Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

CALVI, Roberto

Milano, 13 aprile 1920 - Londra, 18 giugno 1982

Il padre Giacomo, dirigente della Banca commerciale italiana, svolge la sua carriera all’interno dell’istituto milanese fino a diventare condirettore addetto alla Direzione centrale. Nel 1939 il giovane Calvi, dopo avere conseguito la maturità classica, si iscrive ai corsi di Economia e commercio dell’Università Bocconi e frequenta i Gruppi universitari fascisti (Guf) milanesi, impegnato nell’Ufficio stampa e propaganda e nella redazione del supplemento locale di «Libro e moschetto», rivista ufficiale degli universitari fascisti.

Nel luglio 1940 viene richiamato alle armi e interrompe gli studi accademici. Rientrato dalla campagna di Russia, inizia a lavorare per la Banca commerciale nell’ottobre del 1943, anche se per l’amministrazione militare risulterà sbandato fino all’aprile del 1945. Trascorre un primo periodo presso la sede di Milano e poi, dal marzo 1944 al luglio 1945 è destinato alla filiale di Como come impiegato provvisorio. Dopo il luglio del 1945 viene assunto stabilmente dall’istituto di credito e rimane fino al febbraio 1946 presso la Direzione centrale a Milano. In seguito viene trasferito alla filiale di Lecce e, a partire dal settembre 1947, è mandato in missione in Calabria, a Cosenza, dove rimane fino alla fine del 1947.

All’inizio del 1948 è assunto come impiegato al Banco Ambrosiano: all’interno dell’istituto di credito cattolico inizia una rapida carriera (patrocinata da Carlo Alessandro Canesi, manager, consigliere, e poi presidente della banca negli anni Cinquanta e Sessanta), che lo porterà ai livelli dirigenziali già alla fine degli anni Cinquanta, e ai vertici della banca negli anni Settanta: come direttore generale e consigliere delegato, nella prima metà del decennio, e presidente dal 1975 al 1982, anno della morte.
Fondata nel 1896, la banca cattolica è, nell’Italia del secondo dopoguerra, una delle poche società private di rilevanza economica ad azionariato diffuso. Per gestire il problema del controllo dell’istituto, fra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta Canesi costituisce una rete di società estere (in Lussemburgo e Liechtenstein), indipendenti ma di fatto controllate dallo stesso Banco, che acquisiscono rilevanti pacchetti azionari della banca. Quando, alla fine degli anni Sessanta, il comando dell'istituto passa a Calvi, questi decide di porre al vertice della catena di controllo un azionista di riferimento, individuando il soggetto giuridico adatto nell’Istituto per le opere di religione (Ior). La banca del Vaticano rappresenta una facciata dietro cui viene posto il pacchetto di controllo del Banco Ambrosiano, pacchetto che dopo il 1975 Calvi decide di spostare negli Stati Uniti. Nella sua strategia hanno un ruolo fondamentale lo Ior e il suo presidente, il vescovo americano Paul Marcinkus, anche per i legami storici che uniscono la banca e le gerarchie vaticane. 
 

Nel corso dei primi anni Settanta le linee strategiche di gestione del Banco Ambrosiano seguite da Calvi appaiono efficaci, in continuità con le scelte intraprese anni prima da Canesi, che privilegiavano gli aspetti finanziari dell’attività creditizia. Calvi trasforma il Banco Ambrosiano in un importante gruppo finanziario ed assicurativo con interessi internazionali e rilevanti pacchetti azionari in primari istituti di credito, come la Banca Cattolica del Veneto, che rileva dallo Ior nel 1972, il Credito Varesino, che acquista dalla famiglia Bonomi a partire dal 1973, e in assicurazioni come la Toro Assicurazioni, che rileva dalla famiglia Zanon di Valgiurata nel 1974. Il veicolo che gli consente di acquisire tali partecipazioni è la Centrale Finanziaria, trasformata in holding dopo la nazionalizzazione dell’industria elettrica e la nascita dell’Enel nel 1962, di cui il banchiere milanese aveva acquistato un importante pacchetto azionario nel 1971 insieme al finanziare siciliano Michele Sindona.

Nel 1975 la Centrale Finanziaria controlla indirettamente anche il Banco d’Imperia, la Banca Passadore e la Banca Rosemberg e Colorni. Alcuni osservatori ritengono che la prima parte della gestione di Calvi al Banco Ambrosiano, nel periodo che va dal 1971 al 1975, sia stata indirizzata da Sindona. Anche se non sono disponibili prove documentarie a sostegno di tale tesi, è stato notato come nella seconda fase la sua azione abbia perso efficacia strategica. Nel periodo che va dal 1975 alla morte del banchiere nel 1982, la linee di gestione del Banco Ambrosiano diventano più confuse, gravate da operazioni che preludono al dissesto dell'istituto.
Questo secondo periodo è segnato dall’affiliazione del banchiere alla Loggia massonica segreta Propaganda 2 (nota come P2) e dalla relazione con i suoi capi, Licio Gelli e Umberto Ortolani. Fra le diverse e spregiudicate operazioni che segnano questi anni, quasi tutte fallimentari per la banca da un punto di vista economico, riveste particolare interesse quella che porta il Banco Ambrosiano ad assumere il controllo della Rizzoli (e del Corriere della Sera) alla fine degli anni Settanta; nello stesso periodo il presidente del Banco Ambrosiano è anche consigliere d'amministrazione e vicepresidente dell'Università Bocconi di Milano.
Negli ultimi anni di attività la posizione di Calvi diventa sempre più complessa e difficoltosa: si rivela in particolare insostenibile il mantenimento della opaca rete di relazioni che legano lo Ior, il Banco Ambrosiano, alcuni istituti finanziari internazionali, ambienti del governo italiano, la P2 e la criminalità organizzata. Le autorità monetarie italiane tentano di chiarire le “zone d’ombra” legate alle consociate estere della banca, mentre la magistratura inquisisce e processa Calvi per irregolarità valutarie emerse durante un’ispezione della Banca d’Italia, avvenuta nel 1978, e relative all’acquisto da parte della Centrale di un importante pacchetto azionario del Credito Varesino. Anche il rapporto con lo Ior e il vescovo Marcinkus si deteriora progressivamente, mettendo a rischio la sopravvivenza del Banco Ambrosiano, ormai in situazione di dissesto. Calvi cerca di evitare il crack e si impegna a risanare la situazione delle consociate estere della banca, ma la situazione precipita; nel giugno 1982 il banchiere fugge all’estero: nella notte fra il 17 e il 18 giugno il suo cadavere viene trovato impiccato sotto il ponte dei Black Friars, a Londra. Le indagini accreditano in un primo tempo la tesi del suicidio; nuovi riscontri emersi in seguito alla riapertura delle inchieste hanno infine confermato l'ipotesi dell'assassinio. Nel corso dello stesso 1982 il Banco Ambrosiano viene posto in liquidazione, gravato da una voragine di debiti che raggiunge 1.200 miliardi di lire, e ricostituito con la denominazione di Nuovo Banco Ambrosiano.
 
Risorse archivistiche e bibliografiche
L'archivio del Banco Ambrosiano è parte dell'Archivio storico Intesa Sanpaolo, Milano. C. Bellavite Pellegrini, Storia del Banco Ambrosiano: fondazione, ascesa e dissesto: 1896-1982, Laterza, Roma-Bari, 2001.