Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

LARDEREL, Florestano (Francesco Floriano) de

Florestano de Larderel.

 
 

Livorno, 16 aprile 1848 - Livorno, 25 gennaio 1925

Erede di una dinastia imprenditoriale di origine francese, che dal 1818 aveva iniziato lo sfruttamento dei lagoni boraciferi di Montecerboli con l’insediamento del primo stabilimento: il fondatore dell’impresa François Jacques (de) Larderel ne aveva sostenuto gli importanti sviluppi nei decenni successivi al 1820 e aveva ottenuto dal granduca di Toscana Leopoldo II il titolo nobiliare di conte; al suo nome è legata anche la proprietà del sontuoso palazzo de Larderel nel centro di Livorno; infine, il villaggio cresciuto attorno all’impianto produttivo aveva acquisito la denominazione di Larderello. Il figlio, conte Federico Francesco de Larderel, aveva diretto l’impresa dal 1858, incrementando la produzione di acido borico e iniziando lo sfruttamento della forza naturale dei soffioni come energia motrice.
Esponente della terza generazione, Florestano de Larderel si laurea in Scienze naturali all’Università di Pisa nel dicembre 1869; il giovane conte è presto impegnato alla guida dell’azienda di famiglia dalla morte del padre, avvenuta nel 1876. Fin dall’inizio della sua gestione, privo di un’autentica vocazione imprenditoriale, deve affrontare una serie di crescenti difficoltà. La scoperta di grandi giacimenti di borace nella californiana Death Valley rappresenta un duro colpo per la produzione toscana che, praticamente fin dal suo esordio, aveva goduto di una condizione monopolistica per quanto concerneva l’acido borico. Per contrastare la congiuntura negativa, nel 1884 Laderel sviluppa una raffineria per l’acido borico e qualche anno più tardi, in un settore chimico nazionale caratterizzato da una pesante arretratezza, inizia la commercializzazione dell’acido borico raffinato e del solfato ammonico per uso agricolo.

 

Il nume tutelare della comunità
Gli sforzi messi in atto rischiano però di essere vanificati dal crollo dei prezzi verificatosi sul mercato internazionale: nel corso degli anni Ottanta del XIX secolo il prezzo del borace infatti passa da 3.000 a 700 lire la tonnellata, con una tendenza destinata ad accentuarsi nel decennio successivo. Le vendite dell’impresa diminuiscono sensibilmente e una parte crescente dei prodotti si accumula nei magazzini.
Alle difficoltà generate dal mercato si sommano anche i costi della forza lavoro, fino ad allora gestita secondo i canoni propri del “paternalismo toscano”, dietro il quale era possibile cogliere il trasferimento nella nuova realtà industriale dell’etica sociale e societaria propria del patto mezzadrile, la forma di conduzione prevalente nelle campagne. A Larderello, come in altre realtà di company town della regione, l’imprenditore aveva assunto sin dall’inizio il ruolo di nume tutelare della comunità, alla quale aveva assicurato i servizi primari, quali l’abitazione, l’istruzione elementare maschile e femminile, l’assistenza sanitaria: era un sistema sociale, accuratamente disciplinato da precise norme comportamentali, destinato a fornire una risposta in termini di profilassi sociale alle profonde trasformazioni operate dal processo di industrializzazione.
Tra i motivi di preoccupazione sorti nell’ultimo decennio dell’Ottocento, vi è certamente per Larderel quello di assicurare la successione nell’impresa, in un contesto nel quale ancora non si concepiscono forme di conduzione estranee alla proprietà, affidata saldamente al controllo familiare. La questione diventa urgente a seguito dell’assassinio del chimico francese F. Reynaud, direttore tecnico della società, avvenuto nel 1899. Larderel decide allora di coinvolgere nell’azienda Piero Ginori Conti, il giovane aristocratico fiorentino che, nell’ottobre 1894, aveva sposato la sua figlia maggiore, Adriana.