-
Al momento dell'unificazione, l'agricoltura, la pesca, alcune manifatture artigianali e i traffici mercantili costituiscono le principali attività economiche dell'area. La successiva decisione di rilanciare la presenza italiana nello scacchiere mediterraneo conduce alla progettazione di un nuovo Arsenale per la costruzione e la manutenzione della flotta e l'ubicazione del secondo Dipartimento militare marittimo del Regno; l'insediamento dà inizio a un processo di industrializzazione che non presenta alcun rapporto con le attività produttive preesistenti.
-
La conclusione dell'avventura coloniale sul Mar Rosso rallenta per circa un decennio i ritmi della industrializzazione statal-militare avviata con la nascita dell'Arsenale. La guerra di Libia, la costruzione dei cantieri navali della Franco Tosi e, l'anno successivo, lo scoppio del conflitto mondiale aprono per la città una nuova fase di crescita industriale e di espansione demografica legate all'economia di guerra.
-
Nel dopoguerra l'inflazione postbellica e l'inevitabile ridimensionamento dell'industria naval-meccanica producono carovita, disoccupazione ed acute tensioni sociali. Alla metà degli anni Trenta le prospettive di un nuovo conflitto e gli investimenti per il riarmo consentono di riavviare l'economia tarantina fino ai bombardamenti angloamericani e l'occupazione alleata del settembre 1943.
-
Nella seconda metà degli anni Cinquanta la crisi strutturale in cui versa l'industria navalmeccanica, insieme al configurarsi del "secondo tempo" delle politiche per il Mezzogiorno, porta alla decisione di sostenere l'industrializzazione dell'area con un nuovo intervento esterno; a Taranto arriva la siderurgia pubblica con la costruzione del'imponente IV centro a ciclo integrale.
-
I lavori per il raddoppio del centro siderurgico determinano nell'economia tarantina una nuova espansione: questa nasconde difficoltà strutturali che appariranno evidenti con il manifestarsi della crisi internazionale dell'acciaio. Si afferma una nuova monocultura industriale che ha rapporti difficili con l'imprenditoria locale e stravolge gli assetti sociali ed urbani dell'intero territorio in cui si succedono aspre vertenze sindacali.
-
La più grande e moderna acciaieria d'Europa e dell'intero bacino del Mediterraneo è investita in pieno dalla crisi del mercato siderurgico internazionale. Le difficoltà industriali e finanziarie della grande fabbrica e del suo indotto si trasformano in acuta crisi occupazionale, mentre la questione ambientale assume contorni drammatici.
-
Lo stabilimento ex Italsider viene privatizzato e ceduto al gruppo Riva. A carico dello Stato, della Regione e dell'Ilva cominciano gli interventi per il risanamento del territorio di Taranto.