Genova 1861 - 1896: Prima dell'industria
Apparato motore per la corazzata Sicilia in costruzione nello Stabilimento Meccanico Ansaldo di Sampierdarena, 1889 (Fondazione Ansaldo - Gruppo Finmeccanica)
La moderna industria manifatturiera trova spesso le sue radici in un passato ricco di pratiche di produzione che trasformandosi hanno posto le basi per successivi sviluppi del sistema economico o che, magari scomparendo, hanno comunque lasciato un’eredità di competenze professionali, ricchezze accumulate, abitudine a un’economia di mercato, che ha favorito la nascita di nuove iniziative. Precoce è la presenza delle Arti a Genova, grande centro economico internazionale sin dal Medioevo. Il sistema delle corporazioni palesa in età moderna tutta la sua rigidità, frapponendo ostacoli all’innovazione tecnica e condannandosi a una condizione di arretratezza. Accanto al mondo delle botteghe artigiane, essenzialmente urbano, si sviluppa il lavoro a domicilio, nelle case cittadine o più spesso nelle modeste dimore rurali, di quanti contribuiscono alla produzione nei momenti di picco della domanda. Col passare del tempo il lavoro a domicilio è organizzato da mercanti imprenditori, attivi in particolare nel settore tessile, fondamentale comparto produttivo dell’età preindustriale: fiorente è la produzione di tessuti di seta, damaschi e broccati, che si svolge a partire dal Cinquecento nelle campagne a levante di Genova, attorno a Rapallo. Ancora nel Settecento si contano in riviera oltre 4.000 telai; i mercanti collocano all’estero la maggior parte dei pregiati tessuti prodotti coinvolgendo migliaia di persone. Tali lavorazioni decadono inesorabilmente nell’Ottocento. Anche le spiagge sono teatro di attività “industriale”: lì, maestri d’ascia e calafati, organizzati in corporazioni, si dedicano alla costruzione di navi, realizzate con legnami che giungono anche dall’estero. Talvolta il lavoro manifatturiero si svolge in edifici a ciò adibiti. È il caso dell’industria della carta: nelle valli attorno a Voltri sono presenti numerose cartiere che trasformano in carta tonnellate di stracci, impiegando nel processo produttivo e come forza motrice l’acqua dei torrenti lungo il corso dei quali si collocano. Nell’entroterra appenninico si trovano nel Settecento alcune ferriere che lavorano il minerale di ferro che giunge in Liguria via mare dall’isola d’Elba, utilizzando il legno come combustibile.
Varo del veliero Cavalier Ciampa costruito nel Cantiere Navale Ansaldo di Sestri Ponente nel 1889 (Fondazione Ansaldo - Gruppo Finmeccanica)
Il processo di trasformazione che porta gradualmente il settore secondario ad acquisire tratti innovativi (per quanto riguarda i modi di organizzare la produzione, la localizzazione degli impianti, le tecnologie impiegate) ha luogo nei decenni centrali del XIX secolo. Nel circondario di Genova, ancora nel 1830-1840 circa 32.000 persone sono occupate nell’industria tessile e del vestiario: solo 5.000 lavoravano in fabbrica (nel 1840 le manifatture tessili con più di 100 operai non superano nell’area genovese la quindicina), mentre le altre 27.000, in larghissima misura donne, svolgono la loro attività a domicilio. Rarissime sono le prime fabbriche moderne: tra queste la fonderia dei fratelli Balleydier, provenienti dalla Savoia, a Genova Sampierdarena dal 1832, e il lanificio D’Albertis a Voltri, che dà lavoro a circa 300 operai nel 1840 ed è dotato di una quarantina di telai e di un centinaio di altre macchine diverse. Nel corso degli anni Quaranta si registrano alcuni segnali di cambiamento. Nel 1846 lo Stato sabaudo avvia la costruzione della linea ferroviaria Torino-Genova, completata nel 1853; il collegamento ferroviario con Milano è realizzato nel 1861 e reso più diretto nel 1867. Si riducono così drasticamente i tempi del viaggio da Genova ai grandi centri urbani del Nord e si abbattono i costi del trasporto delle merci. Anche nel settore industriale non mancano le novità. Le aziende tradizionali mostrano ormai il fiato grosso: la riduzione dei dazi doganali, decisa all’inizio degli anni Quaranta, accentua le difficoltà delle cartiere e in generale di quelle produzioni che fanno ancora largo affidamento sui vecchi metodi di organizzazione del lavoro. Compaiono però sulla scena imprese moderne, tanto nel campo delle public utilities – illuminazione a gas e acquedotti – quanto nel comparto metalmeccanico. Nel 1845 inizia l’attività la fonderia Pezzi a Cogoleto, che occupa una sessantina di addetti; nel 1846 aprono le officine meccaniche Westermann a Sestri Ponente e la Taylor e Prandi. Proprio quest’ultima, con la denominazione di Ansaldo, diventerà la più importante impresa industriale della storia genovese dell’Otto e del Novecento. Essa nasce nel 1846 in un’area sul mare nel territorio del comune di Sampierdarena, per iniziativa di Fortunato Prandi, uomo d’affari piemontese che ha trascorso anni di lavoro in Inghilterra, e di Philip Taylor, ingegnere meccanico inglese, cui spetta la Direzione tecnica dell’erigenda fabbrica.
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