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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Genova 1992 - 2010: Fra declino e trasformazione

Stabilimento Ansaldo Energia di Genova, lavorazione di una turbina a gas, 2004 (Archivio Fotografico Ansaldo Energia)

 
 

Alla fine del Novecento il ridimensionamento dell’apparato industriale genovese è in larga misura già avvenuto. Sono ancora in atto processi di declino che si accompagnano a esperienze più positive, senza però che queste ultime siano in grado di determinare una chiara inversione di tendenza di un processo che appare irreversibile. Genova è ormai una città dall’economia dominata dal terziario: tale macrosettore assorbe nel 1994 il 71,9% degli occupati nella provincia, mentre lavora nell’industria il 26,5% del totale degli addetti, e solo l’1,6% in agricoltura. Il periodo è caratterizzato dal dispiegarsi delle privatizzazioni e dal ritirarsi dello Stato imprenditore, a lungo protagonista della scena economica cittadina. L’Ilva, la grande impresa siderurgica che ha raccolto la pesante eredità dell’Italsider, riassumendo una vecchia denominazione coniata all’inizio del Novecento, tra il 1994 e il 1996 passa sotto il controllo del gruppo Riva, leader del settore a livello nazionale e tra i maggiori gruppi mondiali. La presenza genovese dell’impresa, il cui cuore è fuori dalla regione, si limita al solo stabilimento di Cornigliano: qui il peso in termini di addetti è lontano da quello avuto in passato e, pur continuando a occupare vaste aree demaniali (appetibili per progetti di espansione portuale), l’impianto è sottoposto a critiche aspre da parte di comitati civici come causa di inquinamento ambientale. Si perde anche una tradizione fiorente nel campo dell’impiantistica industriale. L’Italimpianti, capofila dell’Iri in tale ambito, si accorpa in Iritecna con altre imprese del ramo per essere poi suddivisa e ceduta a società private quali Fiat, Mannesmann e Techint. Diverso è il quadro che emerge da un esame delle vicende del settore dell’elettronica. La Elsag Bailey Process Automation, sotto la guida di Enrico Albareto, acquisisce il controllo di importanti imprese estere (1994, Fischer & Porter; 1995, Hartmann & Braun); nel 1999 però, per esigenze finanziarie della controllante – la holding pubblica Finmeccanica –, si cede la Bailey al gruppo Asea Brown Boveri e quindi si alienano gli altri pezzi esteri. Ciò rappresenta un duro colpo alla presenza italiana in un comparto ad alta tecnologia e la perdita, per Genova, non tanto di lavorazioni e addetti che erano ubicati altrove (fuori dai confini nazionali), quanto della possibilità di avere in città il centro strategico di una grande impresa multinazionale. Resta in Finmeccanica la parte italiana del gruppo, divenuta Elsag spa, che nel 2000 dà lavoro a circa 2.600 persone. Nell’elettronica è sempre presente la multinazionale britannica Marconi, attiva nelle telecomunicazioni e capace di intessere rapporti con la Siemens.

 

Più radicata nel territorio di questi grandi gruppi internazionali, la cui permanenza a Genova dipende da strategie globali decise altrove, è la Esaote Biomedica, dinamica azienda del comparto biomedicale, nata e cresciuta nel mondo delle imprese pubbliche, che nel 1994 viene privatizzata con un’operazione di management buy out, di cui sono protagonisti dirigenti della stessa impresa supportati da soggetti finanziari. Dopo qualche tempo la Esaote, quotata in borsa, passa sotto il controllo del gruppo Bracco, per essere infine rilevata da una cordata imprenditoriale nazionale. Attorno a Esaote si articola un variegato insieme di piccole e medie imprese del settore che hanno fatto parlare di “distretto dell’elettronica” genovese. Per dare solidità a questa vivace realtà si lavora da tempo a una sistemazione di un’area urbana che potrebbe diventare, con insediamenti industriali e universitari, un polo tecnologico di rilievo. Nel 1993 l’Ansaldo viene incorporata in Finmeccanica, che ne ridefinisce la missione e la struttura articolata in tre divisioni: industria, energia e trasporti. Successive ristrutturazioni e privatizzazioni tengono in campo Ansaldo Energia e altre imprese che si occupano di sistemi di trasporto, sotto il profilo della progettazione, del segnalamento e della realizzazione di linee e materiale ferroviario. Tra le grandi imprese e i settori strategici nella storia industriale della città bisogna infine ricordare Fincantieri, tuttora in mano pubblica, presente nel territorio con il cantiere navale di Sestri Ponente, che dopo un periodo di mancanza di lavoro si è ripreso, acquisendo ordinazioni per la costruzione di grandi navi da crociera. Questa attività ha consentito di coinvolgere numerose imprese minori dell’indotto, ma ha segnato una battuta d’arresto in seguito alla crisi degli ultimi anni. Si mantiene su soddisfacenti livelli invece il lavoro nel campo delle riparazioni di naviglio di varia tipologia: Genova resta per queste lavorazioni un polo centrale nel Mediterraneo. Se questo è il quadro che emerge conducendo un’analisi per settori, sotto il profilo degli assetti proprietari il dato più appariscente è rappresentato dalla fine del sistema delle partecipazioni statali, con l’avvenuta liquidazione dell’Iri e la privatizzazione di molte delle imprese controllate dall’ente, per quanto proprio a Genova rimangano alcune importanti imprese in mano pubblica. Ridotto è invece il peso dell’imprenditoria locale. I centri decisionali dove si determinano le sorti dell’economia cittadina sono dunque lontani dalla regione e, con il ridimensionamento dell’industria di Stato, sempre meno influenzabili dalle dinamiche politiche e dalle richieste del mondo locale. Nell’età della globalizzazione si chiudono definitivamente lunghe fasi della storia dell’industria e talvolta si aprono nuove prospettive. Governarne gli sviluppi è una delle grandi questioni irrisolte della nostra epoca.

Risorse bibliografiche
M. Doria, “Economia mista” e deindustrializzazione, in Storia della Liguria, a cura di G. Assereto e M. Doria, Roma-Bari, Laterza, 2007; P. Rugafiori, Industria e impresa. Genova 1850-2000 (in partic. il capitolo Dal declino alla ripresa, dal pubblico al privato 1990-2000), Genova, Ausind editore, 2003.