Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Olivetti

Manifesto pubblicitario di Olivetti Personal Computers, ispirato al surrealismo magrittiano, 1988 (Associazione archivio storico Olivetti, Fondo Olivetti)

 
 

a cura di Claudio Rabaglino

  (scheda redatta nell'ambito del progetto Censimento degli archivi d'impresa in Piemonte) 

 
 
     La prima azienda italiana di macchine per scrivere, la «Ing. Camillo Olivetti & C. sas», si costituisce ufficialmente ad Ivrea il 28 ottobre del 1908, su iniziativa di Camillo Olivetti, imprenditore eporediese di famiglia ebraica nato nel 1868, laureato in Ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Torino, nonché militante socialista (nel 1899 era tra l’altro stato eletto al Consiglio comunale di Torino), che già alcuni anni prima aveva fondato, sempre ad Ivrea, una piccola impresa di apparecchi elettrici in seguito temporaneamente spostata a Milano.
     L’azienda si avvale nella sua primissima fase di vita della collaborazione di una ventina di dipendenti, che lavorano in un’officina di appena 500 metri quadri.
     Dopo una lunga fase di preparazione e di rodaggio tecnico, durata quasi tre anni, viene finalmente presentato il primo modello di macchina per scrivere, la M1. L’occasione è rappresentata dall’Esposizione universale di Torino del 1911.
     La risposta del mercato è decisamente positiva: i prodotti Olivetti riscuotono un successo immediato. Nascono le prime filiali nelle principali città italiane, e già nel 1914 i dipendenti superano le 200 unità, con una produzione di 4 macchine al giorno.
L’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale rallenta il cammino dell’azienda, la cui produzione viene in parte riconvertita a fini bellici. Terminata la guerra può riprendere con forza lo sviluppo degli anni precedenti, che non viene particolarmente scalfito dalla stagione di grandi lotte sociali del cosiddetto “biennio rosso”, grazie alla personalità particolare del suo fondatore, imprenditore decisamente sui generis vista la sua militanza nel Psi e l’attenzione da sempre dimostrata alla condizione delle proprie maestranze, mediamente meglio pagate che altrove e che tra l’altro possono usufruire di un sistema di welfare aziendale piuttosto efficiente (già dal 1909 è attiva la cassa mutua per i dipendenti, nel 1919 vengono istituiti gli assegni familiari per ciascun figlio a carico, mentre pochi anni dopo verranno costruite le prime case destinate ai lavoratori).
 
 

Manifesto pubblicitario, disegnato da Marcello Dudovich, della macchina per scrivere Olivetti modello M20, sec. XX prima meta' (Associazione archivio storico Olivetti, Fondo Olivetti)

 
 

Nel 1920, a conferma del grande attivismo dell’impresa di Ivrea, viene lanciato un nuovo modello di macchina per scrivere, la M20, che avrà anch’essa un notevole successo.

    A metà degli anni Venti il numero dei dipendenti tocca quota 500, con una produzione annua di 8.000 macchine. Viene inoltre costituita la OMO (Officina meccanica Olivetti), seguita personalmente da Camillo Olivetti, più a suo agio in un ambiente di lavoro ristretto, dove vengono progettate e costruite macchine utensili, che diventerà nel tempo un importante e del tutto autonomo laboratorio di progettazione per l’intero gruppo.
     Nello stesso periodo Adriano Olivetti, primo figlio maschio di Camillo e di Lucia Revel, nato nel 1901, laureato in Chimica industriale al Politecnico di Torino, fa il suo ingresso in azienda, all’inizio come semplice operaio. Nel 1926, dopo un lungo viaggio di formazione negli Stati Uniti, dove ha modo di osservare da vicino numerose realtà imprenditoriali, comincia ad affiancare il padre nella conduzione dell’impresa di famiglia.
     Tra le sue prime iniziative va segnalata la creazione di un ufficio dedicato alla pubblicità, da lui diretto personalmente, a testimonianza di una precoce attenzione per tutto ciò che concerne la comunicazione.
     Ben presto Adriano comincia ad assumere responsabilità sempre crescenti, che culminano, pochi anni dopo, nel 1933, nella nomina a direttore generale, in un momento in cui l’azienda – che nel frattempo ha modificato la struttura societaria, passando da società in accomandita semplice a società anonima – prosegue la sua forte fase di espansione, che non si arresta nemmeno di fronte alla devastante crisi economica iniziata nel 1929, sia per quanto riguarda la progettazione e il lancio sul mercato di nuovi modelli (si pensi alla prima macchina portatile, la MP1, che ha visto la luce un anno prima), sia per il numero degli addetti (ormai quasi 900) e per i dati relativi alla produzione annuale (24.000 macchine nel 1933, di cui 9.000 portatili).