Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Parma 1861 - 1896: Prima dell'industria

Lo stabilimento Braibanti, fondato a Parma nel 1870 e confluito successivamente nel Gruppo Barilla, in una incisione di fine Ottocento (Archivio storico Barilla, fondo Barilla).

 
 

Dopo l’Unità d’Italia l’agricoltura della provincia di Parma è ancora arretrata e si caratterizza per il perpetuarsi di metodi e tecniche di lavorazione inadeguati, che generavano bassi livelli di produttività e condizioni generali di povertà nelle campagne. Come rileva il relatore per l’inchiesta agraria, Francesco Barbuti, solo una piccola parte dei campi è coltivato «con sufficiente intelligenza e quindi con corrispondente entità di produzione». La resa delle coltivazioni cerealicole, pari a un rapporto seme-raccolto di 1 a 4/5, è inferiore alle medie regionali e nazionali del periodo. L’arretratezza dell’agricoltura parmense è da addebitarsi all’insufficiente istruzione agronomica dei proprietari, associata a una cronica carenza di capitali, all’elevatissimo tasso d’analfabetismo dei contadini e alla ristrettezza dei canali commerciali. La situazione economica è aggravata dal fatto che la perdita della dignità di capitale del capoluogo ha compromesso anche le prospettive del settore industriale, che già allora si caratterizza per una larga prevalenza del comparto alimentare, strutturato in circa 900 piccoli stabilimenti (mulini, caseifici, forni, centri per la lavorazione delle carni suine), con una dimensione media di circa 3 addetti per impianto.
La fondazione della Cassa di risparmio, il 19 agosto 1860, è la precondizione per sfuggire all’arretratezza. La nascita dell’istituto di credito, progettato negli ultimi mesi del Governo ducale e approvato dal Luogotenente, Carlo Farini, prima dell’unificazione, contribuisce a mobilitare capitali, conoscenze ed energie per modernizzare l’agricoltura e avviare una prima fase di sviluppo dell’industria agroalimentare. Già nel 1867 viene creato il Comizio agrario, ma determinante è l’istituzione, nel settembre 1892, della Cattedra ambulante di Agricoltura (seconda in Italia dopo quella di Rovigo), affidata alla direzione dell’agronomo Antonio Bizzozzero, e, il 1° gennaio 1893, del Consorzio agrario provinciale. Alla fine del secolo, l’azione combinata degli effetti della crisi agraria del decennio precedente, che ha fatto crollare i prezzi del grano e del mais, e della promozione svolta dalle istituzioni agrarie incentiva la diffusione dei concimi chimici, delle piante foraggere, la crescita dell’allevamento stabulare e il miglioramento delle razze, nonché la progressiva sostituzione del mais con la coltivazione della barbabietola da zucchero e del pomodoro.

 

Pietro Barilla senior, fondatore nel 1877 a Parma del primo laboratorio di produzione del pane che diverra' la societa' Barilla ad opera dei figli, Riccardo e Gualtiero, e dei nipoti, Pietro e Giovanni, sec. XIX fine (Archivio storico Barilla, Fondo Barilla)

 
 

Il Consorzio agrario supporta la formazione delle prime associazioni cooperative come casse rurali, latterie e cantine sociali, anche nelle zone più povere e isolate dell’Appennino. La Cattedra, sostenuta dalla Cassa di risparmio, diviene rapidamente il punto di riferimento della rete di istituzioni agrarie che generano le condizioni per realizzare quel processo di sviluppo, che lo storico Gioacchino Volpe definirà «il miracolo di Parma».
Le nuove coltivazioni come la barbabietola e il pomodoro si affermano grazie alla maggiore remuneratività come prodotti indirizzati alla trasformazione industriale. Carlo Rognoni, chimico e agronomo, Direttore del “podere sperimentale” dell’Istituto tecnico di Parma e Presidente del Comizio agrario, è il primo a inserire il pomodoro nelle rotazioni agrarie, sperimentandone le tecniche di coltura e le specie più adatte, e a concepire l’impianto pilota dell’industria conserviera, creando nel febbraio 1874 a Felino, assieme a Lodovico Pagani e Brandino Vignali, la Società anonima di coltivatori per la preparazione delle conserve di pomodoro. La coltivazione del pomodoro si afferma rapidamente grazie al concorso di una serie di condizioni favorevoli, che vanno dalle eccellenti caratteristiche del clima e del terreno, alla possibilità di irrigare e arare i campi in profondità, dalla sua introduzione, con vantaggio, nel ritmo delle rotazioni tradizionali in avvicendamento, alla crescita della domanda di prodotto fresco e conservato – in Italia e all’estero –, nonché, infine, dall’elevata redditività che la sua coltivazione genera per gli agricoltori.

Risorse bibliografiche
M. Dall’Aglio, Il frutto del denaro: la Cassa di Parma dal 1860 al 1895, in G. L. Basini e G. Forestieri, Banche locali e sviluppo dell’economia. Parma e la Cassa di risparmio, Milano, Giuffrè Editore, 1989, pp. 25-156; F. Cazzola, La ricchezza della terra. L’agricoltura emiliana fra tradizione e innovazione, in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. L’Emilia-Romagna, a cura di R. Finzi, Torino, Giulio Einaudi editore, 1997, pp. 51-123; G. Volpe, L’Italia moderna, Firenze, Le Lettere, 2002 (ristampa anastatica dell’edizione Sansoni del 1958); S. Magagnoli, Dai campi alle officine. Origine e sviluppo del sistema agroindustriale di Parma, in Così il lavoro redento alfin sarà. I lavoratori della terra nel parmense dalle leghe alla CGIL, a cura di S. Magagnoli, B. Manotti, M. Minardi e R. Spocci, Parma, Monte Università Parma Editore, 2005, pp. 221-265.