Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Torino-Ivrea 1945 - 1970: Gli anni gloriosi

Linea di montaggio della "Fiat 128" nello Stabilimento Fiat Rivalta di Torino, 1970 (Archivio e centro storico Fiat, fondo iconografico).

 
 

Gli immigrati, che provengono soprattutto dal Sud, rappresentano più di un quarto della popolazione torinese all’inizio degli anni Settanta. Ai problemi legati all’insediamento e alla fornitura di servizi (scolastici, sanitari, di trasporto) adeguati all’intenso processo di inurbamento, si aggiungono quelli relativi all’integrazione di una forza lavoro non addestrata all’attività in fabbrica . Il mancato governo delle trasformazioni sociali in atto a livello nazionale lascia all’impresa l’onere di affrontare direttamente la pressione dei cambiamenti e le contraddizioni indotte dal suo stesso sviluppo: in un sistema di relazioni industriali arretrato, questa sceglie la via del controllo e della repressione della rappresentanza sindacale e offre in cambio qualche intervento sul versante delle provvidenze.
Una vicenda imprenditoriale, indipendente dallo sviluppo torinese e, per molti versi, eccezionale è quella di Adriano Olivetti, che dimostra concretamente come l’impresa possa ottenere, oltre al profitto, un positivo rinnovamento sociale. Anche la società di Ivrea registra uno sviluppo grandioso negli anni Cinquanta. Dotata di forze produttive di altissima qualità sia per gli impianti sia, soprattutto, per le risorse umane, fra il 1946 e il 1958 la Olivetti passa da 6.000 a 15.000 dipendenti, mentre il numero delle macchine per scrivere tradizionali registra un incremento produttivo di quattro volte e mezzo, quello delle portatili di nove, delle calcolatrici  addirittura di sessantasei volte.

 

Uscita degli operai dagli stabilimenti Fiat, Torino, 1931 (Archivio e centro storico Fiat, fondo iconografico).

 
 

Negli anni Cinquanta è già un’impresa globale presente con le sue consociate – quasi 19.000 dipendenti nel 1963 – in tutti i continenti, in grado di incidere per il 27% sul mercato mondiale delle macchine per scrivere, di acquisire il controllo nel 1959 di una grande società americana, la Underwood, di tentare con serie prospettive di successo la via dell’elettronica, e di proiettare il Paese sulla frontiera della terza rivoluzione industriale. Questi traguardi vengono raggiunti nel quadro di un rapporto fra impresa e lavoratori che diverge in modo radicale dall’autoritarismo vallettiano, modello diffuso delle relazioni industriali nazionali. Il tratto più originale dell’opera di Adriano Olivetti, in un’Italia che sembra tesa a “produrre per produrre”, è la volontà di creare una “comunità a misura d’uomo” armonizzando il luogo di lavoro con gli altri luoghi della socialità, la fabbrica con il territorio. Olivetti elabora piani regolatori per Ivrea e il Canavese, lancia programmi culturali e realizza investimenti produttivi nell’agricoltura. Cerca quindi di contribuire alla soluzione del maggior problema nazionale – lo squilibrio Nord/Sud – portando lavoro nel Mezzogiorno con iniziative industriali in Campania e in Basilicata. La sua morte, nel 1960, segna una profonda cesura nella storia dell’impresa di Ivrea, che si trova a fronteggiare una crisi finanziaria, culminata nell’intervento di un gruppo formato da Fiat, Pirelli, Mediobanca, Imi e la Centrale (1964).
Nel 1966 Gianni Agnelli, nipote del fondatore, assume la carica di presidente della Fiat: il suo disegno di riorganizzazione aziendale chiude la stagione di Valletta, prospettando un’espansione degli investimenti e un rinnovamento della struttura dell’impresa che si scontrerà con l’intenso ciclo di conflittualità industriale e con le difficoltà della crisi internazionale del decennio seguente.


Risorse bibliografiche
S. Musso, Il lungo miracolo economico. Industria, economia e società (1950-1970), in Storia di Torino, vol. 9, Torino, Einaudi, 1999; F. Amatori, Gli uomini del Professore. Strategie, organizzazioni, management alla Fiat fra anni Venti e anni Sessanta, in Grande impresa e sviluppo italiano. Studi per i cento anni della Fiat, a cura di C. Annibaldi e G. Berta, Bologna, Il Mulino, 1999; A. Olivetti, Città dell’uomo, Milano, Edizioni di Comunità, 2001; L. Gallino, Finalità dell’impresa e stato sociale nel pensiero e nell’azione di Adriano Olivetti, in Annali di Storia dell’impresa, Bologna, Il Mulino, 2001, 12.