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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

MORATTI, Angelo

Angelo Moratti a Roma, 1962 (Archivio storico Luce, fondo V.E.D.O.).

 
 

Somma Lombardo (VA), 5 novembre 1909 - Milano, 21 agosto 1981

In provincia di Varese, a Somma Lombarda, il padre Albino esercitava dalla fine dell’Ottocento l’attività di farmacista; si era poi trasferito a Milano per gestire una farmacia in prossimità di piazza Duomo (piazza Fontana). Ultimata la scuola elementare, Moratti inizia a lavorare in una fabbrica di maniglie d’ottone, conseguendo contemporaneamente il diploma di scuola media grazie ai corsi serali.
A 14 anni, dopo un velleitario tentativo di raggiungere Marsiglia e imbarcarsi per l’America, Moratti risponde a un’inserzione di una ditta milanese di distribuzione di prodotti petroliferi e viene selezionato per svolgere l’attività di agente di commercio.
Gli anni della Prima guerra mondiale vedono una prima fase di affermazione globale dei derivati del petrolio, evidenziandone le possibilità come carburanti e lubrificanti. L’Italia, pur non essendo uno dei mercati europei più rilevanti (principalmente a causa del basso grado di diffusione dell’automobile), è comunque uno dei Paesi dove benzine e gasoli soppiantano più precocemente il kerosene. Inoltre, l’alto costo del carbone (quasi interamente importato) favorisce una rapida diffusione dei derivati del petrolio, che già nel 1925 superano il 9% del consumo energetico nazionale (contro una media europea poco superiore al 3%).
Moratti dimostra allora una notevole iniziativa nello sfruttare le opportunità offerte dalla crescente domanda di prodotti petroliferi, specialmente inserendosi in aree trascurate dai grandi operatori. Durante il servizio militare svolto a Civitavecchia, nel 1927, allestisce una propria “rete” di distribuzione che rifornisce i pescatori locali di petrolio raffinato (utilizzato per alimentare le lampare). L’attività, svolta durante i periodi di licenza, si dimostra redditizia e permette a Moratti di stabilire solide relazioni (estese sia all’area toscana che al porto sardo di Olbia), che si dimostrano estremamente proficue anche dopo il congedo e la ripresa della regolare attività lavorativa.
Nella prima metà degli anni Trenta, Moratti lavora per conto della Società anonima permanente olio (Permolio), di proprietà dei conti Miani, stabilendosi a Civitavecchia e mettendo la propria rete a servizio della distribuzione dei prodotti dei nuovi datori di lavoro.

 

Nella capitale italiana del petrolio
La Permolio, attiva come importatrice di prodotti, è una delle protagoniste della prima fase di crescita dell’industria della raffinazione nazionale con gli impianti di Roma, Genova e Milano. Queste ultime arrivano nel 1938 a una produzione di oltre 70.000 tonnellate annue, rappresentando all’incirca il 5% del totale nazionale.
Nel 1933 Moratti si è già trasferito a Roma, lasciando la Permolio per avviare una propria società, la Carcom, sempre sulla base del sistema di distribuzione ormai consolidato nelle Regioni del centro Italia. Un successivo trasferimento porta Moratti, allora ventiseienne, a Genova, in quella che è nel frattempo diventata la “capitale” italiana nel petrolio (dato che il porto ligure costituisce il principale punto d’ingresso di greggio e prodotti raffinati nel Paese). Qui riscuote la fiducia del finanziere Cerutti, che diventa un importante appoggio nelle successive iniziative del giovane imprenditore.
Rientrato a Milano nel 1937, Moratti acquisisce una partecipazione nella Società mineraria del Trasimeno (Somintra), che esercita una miniera di lignite in prossimità di Pietrafitta (Perugia). Nella situazione creata dalle politiche autarchiche si aprono interessanti prospettive di utilizzo anche per combustibili nazionali di qualità nettamente inferiore al fossile importato, mentre il mercato dei prodotti petroliferi è sempre più soggetto a limitazioni e a quote stabilite a livello politico, fino ad arrivare alla totale paralisi negli anni della guerra.
In breve Moratti acquisisce il controllo totale della Somintra: durante la guerra e nell’immediato dopoguerra la miniera di Pietrafitta diventa il centro principale delle sue attività. Riesce a garantire il funzionamento dell’impianto con la realizzazione di una fabbrica di mattoni e di una per la produzione di vetro, che avrebbero assicurato la rapida ripresa delle attività di estrazione e uno sbocco sicuro per la produzione (e quindi il mantenimento dei livelli occupazionali). Vara inoltre un progetto per la realizzazione di una centrale termoelettrica presso la miniera.
La costruzione di una centrale a carbone moderna presenta notevoli problemi nel contesto italiano, dove l’industria elettrica è ancora pesantemente legata all’egemonia della tecnologia idroelettrica (la produzione termoelettrica è, nel 1940, appena il 6,3% del totale nazionale). Moratti acquista quindi un progetto per un impianto innovativo dalla tedesca Siemens, mettendosi alla ricerca di altri capitali da associare a un’impresa divenuta nel frattempo impegnativa. Dopo un primo interessamento della Centrale guidata da Luigi Bruno, un accordo viene infine stipulato con Carlo Pesenti. La centrale di Pietrafitta entra in funzione nel 1955 e rimane sotto il controllo della società Moratti-Pesenti fino alla sua cessione al neocostituito Enel, nel 1963.