Cantieri Navali Tosi
Interni delle officine dei Cantieri navali di Taranto, 1947-1948 (Archivio di Stato di Taranto, fondo Prefettura).
Rilanciare la produzione
A questi pesanti limiti si aggiungono la limitatezza delle commesse in corso (5 navi mercantili di modesto tonnellaggio) e le difficoltà di rifornimento di materie prime, le restrizioni di energia elettrica, i frequenti aumenti salariali dovuti alla svalutazione monetaria, il problema delle maestranze in esubero.
Nonostante la cronica mancanza di capitali e la chiusura dei bilanci in perdita, la Cantieri Navali tra il 1948 ed il 1953 riesce a superare il periodo più difficile attraverso qualche commessa estera (da Grecia e Turchia) e l’utilizzo dei benefici contenuti nei provvedimenti governativi (legge Saragat 1948 e legge Cappa 1952) a favore della costruzione di navi mercantili, fino a ottenere, nel 1953, qualche commessa anche dal nuovo programma del Ministero della Difesa. Nel 1954, in coincidenza dell’emanazione della legge Tambroni in favore della cantieristica, si apre una nuova fase favorevole che consente ai Cantieri di acquisire nuove commesse (5 unità militari e 8 navi mercantili) e aumentare la manodopera occupata. Tuttavia, proprio il rilancio dell’attività produttiva, che impone nuove esigenze finanziarie e richiede una immediata, nuova capitalizzazione dell’azienda, rende più acuta l’originaria mancanza di liquidità, mettendo subito in seria difficoltà la società, che non riesce a far fronte al pagamento dei dipendenti e dei fornitori. Nonostante l’intervento dell’Imi e di Mediobanca, il bilancio del 1957 si chiude di nuovo in perdita e il 28 luglio del 1958 i Cantieri vengono ammessi alla procedura di amministrazione controllata.
Liquidazione speciale
Nel tentativo di trovare una soluzione alla grave situazione dei Cantieri, il Governo Fanfani tenta una mediazione con l’Iri e la Fiat (impegnata con i Cantieri per forniture eseguite nel campo degli apparati motori) perché si arrivi a una acquisizione paritetica della società. Di fronte al fallimento del tentativo, il Governo e il Ministro delle Partecipazioni Statali assumono l’iniziativa di autorizzare – con legge approvata dal Parlamento il 18 dicembre 1958 – l’Iri a rilevare le attività patrimoniali e i contratti di fornitura della Cantieri navali Taranto spa, per assumerne la gestione nell’ambito del riordino dell’intero settore cantieristico pubblico. Nel 1960, dopo aver cessato le attività ed essere stata posta in liquidazione speciale, la ex Tosi passa alla Fincantieri con il nome di Società officine di costruzioni e riparazioni navali di Taranto, in cui nel 1962 vengono incorporati i Cantieri del Quarnaro. Nel 1981, in seguito alla fusione con la Società esercizio bacini spa di Napoli, nasce la Società esercizio bacini meridionali spa. Nel 1984, in seguito alla ristrutturazione della cantieristica italiana, la Sebm viene incorporata nella società multidivisionale Fincantieri-Cantieri navali italiani spa. Nel 1993 gli stabilimenti vengono rilevati dalla società Cantieri del Mediterraneo e bacini napoletani.
Risorse bibliografiche
V. De Marco, I Cantieri navali di Taranto fra le due guerre, in «Analisi storica», 1985, 5; V. De Marco, I Cantieri navali di Taranto nel Secondo dopoguerra, in «Analisi storica», 1986, 6.; I. Macchione, L’oro e il ferro. Storia della Franco Tosi, Milano, Franco Angeli, 1987.