorare i tre miliardi di lire. Toeplitz è costretto a chiedere con urgenza l’intervento dello Stato. Il salvataggio si concretizza nell’ottobre del 1931, ma al prezzo del completo smantellamento dell’impero industriale della Banca commerciale: le condizioni del governo impongono la cessione dell’intero portafoglio azionario, comprese le quote di maggioranza della banca stessa, alla Società finanziaria industriale italiana (Sofindit), che verrà poi assorbita dall’Istituto per la ricostruzione industriale (Iri) nel gennaio del 1933.
 

 

Nei mesi successivi al salvataggio Toeplitz rimane ancora alla guida della banca, affrontando un difficile periodo di transizione, durante il quale cerca di contrastare l’ormai inevitabile ridimensionamento della Commerciale e la sua trasformazione da banca mista a istituto di credito ordinario. Tale condotta, e l’ulteriore peggioramento dei conti della banca, portano nel febbraio del 1933 alla decisione governativa di sollevarlo dalla sua carica – sostituendolo con i Direttori centrali Raffaele Mattioli e Michelangelo Facconi – e di nominarlo Vicepresidente, carica da cui si dimette nel marzo del 1934.
Toeplitz muore all’inizio del 1938 nella sua villa di Sant’Ambrogio Olona, nei pressi di Varese.

Risorse archivistiche e bibliografiche
Di fondamentale importanza sono le carte conservate dall’Archivio storico Intesa Sanpaolo, patrimonio Banca commerciale italiana, Milano (sulle quali si veda Segreteria dell’amministratore delegato Giuseppe Toeplitz (1916-34), a cura di A. Gottarelli e G. Montanari, Milano, Banca commerciale italiana, 1995, con ampi rimandi bibliografici sulla storia della banca). Notizie fondate sulla conoscenza diretta del personaggio si trovano in E. Conti, Dal taccuino di un borghese, Milano, Garzanti, 1946, e L. Toeplitz, Il banchiere, Milano, Edizioni Milano Nuova, 1963 (opera del figlio Lodovico, ricca di particolari ma non esente da imprecisioni).