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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

BOCCIARDO, Arturo

Arturo Bocciardo, anni Trenta (Fondazione Ansaldo).

 
 

Genova, 16 aprile 1876 - Genova, 18 luglio 1959

Il padre, Sebastiano, è proprietario di una importante conceria ed è esponente di una borghesia industriale in ascesa nella città ligure. Bocciardo studia a Torino dove si laurea in Ingegneria per poi perfezionarsi nel campo dell’elettrotecnica, allora relativamente nuovo e tecnologicamente avanzato. Nel 1907 assume la direzione della San Giorgio, impresa elettrotecnica genovese da poco fondata, al cui azionariato partecipano alcuni dei maggiori rappresentati dell’imprenditoria locale. Forte di una esperienza già notevole, durante il Primo conflitto mondiale presta la sua opera a Roma presso il Sottosegretariato (poi Ministero) per le Armi e Munizioni; nel 1918 dirige il servizio siderurgico dell’Ufficio approvvigionamenti dei materiali metallici e, cessate le ostilità, si interessa dei problemi della riconversione dell’industria bellica. Nel 1920, su indicazione della Banca commerciale italiana, entra nel Consiglio di amministrazione della Terni di cui diviene nell’aprile 1921 Amministratore delegato. Nel 1922 è chiamato anche a occuparsi della principale impresa siderurgica italiana, l’Ilva, in dissesto e controllata dalla Banca commerciale, che ne era stata generosa finanziatrice.

 

Il “piano autarchico”
Il suo orientamento nazionalista e precocemente fascista gli garantisce le opportune relazioni politiche; si trova così, all’inizio degli anni Venti, al vertice delle maggiori imprese siderurgiche italiane, l’Ilva e la Terni: l’una alle prese con la gestione di numerosi stabilimenti sparsi per la penisola (tra questi gli unici impianti a ciclo integrale esistenti in Italia), afflitti da una condizione di sovracapacità produttiva e con impianti da ammodernare, l’altra – più solida – dotata, oltre che dell’acciaieria ternana specializzata nella produzione di acciai per gli armamenti, di nuovi impianti elettrici ed elettrochimici. Tanto la Terni quanto l’Ilva sono controllate dalla Banca commerciale italiana e vengono investite dalla depressione dell’inizio degli anni Trenta. I pacchetti azionari delle due imprese passano all’Iri nel 1934 e Bocciardo, che viene nominato Senatore nel 1933, conserva i suoi incarichi. Negli anni Trenta è uno dei protagonisti della discussione prima e dell’attuazione poi del “piano autarchico” per la siderurgia e della mediazione costante tra gli interessi pubblici e quelli degli industriali privati del settore. È membro della giunta esecutiva della Confindustria, Presidente dell’Associazione degli industriali meccanici e metallurgici e, dal 1937, Presidente della Finsider, finanziaria dell’Iri per la siderurgia. La ripresa dell’economia nazionale, favorita dalla domanda bellica, rilancia almeno in parte il settore: in tale contesto viene avviata la costruzione di un grande impianto siderurgico a Genova Cornigliano, che sarà smantellato dai nazisti prima che ne sia terminata la realizzazione, durante il conflitto. Nel 1945 è tra i Senatori sottoposti al giudizio dell’Alta Corte di giustizia, risultandone però tra i pochi riconfermati nel titolo. Alla fine della guerra, abbandona ogni incarico pubblico ritirandosi a vita privata. Muore a Genova nel 1959.

Risorse bibliografiche
F. Bonelli, ad vocem, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana; F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962, Torino, Einaudi, 1975; Acciaio per l’industrializzazione. Contributi allo studio del problema siderurgico italiano, a cura di F. Bonelli, Torino, Einaudi, 1982.