Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Orsoni

Il laboratorio Orsoni di smalti e mosaici artistici, Venezia 1920 ca. (Archivio Orsoni, Venezia)

 
 

Nel 1933, dopo la morte di Giovanni Orsoni, la gestione dell'azienda fa capo al figlio Angelo Orsoni, che lavorava nella fornace già dai tempi dell’omonimo nonno. Nonostante i progetti di ampliamento (Angelo acquista gli edifici adibiti alla produzione), la guerra rallenta l'attività, che riprenderà solo grazie al boom economico del dopoguerra. In seguito entrano in azienda tre dei sette figli di Angelo Orsoni, a garantire la continuità della dinastia imprenditoriale: Ruggero Orsoni, il più anziano dei tre, si occupa della fornace, Antonio Orsoni apre un nuovo studio per la composizione dei mosaici e Lucio Orsoni, infine, si dedica all’amministrazione, al versante commerciale e ai progetti artistici. Questo periodo è caratterizzato dall’introduzione di alcune migliorie tecnologiche (viene sperimentato il processo di combustione a nafta, con l'esclusione della produzione di “ori”, e viene perfezionata la “macchina dell’oro”), mentre mancano investimenti nella comunicazione pubblicitaria, con l’eccezione di qualche timido tentativo alla fine degli anni Cinquanta (su riviste come l’opuscolo di «Cineturismo», la «Rassegna delle fiere», il catalogo dell’Esposizione Biennale, l’«Annuario industriale arabo», il «Bollettino di architettura»). La produzione rimane stabile, ma sono da segnalare, in questo periodo, la realizzazione dei mosaici esterni e interni nella basilica di San Pietro a Roma e il mausoleo di Kemal Atatürk ad Ankara, in Turchia. I clienti includono studi di mosaicisti e architetti, che affiancano la produzione di nuovi mosaici decorativi alle necessità di riparazione e manutenzione di quelli antichi.
Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta si ampliano le possibilità di utilizzo dei mosaici artistici negli arredi, come testimonia l'affermazione di nuovi concorrenti nel settore, soprattutto veneziani (Donà, Moretti, Maser) o della regione (Bisazza, a Vicenza). Non abituata ad affrontare la competizione sul mercato, l'impresa negli ultimi anni di gestione di Angelo Orsoni si trova in difficoltà, soprattutto per il mancato rinnovamento nell’ambito della comunicazione e del marketing.
Nel 1969 subentrano alla guida dell'impresa gli esponenti della quarta generazione, Ruggero e Lucio Orsoni, che per  far fronte alla crisi introducono cambiamenti nella struttura proprietaria e nei processi produttivi e di accesso al mercato, potenziando la struttura commerciale con nuovi campionari e visite alla clientela e puntando a introdurre l'azienda nel settore del mosaico industriale: Negli anni Settanta viene completamente meccanizzata la produzione degli “ori” e negli anni Ottanta si utilizza una nuova macchina per la pressatura che, rendendo più efficiente la produzione, permette di ampliare il campionario e passare alla produzione make to stock.

 

Il laboratorio Orsoni di smalti e mosaici artistici, Venezia 1920 ca. (Archivio Orsoni, Venezia)

 
 

La produzione di grandi quantitativi e la compressione dei tempi di produzione vengono comunque conciliate con l'affinamento delle tecniche tradizionali, in particolare sul versante della ricerca di particolari sfumature di colore. Nel decennio Ottanta la produzione dell'impresa si riafferma per l'alta qualità e la precisione delle sue realizzazioni artistiche: la decorazione a mosaico per gli interni torna di moda soprattutto grazie all'interesse di alcuni architetti, come il celebre Carlo Scarpa, che propone il mosaico a tessere dorate nei suoi progetti.
Il mercato per la produzione della Orsoni si apre ulteriormente all’internazionalizzazione alla fine del secolo: la domanda proviene dall'Europa dell'est e soprattutto dalla Russia, dall'America e dall'Estremo Oriente, con clienti che vedono in prima fila studi per la decorazione d’interni e architetti. La Orsoni, gode di una situazione di quasi monopolio per quanto riguarda il mosaico artistico: nel suo segmento specifico non risente della concorrenza cinese, che invece colpisce le aziende che producono semplici tessere vetrose per i mosaici industriali.
La dinastia imprenditoriale degli Orsoni si interrompe alla quarta generazione: in assenza di eredi che potessero continuare a gestire l’azienda, nel 2003 Ruggero e Lucio Orsoni vendono tutte le quote di proprietà alla Trend, società di Pino Bisazza, della famiglia Bisazza di Vicenza, grandi concorrenti del passato. Lucio Orsoni conserva quindi la carica di presidente onorario con un ruolo di consulenza artistica per la cura di progetti e collezioni, in un'impresa che all'inizio del nuovo secolo impiega ancora una ventina di addetti, fra operai, tagliatrici e amministrativi.
Il know-how tecnico e artistico accumulato dall'impresa in un secolo di storia è tramandato nella Scuola di mosaico avviata nel 2000, che propone corsi di taglio, composizione e posa del mosaico artistico secondo la tradizione veneziana.

Risorse bibliografiche

I colori della luce: Angelo Orsoni e l'arte del mosaico, a cura di C. Moldi Ravenna e G. Berengo Gardin, Venezia, Marsilio, 1996; F. Orsoni, I maestri del mosaico a Venezia: la Ditta Orsoni (1888-1998), tesi di laurea, Università Ca’ Foscari, 1998; G. Roverato, L’industria nel Veneto: storia economica di un ”caso” regionale, Padova, Esedra, 1996.