Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

AGNELLI, Giovanni

Giovanni Agnelli e Henry Thomas Ford, Detroit, anni Venti (Archivio e centro storico Fiat, fondo iconografico).

 
 

Mirafiori
Alla costruzione di Mirafiori, un complesso di oltre tre milioni di metri cubi, progettato in origine per concentrare 22.000 operai su tre turni, concorrono gli eccezionali profitti ottenuti grazie alla guerra d’Etiopia; le commesse militari proseguono grazie all’intervento italiano nella guerra civile spagnola e il 1937 rappresenta un anno record per l’impresa torinese: si trattava però di un’euforia effimera, poiché tanto l’autarchia – proclamata da Mussolini nel marzo 1936 – quanto la politica estera italiana di esclusivo appoggio alla Germania nazista e ostile alle potenze occidentali costituivano ostacoli insormontabili per una stabile espansione della Fiat.
Nel corso degli anni Trenta l’azienda trae su altri fronti benefici di non poco conto dalla politica economica del Governo fascista, con importanti commesse fuori dal settore automobilistico, mediante la realizzazione dell’automotrice ferroviaria Littorina, gli inizi della rete autostradale (la Milano-Torino del 1934), l’esenzione nel 1933 dalla tassa di circolazione per le vetture di minor cilindrata: manca tuttavia un sistematico piano di sviluppo paragonabile a quello attuato nella Germania hitleriana con la realizzazione delle grandi costruzioni autostradali e il lancio della “vettura del popolo”, la Volkswagen. Nel 1938 si contavano in Italia 7 veicoli ogni 1.000 abitanti, contro 18 della Germania, 43 della Francia, 44 della Gran Bretagna, 144 degli Stati Uniti.
Al momento dello scoppio della Seconda guerra mondiale, nel settembre 1939, Agnelli si dimostra consapevole della grave debolezza militare italiana ed è quindi favorevole alla “non belligeranza”, cercando di realizzare buoni affari con tutti i partecipanti al conflitto sino al maggio 1940. La riconversione militare non trova peraltro la Fiat impreparata e Agnelli aderisce totalmente allo spirito della “guerra imperialista”. I bombardamenti alleati su Torino, con le migliaia di morti, la distruzione delle fabbriche, la disarticolazione della rete produttiva comportano un amaro ritorno alla realtà, e il legame con il Fascismo si incrina definitivamente durante gli scioperi che, iniziati proprio alla Fiat il 5 marzo del 1943, si propagano rapidamente in tutto il Nord Italia. Agnelli avvia allora contatti sia con gli Alleati sia con gli ambienti monarchici e liberali.
Dopo l’8 settembre l’imprenditore lascia ogni compito operativo alla Fiat nelle mani dell’Amministratore delegato Valletta, che deve fronteggiare una difficilissima situazione, in precario equilibrio fra le pressioni dell’occupante tedesco e quelle del movimento resistenziale. Colpito nell’aprile 1945 dal provvedimento d’epurazione per la collusione con il Fascismo, Agnelli non fa a tempo ad accogliere la sentenza di assoluzione, di cui era stato informato in via ufficiosa; muore a Torino, il 16 dicembre 1945.

 

Risorse archivistiche e bibliografiche
Archivio Storico Fiat, Torino; V. Castronovo, Giovanni Agnelli, Torino, Einaudi, 1971; V. Castronovo, Fiat. 1899-1999: un secolo di storia italiana, Milano, Rizzoli, 1999. Per un’analisi dei lavori dedicati ad Agnelli, si veda K. Gianotti, Mito e realtà di un grande imprenditore. Giovanni Agnelli tra storiografia e pubblicistica, in La capitale dell’automobile. Imprenditori, cultura e società a Torino, a cura di P. Rugafiori, Venezia, Marsilio, 1999, pp. 141-209; F. Amatori, Gli uomini del Professore. Strategie, organizzazioni e management alla Fiat fra anni Venti e anni Sessanta, in Grande impresa e sviluppo italiano. Studi per i cento anni della Fiat, a cura di C. Annibaldi e G. Berta, Bologna, Il Mulino, 1999; D. Bigazzi, La grande fabbrica. Organizzazione industriale e modello americano dal Lingotto a Mirafiori, Milano, Feltrinelli, 2000.