Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

INNOCENTI, Ferdinando

Dalmine, tempestose polemiche
Dopo l’8 settembre 1943 Innocenti si trasferisce a Roma per riorganizzare i propri contatti in funzione dei nuovi equilibri di potere; nelle ultime fasi della guerra collabora attivamente con gli Alleati e finanzia le forze clandestine antifasciste. In questo modo, tornato a Milano alla fine del conflitto, riesce a mantenere il controllo dei suoi stabilimenti. Per poterli riscattare conclude un accordo con Oscar Sinigaglia, presidente della Finsider, di cui la Dalmine è società partecipata.
Quest’ultima rileva così tutta l’attività della Innocenti nel settore tubi; la Ponteggi, pur mantenendo il nome Ponteggi tubolari Dalmine Innocenti spa, diventa, in cambio delle royalty per i brevetti, al 100% della Dalmine; infine, nel 1948, Innocenti cede alla Dalmine il proprio pacchetto azionario della Safta – nel frattempo ricostruita e attrezzata con moderni laminatoi fabbricati a Lambrate –, ricevendone di converso una quota di azioni della stessa Dalmine, di cui viene nominato amministratore delegato.
L’esperienza ai vertici della Dalmine è breve e segnata da tempestose polemiche: Innocenti deve affrontare l’opposizione del consiglio di gestione, che lo accusa di avere fatto fortuna a spese della Dalmine d’accordo con Rocca, nel frattempo autoesiliatosi in Argentina; quindi il conflitto prosegue in seno al consiglio d’amministrazione, sia riguardo al tentativo di trasferire la sede della direzione generale della società a Milano, sia per la volontà di Innocenti di indirizzare la produzione sui tubi saldati, che sarebbero diventati di fatto, negli anni Cinquanta, quelli con maggior mercato, soprattutto se di grande diametro e destinati al rivestimento e ai pozzi petroliferi.

 

La Planta siderúrgica dell’Orinoco
Nel 1950 Innocenti si dimette dalla Dalmine per dedicarsi ai suoi impianti di Lambrate, danneggiati dalla guerra e bisognosi di riconversione: ottiene dalla Camera del lavoro il permesso di licenziare 2.000 dei 7.000 dipendenti, a condizione di riassumerli entro due anni e inizia una profonda ristrutturazione degli impianti e delle produzioni puntando su due direttive: da un lato riprende l’esperienza dello stabilimento di Apuania per la grande meccanica, ovvero la produzione di macchinari per la laminazione di tubi; dall’altro introduce la produzione motoristica, in due sezioni: motoveicoli e, in un secondo tempo, per volontà del figlio Luigi, automobili.
La divisione meccanica pesante sviluppa nuovi tipi di laminatoi, a freddo e a caldo, su brevetto Calmes, e torni, presse e macchinari pesanti con licenza americana; già dal 1948, inoltre, Innocenti aveva fondato la società Calmes spa, con l’obiettivo di studiare e progettare impianti completi per la fabbricazione e la laminazione di tubi, destinati, per lo più, a clientela estera (Urss e Paesi satelliti, Austria, USA, Giappone, Germania). Il segno più evidente del successo internazionale conseguito in questo periodo è, nel 1955, la vittoria ottenuta nella gara internazionale di appalto bandita dal Governo venezuelano per la Planta siderúrgica dell’Orinoco, il maggiore impianto siderurgico a ciclo integrale dell’America Latina e la più importante operazione economica di esportazione della storia italiana di quegli anni, sia in termini di macchinario sia di manodopera (10.000 operai specializzati italiani). Nel contempo, la contiguità tra la holding pubblica Finsider e la Innocenti, iniziata ai tempi della Dalmine, prosegue anche nel dopoguerra: i macchinari prodotti a Lambrate sono infatti fondamentali per l’equipaggiamento degli impianti Finsider di Cornigliano e di Taranto.