Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

BREDA, Vincenzo Stefano

Alterne fortune
All’inizio del decennio Ottanta l’impresa padovana coglie così le occasioni offerte dai nuovi piani di opere pubbliche soprattutto nelle municipalità di Roma e di Napoli. Nel 1881 Breda ottiene l’appalto per la costruzione dell’acquedotto di Napoli e in seguito, in associazione con la Società generale immobiliare e con altre società, la Veneta assume anche i lavori per la sistemazione della piazza del Municipio, inizia la costruzione del rione Principe Amedeo, acquista l’area del contiguo Parco Margherita per edificarvi un nuovo quartiere residenziale e costituisce nel 1885, assieme al Credito meridionale e altri istituti, la Società per le opere pubbliche nel Mezzogiorno, impegnata nella costruzione dell’acquedotto di Taranto e nelle ristrutturazioni edilizie a Napoli. Dopo l’approvazione, nel gennaio 1885, della legge per il risanamento del capoluogo campano, Breda avvia complesse trattative con il Comune e lo Stato e stringe accordi con diversi istituti di credito al fine di assicurarsi l’appalto dei lavori per le fognature e lo sventramento dei quartieri bassi della città. Questa prospettiva sfuma nel 1887, in seguito alla caduta della giunta municipale e all’ascesa alla Presidenza del Consiglio di Francesco Crispi, avverso al gruppo industriale veneto.
Sullo sfondo di questo esito negativo si profila una grave crisi finanziaria: la Società Veneta si trova in crescenti difficoltà finanziarie, alla disperata ricerca di capitali e di liquidità per far fronte ai molteplici impegni assunti da Breda, soprattutto negli impianti siderurgici di Terni. Già nel 1881, infatti, Breda aveva acquisito la maggior parte del capitale della Società alti forni e fonderie di Terni, principale fornitrice delle tubazioni di ghisa utilizzate dalla Società Veneta per l’acquedotto di Venezia e poi per l’acquedotto di Napoli; all’inizio del 1884 infine, il consiglio di amministrazione della Veneta aveva deliberato la trasformazione dell’impresa in una nuova società per la produzione dell’acciaio, di cui Breda aveva assunto la gestione.

 

Verso l’industria siderurgica e meccanica: la Saffat
L’iniziativa dell’imprenditore veneto si inserisce nell’ambizioso programma di costruzioni navali e sviluppo degli arsenali militari varato dal Ministro della Marina Benedetto Brin: il progetto punta a dotare il Paese di una industria siderurgica moderna, capace di fornire i prodotti in acciaio necessari alla difesa e promuove quindi l’affidamento a Breda e al gruppo veneto della realizzazione dell’impresa di Terni. Nel marzo del 1884 si costituisce quindi la Società alti forni, fonderie ed acciaierie di Terni (Saffat) con la partecipazione di capitali di banchieri veneti, della Società Veneta e dello stesso Breda. Lo Stato si impegna a sostenere i costi di impianto con cospicui anticipi sulle future commesse.
La scelta del 1884 imprime una svolta profonda alla strategia imprenditoriale di Breda. Senza abbandonare il terreno originario delle iniziative della Società Veneta nel campo delle opere pubbliche, delle ferrovie e dell’edilizia, l’asse principale della sua attività si sposta ora al settore dell’industria siderurgica e meccanica. Il nucleo dirigente dell’impresa padovana si ritrova così alla testa della Terni. Le due società hanno lo stesso presidente, Breda, lo stesso direttore amministrativo, e molti soci, consiglieri di amministrazione, dirigenti e tecnici in comune.
Mentre segue la realizzazione degli impianti siderurgici della Terni, Breda volge l’attenzione all’industria meccanica. La Veneta possedeva già due stabilimenti per la costruzione di materiale ferroviario, a Padova e a Venezia (dov’era in allestimento anche un cantiere navale). Inoltre, deteneva una consistente partecipazione nella Società Felice Grondona di Milano, affermata impresa costruttrice di vagoni e carrozze ferroviarie. Alla fine del 1886 Breda promuove, anticipando con la Veneta i capitali necessari, la costituzione della Società Ernesto Breda e C., un’impresa destinata a divenire uno dei maggiori complessi industriali del Paese. Il titolare, il giovane ingegnere Ernesto Breda – cugino di Vincenzo Stefano Breda – era stato assunto nello staff tecnico dirigente della Veneta e aveva maturato nel decennio 1880 la propria esperienza compiendo viaggi di studio per la Società e approfonditi studi sull’organizzazione e la tecnologia delle costruzioni ferroviarie nei principali Paesi europei.