Napoli 1861 - 1896: Prima dell'industria
Pianta del Reale Opificio meccanico e pirotecnico di Pietrarsa, pubblicata nel volume Sullo stabilimento metallurgico e meccanico di Pietrarsa, Torino 1861 (AS Napoli, Fondo Ferrovie, 71/9, all. I)
La crisi postunitaria si manifesta soprattutto nella perdita del ruolo di capitale del Regno. Le prime iniziative imprenditoriali, che pur significativamente si registrano, non sono, peraltro, riconducibili a interventi diretti o indiretti del nuovo Stato unitario, quanto piuttosto a un apprezzabile dinamismo degli enti locali, talvolta retaggio del passato regime borbonico, cui si aggiunge un rilevante impiego di capitale straniero. E ciò vale tanto nel campo dei servizi pubblici che in quello dell’industria meccanica e del settore tessile. Alquanto diverso si presenta invece il caso delle piccole imprese, ivi inclusa la particolarità dell’industria alimentare.
La storia dell’illuminazione a gas della città, dopo un iniziale dominio di capitale e competenze francesi nel ventennio preunitario, vede un discreto sviluppo della rete anche grazie a investimenti belgi svizzeri.
Ancora dovute al capitale straniero, questa volta anglosassone, e con origine risalente al periodo borbonico, sono le due principali fabbriche meccaniche site nella zona orientale della città: la Guppy e C. e la Pattison. La prima costituita da Guppy nel 1853 e la seconda, nel 1864, dal socio di questi, Pattison.
Le due società crescono rapidamente negli anni Sessanta, occupando segmenti di mercato diversificati che vanno dalle imbarcazioni ai motori marini, dalle macchine agricole a quelle industriali, in particolare per mulini, frantoi e pastifici. La Pattison, in particolare, andrà specializzandosi sempre più nella produzione di piccole navi commissionate dallo Stato per la Marina mercantile, con alcune interruzioni di ordinativi che procureranno non pochi problemi.
Le due società si danno una organizzazione di anonime solo nella seconda metà degli anni Ottanta, e possono contare su risorse patrimoniali limitate, non integrate da quelle alquanto asfittiche del credito bancario locale.
Il settore tessile vanta in Campania un’antica tradizione risalente al periodo precedente a quello borbonico. La maggior parte delle lavorazioni è di tipo “artigiano-casalingo”, sostenuta da un ampio e variegato gruppo di mercanti. Subito dopo l’Unità si ha notizia di una crisi del settore, che neppure le tariffe protezioniste del 1878 e del 1887 riescono a frenare.
Nel campo della fornitura di beni di prima necessità è significativa la costituzione, nel 1878, ancora una volta con capitali francesi, di una controllata inglese della Compagnie générale des eaux, la società Naples Water Works Company LTD per la distribuzione in città e nei comuni limitrofi dell’acqua potabile. Il progetto prevede il sostanziale rifacimento del’antico acquedotto cittadino: si tratta di un’opera di dimensioni rilevanti, che viene completata nel 1885, sia pure tra notevoli difficoltà finanziarie.
Intanto, nel 1885, nella zona a Ovest della città, si impianta a Pozzuoli l’industria della meccanica pesante, con la Armstrong. Il gruppo britannico, tra i maggiori al mondo nella fornitura bellica, sceglie il Comune del Napoletano per la favorevole posizione geografica, la vicinanza della ferrovia cumana in costruzione, la disponibilità del Comune a fornire acqua potabile e ad acquistare le terre dove procedere alla costruzione.