Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

BONO, Gaudenzio

Il Ministro Emilio Colombo con Vittorio Valletta, Gaudenzio Bono e Arnoldo Fogagnolo. Torino, 1960 (Archivio e centro storico Fiat, Archivio fotografico).

 
 

Piramide con vertice Valletta-Bono
In seguito, ai quattro commissari nominati dal Cln si aggiunge un quinto, nominato dall’Amministrazione alleata con il titolo di commissario unico, nella persona di Antonio Cavinato, docente di Mineralogia al Politecnico di Torino, già consulente della Fiat e poi comandante partigiano nella provincia di Padova. In seno al comitato, Bono e Fogagnolo rappresentano la continuità dell’azienda, mentre gli altri commissari sono i portavoce di forze politiche che non hanno alcuna effettiva possibilità di accesso alle risorse finanziarie della società. In queste condizioni, la Fiat continua ad essere governata di fatto dalla precedente gestione, in particolare da Valletta, nonostante la sua posizione di isolamento e di formale estraneità all’azienda. In questa fase complessa, Bono svolge un prezioso ruolo di collegamento tra la dirigenza estromessa e la gestione commissariale.
Nei primi mesi del 1946 si conclude la parentesi della gestione commissariale, con un accordo che prevede la totale reintegrazione della vecchia dirigenza e l’istituzione dei consigli consultivi di gestione. Valletta diventa presidente e amministratore delegato; a Bono venne affidata la carica di direttore generale.
Nella struttura piramidale della Fiat di Valletta, la Direzione rappresenta il vertice che coordina il lavoro delle singole divisioni e direzioni, svolgendo contemporaneamente funzioni di gestione strategica e di controllo operativo. Il binomio Valletta-Bono, malgrado la diversità di età e di mentalità, è l’emblema di questa struttura dirigenziale fortemente accentrata, rimasta identica sull’arco di un ventennio, nonostante il progressivo crescere delle linee gerarchiche sottostanti: al termine dell’ultimo mandato del Valletta, nell’aprile del 1966, un centinaio di direzioni diverse fanno capo alla Direzione generale.

 

Stratega della modernizzazione produttiva
Questo sistema, del quale Bono è l’interprete più autentico e conseguente, e anche il centro propulsore del grande sviluppo della Fiat nei venti anni successivi alla ricostruzione postbellica. In questo periodo, dal 1949 al 1969, la produzione delle automobili cresce di diciotto volte, quella dei veicoli industriali di sette volte e mezza. Settori tecnologicamente strategici e politicamente delicati, come quello dell’aviazione, vengono ricostituiti e rafforzati. La produzione siderurgica cresce in proporzione. Il complesso di questi risultati era stato previsto e consapevolmente programmato nei mesi immediatamente successivi alla fine della guerra, mentre nella classe imprenditoriale italiana tendeva a prevalere una forte cautela rispetto ai programmi futuri. Su questo tema, Bono viene consultato, nell’aprile del 1946, dalla Commissione economica del Ministero per la costituente: a questa risponde, come lo stesso Valletta, delineando un programma industriale espansivo di vasta portata.
La cultura tecnica di Bono, già cresciuta sotto lo stimolo del lavoro quotidiano e costantemente aggiornata dal volume di informazioni reso necessario dalla sua funzione, fa sentire la sua influenza in tutti i settori produttivi della Fiat negli anni che preludono al grande sviluppo, e alle sue indicazioni va attribuita la generale modernizzazione degli impianti e delle attrezzature produttive.