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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

BENNI, Antonio Stefano

Antonio Stefano Benni, 1944 (Fondazione Isec, fondo Ercole Marelli).

 
 

Cuneo, 18 aprile 1880 - Losanna (Svizzera), 27 dicembre 1945

Il padre, funzionario all’intendenza di Finanza, era morto poco prima della sua nascita. L’infanzia e l’adolescenza di Benni trascorrono fra disagi e ristrettezze dapprima a Cuneo, fino al 1883, e poi a Milano. Nel 1894, costretto dalle necessità familiari ad interrompere gli studi, entra come apprendista nell’officina che apparteneva a Ercole Marelli.
La Marelli produce piccole apparecchiature elettriche e meccaniche, e dal 1896 intraprende la strada della specializzazione produttiva con la fabbricazione di ventilatori elettrici. Questa scelta decreta il successo dell’azienda e la sua veloce crescita dimensionale: Marelli è responsabile degli aspetti tecnici della produzione, mentre il giovane Benni si fa presto carico della Direzione organizzativa e commerciale; allo scopo di assicurarsi un vasto mercato e creare una efficiente rete di rappresentanze, a partire dal 1900 compie numerosi viaggi in Europa e nell’America latina. In pochi anni le vendite della Marelli crescono considerevolmente sul mercato interno e su quelli esteri e nel 1905 Marelli e Benni decidono di abbandonare l’officina cittadina per progettare e costruire, in sette mesi, un grande stabilimento a Sesto San Giovanni (Milano). Il conflitto mondiale determina un ulteriore incremento nelle attività della Marelli la quale, nel 1915, avvia la produzione di magneti. Nel 1919 Benni, insieme a Marelli e a Giovanni Agnelli, costituisce la Fabbrica italiana magneti Marelli (Fimm), il cui capitale è versato in parti uguali dalla Fiat e dalla Marelli.

 

La carriera politica
Nel 1922 muore Ercole Marelli, e gli subentra nella proprietà il figlio Fermo. A quella data Benni possiede rilevanti partecipazioni sia nella Marelli sia nelle consociate italiane e nelle filiali estere della stessa: assume quindi la guida del gruppo industriale e nell’agosto del 1923 è nominato Presidente del Consiglio di amministrazione e Direttore Generale della Ercole Marelli.
Le responsabilità assunte nelle aziende Marelli non impediscono a Benni di impegnarsi in una sempre più intensa attività politica e di rappresentanza sindacale degli industriali. Nell’agosto 1920 è membro della delegazione di imprenditori che incontra i vertici sindacali degli operai alla vigilia dell’occupazione delle fabbriche. In quegli stessi anni è tra i primi dirigenti del consorzio istituito dagli industriali meccanici lombardi, nonché della Federazione italiana meccanica e siderurgica, e delle associazioni di categoria del settore metalmeccanico.
Parallelamente inizia la sua carriera politica: il 15 maggio 1921, a Milano, è eletto deputato nella lista che i costituzionali formano insieme a Mussolini e ad altre personalità fasciste. Alla Camera Benni si iscrive al gruppo liberale democratico, presieduto da Salandra; è membro di varie commissioni parlamentari e relatore di alcuni disegni di legge, specialmente in materia doganale. Insieme ad altri uomini politici e industriali lombardi, partecipa agli avvenimenti che precedono e accompagnano la marcia su Roma. Fino all’ultimo momento è favorevole a una soluzione di compromesso e si adopera affinché l’incarico del governo venga affidato a Giolitti. Il suo disegno, simile a quello di molti altri conservatori, è infatti quello di controllare i fascisti offrendo loro due o tre portafogli in una combinazione ministeriale guidata da una personalità della classe politica liberale, ma il 28 ottobre 1922 Mussolini rifiuta tale soluzione: Benni è fra gli industriali e i politici che Mussolini incontra in quei giorni, convincendoli ad agire presso gli ambienti romani affinché gli venga affidato l’incarico ministeriale. All’indomani della marcia su Roma Benni compie quindi una scelta allora definita “mussolinista”: le prospettive di stabilità del nuovo governo e le direttive di politica economica favorevoli all’iniziativa privata fanno rapidamente cadere molte riserve degli industriali, e dello stesso Benni, nei confronti di Mussolini.