Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

ODERO, Attilio

Certificato in cui si attesta il rilascio di alcune azioni della societa' Piaggio & C. al socio Attilio Odero, Genova 8 marzo 1920 (Fondazione Piaggio onlus, Archivio Storico Antonella Bechi Piaggio)

 
 

Nel 1889, come primo riconoscimento pubblico della statura imprenditoriale di assoluto rilievo raggiunta in questi anni, Odero viene nominato Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Nel 1905 diventerà Cavaliere del Lavoro, mentre nel 1911 arriverà la nomina a Grand'Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, nel 1913 quella a Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e nel 1929 quella a senatore del Regno. Nel giro di pochi anni l'armatore ligure diventa una figura centrale dell’industria e della finanza nazionale e inizia a estendere i propri interessi imprenditoriali al di là della cantieristica. Nel 1906 costituisce insieme a Rinaldo Piaggio, fornendo i 2/3 del capitale sociale, le Officine di Finalmarina, specializzate nella costruzione e riparazione di carrozze merci e carrozze passeggeri per conto delle società ferroviarie italiane, continuando così una partnership industriale che negli anni successivi vedrà Odero sostenere finanziariamente l’ingresso di Piaggio nell’industria aereonautica. Nel 1904 è fra i fondatori, con circa il 40% del capitale, della San Giorgio – Società anonima italiana per la costruzione di automobili, terrestri e marittime. Fra il 1904 e il 1908 la San Giorgio produce su licenza della britannica Napier alcune decine di automobili, ma Odero, convinto che l’auto per l’Italia sia ancora un bene di lusso destinato ad un consumo di nicchia, decide di indirizzare la produzione aziendale, a partire dal 1908, verso la costruzione per la Marina militare di dispositivi ottici, artiglierie navali, lanciasiluri e sommergibili. Nel 1918 assumerà la carica di amministratore delegato della San Giorgio e nel 1921 diventerà presidente, riconvertendo l’azienda negli anni successivi verso la produzione di bilance, lavatrici e asciugatrici per biancheria, impianti di riscaldamento, equipaggiamenti elettrici per autoveicoli e vetture tramviarie, distributori per carburante e macchinari vari per l’industria.

 

Disegno dell'esploratore veloce Tashkent, costruito dal Cantiere Odero Terni Orlando di Livorno per la Marina Militare Sovietica, 8 febbraio 1936 (AS Livorno, Archivio storico del Cantiere navale Luigi Orlando)

 
 
La cantieristica rimane tuttavia il core business di quello che si presenta come uno dei gruppi economici più potenti dell’età giolittiana. Questa posizione a livello nazionale è attestata sia dalla partecipazione alla costituzione, insieme alla Terni e agli Orlando, della società Cantieri Navali Riuniti nel 1906, con impianti a Palermo, Ancona e La Spezia, sia dal fatto che molte delle iniziative imprenditoriali di Odero in settori correlati, quali la siderurgia e l’industria degli armamenti, siano finalizzate proprio al rafforzamento della produzione cantieristica. L’espansione dimensionale del gruppo Odero ne fa sempre più un interlocutore privilegiato del potere politico e della grande banca mista, una posizione che gli garantisce quella continuità di commesse statali che, specialmente durante il primo decennio del Novecento, si rivela decisiva per mantenere l'attività dei cantieri. Tra il 1907 e il 1910 la forza lavoro nei due cantieri Odero di Sestri Ponente e della Foce arriva a toccare le 2.800 persone e Odero decide di ampliare ulteriormente il primo dei due costruendo due nuovi scali per navi di grandissime dimensioni.


Impegnati nelle costruzioni belliche durante la grande guerra, i cantieri Odero entrano in una fase di crisi nel corso degli anni Venti, durante i quali vengono realizzate poche unità, soprattutto militari, molte delle quali per le marine sudamericane: fra queste spicca l'incrociatore Almirante Brown per la Marina argentina, ultima nave costruita nel 1929 nel cantiere della Foce.

Una prima riorganizzazione aziendale porta, nel 1926, alla fusione delle due accomandite controllate da Odero nella società per azioni Cantieri Navali Odero, con un capitale di 40 milioni di lire, mentre l’anno successivo l’imprenditore genovese rileva la Vickers-Terni rinominandola Odero-Terni. Nel 1927 Odero diventa presidente della Terni, avviando un processo di ulteriore riorganizzazione degli stabilimenti navalmeccanici orbitanti intorno all’impresa siderurgica. Per aumentare il coordinamento e semplificare il controllo della produzione, nel 1929 la Cantieri Navali Odero incorpora la Odero Terni e i cantieri Orlando di Livorno, cambiando la denominazione in Società per la costruzione di navi, macchine ed artiglierie Odero-Terni-Orlando (OTO), di cui Odero diventa il primo presidente nel 1929. Lo stesso anno, nell’ambito del vasto processo di riorganizzazione, il cantiere dellaFoce viene chiuso e demolito, mentre quello di Sestri Ponente verrà dismesso nella secondametà degli anni Trenta.

Nel 1933 il passaggio della Terni e della OTO sotto il controllo della nuova conglomerata pubblica, l'Iri, porta a una parziale fuoriuscita dal settore cantieristico della famiglia Odero. Nel 1936 l'imprenditore crea la Fondazione omonima, un ente morale con fini assistenziali, a cui lascia in eredità dopo la sua morte, nel maggio del 1945, il suo intero patrimonio.
 
FONTI E BIBL.: Sulla storia del gruppo Odero si veda la documentazione conservata presso l’Archivio di Stato di Genova. Sulla storia della San Giorgio e della OTO si veda la documentazione conservata presso l’Archivio storico Iri di Roma. P. Fragiacomo, L’industria come continuazione della politica. La cantieristica italiana 1861-2011, Milano, Franco Angeli, 2012; F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962, Torino, Einaudi, 1975.