Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

MIRAGLIA, Nicola

Venticinque anni di gestione
Gli avvenimenti della primavera del 1922, con l’inizio delle difficoltà per un’altra grande banca mista, il Banco di Roma, sembrano dare ragione alle ipotesi più pessimiste. Da questo punto di vista – ma soltanto da questo – Miraglia vede con favore il ritorno all’ordine rappresentato dal Governo Mussolini nell’ottobre del 1922. È un momento importante per il Banco di Napoli, perché sei mesi prima Miraglia, con particolare soddisfazione, aveva potuto allegare alla relazione per l’anno 1921 un prospetto con i risultati di 25 anni di gestione, chiusi con il riscatto dei 45 milioni di lire oro che nel 1897 erano stati trasformati in titoli di rendita.
I rapporti con il nuovo Ministro delle Finanze, Alberto De Stefani, si fanno progressivamente più difficili, per le critiche da questi mosse agli Istituti di emissione sulla eccessiva circolazione, ritenuta la causa prima del deprezzamento della moneta. Inoltre, per iniziativa del sindacato fascista dei bancari, comincia una violenta campagna contro Miraglia, accusato di "nittismo", di scarsa sensibilità politica e di attaccamento alla poltrona, che continua a occupare nonostante il lunghissimo servizio e l’età vicina ai novant’anni.

 

Tra i "nemici vecchi"
Nell’agosto del 1923, con un Miraglia sempre più restio e polemico contro il Governo che lo estrania dalle trattative, viene definito il piano di salvataggio del Banco di Roma. Per una sorta di compensazione, in settembre, Banca d’Italia, Banco di Napoli e Banco di Sicilia ottengono la proroga della facoltà di emissione fino al 31 dicembre 1930.
Nel vano tentativo di contrastare l’ostilità delle autorità centrali del Partito, Miraglia accetta, nel dicembre del 1923, la consegna della prima tessera onoraria fascista.
Mentre si intensificano gli attacchi alla sua reputazione, cominciano a registrarsi anche segnali evidenti di una rottura della storica compattezza con Stringher. Il più grave di essi, nel giugno del 1924, è il severo giudizio di Miraglia contro la costituzione dell’Istituto di credito per le opere di pubblica utilità (Icipu), valutata come un sostanzioso aiuto alle imprese settentrionali, che aumenta fortemente il divario con quelle meridionali. Il 1924 è decisivo sia per gli effetti dell’assassinio di Matteotti, che creano notevoli difficoltà a Mussolini, sia per la possibilità di una verifica di amici e nemici, vecchi e nuovi. Fra gli amici nuovi certamente si annovera Stringher, così come De Stefani è collocato fra i “nemici nuovi”, mentre Miraglia rimane fra i “nemici vecchi”.