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Archivi d'impresa

FRIGESSI di RATTALMA, Arnoldo

Arnoldo Frigessi di Rattalma in tenera età, assieme alle sorelle Elisa e Clara e al fratello Riccardo, 1890 ca (Archivio storico Intesa Sanpaolo, Archivio di Arnoldo Frigessi di Rattalma)

 
 

Trieste, 7 gennaio 1881 - Trieste, 8 aprile 1950

Discendente di una prestigiosa famiglia ebraica dalle profonde radici ungheresi, i Frigyessy von Racz-Almási, che otterrà, nel 1896, la nobilitazione in occasione del millenario della nazione magiara, e sarà in seguito iscritta nel Libro d’oro della nobiltà italiana. Il padre Adolfo, nato a Rácz Almas (Budapest) nel 1843, laureatosi in Legge, aveva iniziato la carriera di assicuratore lavorando per la Prima Compagnia ungherese di Budapest, per poi essere chiamato, nel 1871, alla Direzione della Compagnia di riassicurazione Salus di Vienna, acquistata quattro anni più tardi dal potente gruppo assicurativo triestino facente capo alla Riunione adriatica di sicurtà (Ras). Nel 1876, grazie all’amicizia di uno dei padri fondatori della Ras, il direttore gerente Alessandro de Daninos, era entrato nella Compagnia: nel 1878 era nominato segretario di direzione e iniziava un’ascesa che lo porterà al vertice della società.
Il matrimonio con Giulia Pavia, figlia di Arnoldo (benemerito del Risorgimento per aver difeso Porto Marghera nel 1848), segretario dell’agenzia generale della Ras a Milano, genera una solida alleanza fra le due grandi famiglie di assicuratori, che insieme concentreranno, fino alla metà degli anni Trenta, il controllo direttivo della compagnia.
 
Borghese, ebreo, cosmopolita
Il giovane Arnoldo Frigessi è assunto ventenne dalla Ras all’inizio del 1902, dopo un intenso tirocinio trascorso presso una compagnia affiliata di Vienna. La formazione culturale di Frigessi lo porta a orientarsi verso il laicismo culturale proprio del borghese cosmopolita. Nel 1904 consegue la laurea in Legge presso l’ateneo di Vienna e, fra il 1904 e il 1907, completa la sua istruzione tecnica collaborando con il padre, direttore gerente, e viaggiando al fianco dello zio materno, e segretario della Direzione, Giovanni Pavia, nelle principali sedi del gruppo a Vienna, Praga, Lipsia, Berlino e Francoforte. Nel 1907, ad appena ventisei anni, è nominato segretario della Direzione della Ras, in sostituzione di Pavia, che va a ricoprire la carica di direttore generale per l’Italia a Milano, rispettando così una sorta di accordo strategico tra i due rami familiari.
Nel 1909 Frigessi è nominato segretario generale e da quella posizione, dopo l’entrata in vigore in Italia della legge relativa alla costituzione dell’Istituto nazionale delle assicurazioni (Ina) e in vista del progetto di monopolio delle assicurazioni vita (legge 4 aprile 1912), dà un notevole impulso allo sviluppo della compagnia nel Levante, organizzando le Direzioni per l’Austria, l’Ungheria, la Boemia e la Grecia.
Nel 1915, con l’ingresso dell’Italia in guerra a fianco dell’Intesa, le autorità austriache decidono di trasferire la Direzione generale della Ras, guidata dal padre Adolfo Frigessi, a Vienna. Arnoldo Frigessi decide invece di rimanere a Trieste per curare il troncone italiano dell’azienda insieme con alcuni esponenti triestini di sentimenti italiani. Si iscrive al Partito nazionalista e chiede la revoca del decreto del governo italiano che sottopone a sindacato la Ras, assicurando che il capitale azionario della compagnia è ormai in mano italiane. Nel 1917, alla morte del padre, Frigessi è designato a succedergli nella carica di direttore generale. Nell’agosto 1918, a sorte della guerra appurata, partecipa al patto di sindacato fra élite triestina e vecchia élite austriacante per mantenere il controllo della Banca commerciale triestina, al centro di tutti gli interessi industriali e finanziari della piazza giuliana; ma, a guerra finita, la corsa all’accaparramento del capitale azionario detenuto dalle banche austriache e tedesche, guidata da Bonaldo Stringher (ministro del Tesoro dal gennaio 1919), è tale da far fallire quel tentativo di compromesso: viene imposta l’uscita di scena del Wiener Bankverein, la liquidazione del Credit-Anstalt e spianata la strada verso la conquista dei gruppi industriali-armatoriali Cosulich e Lloyd Triestino da parte della Banca commerciale di Giuseppe Toeplitz, del gruppo Cini-Volpi, del Credito italiano e dell’Ansaldo-Banca italiana di sconto.
 

Ritratto di Arnoldo Frigessi di Rattalma, 1915

 
 
La vittoria del capitale nazionale
In quegli anni, i problemi di maggior rilievo riguardano la pesante svalutazione monetaria conseguente agli eventi bellici, che incide gravemente sulla gestione finanziaria della compagnia. Frigessi reagisce elaborando un complesso e articolato programma di ricostruzione ed espansione in Austria e nei paesi già soggetti all'Impero. In poco più di un decennio, la gestione di Frigessi genera risultati straordinari: il numero degli addetti del gruppo RAS passa da 10.000 a 30.000 persone, le agenzie crescono da 5.000 a 13.000, le compagnie affiliate, presenti in tre continenti, raggiungono le 25 unità.
Nel 1920 si unisce in matrimonio, seguendo il rito ebraico, a Nidia Castelbolognese, appartenente a una delle famiglie che maggiormente si era distinta, per attivismo politico, tra quelle irredentistiche. La loro unione è determinante per suggellare la legittimazione politica dei Frigessi, i quali, nonostante il legame con i Pavia, appaiono ancora una famiglia legata al mondo austroungarico.
Negli anni Venti Frigessi è protagonista della nuova alleanza finanziaria della Ras con il Credito italiano, che subentra nella compagine azionaria della società a sostituire parte della componente austrotedesca, e che guida i sindacati di collocamento delle sue azioni per alcuni decenni.
Nel 1921 crea la Direzione di Milano, dalla quale dipendono le reti agenziali della Libia e dell’Africa orientale. Nel 1923, all’indomani della nomina di Mussolini alla guida del governo, contribuisce, con Edgardo Morpurgo delle Assicurazioni generali e Guido Treves della Fondiaria, all’elaborazione del nuovo duraturo assetto giuridico e organizzativo del sistema delle assicurazioni private. A fronte degli ampi poteri di controllo statale, previsti anche per l’Ina, i due gruppi assicurativi triestini (Generali e Ras) ottengono la cancellazione del monopolio pubblico delle assicurazioni vita.
Nei primi anni Trenta Frigessi affronta i riflessi della grande crisi mondiale segnati dal crollo dei gruppi Brunner e Cosulich – importanti famiglie triestine che occupano una posizione di riguardo nell’azionariato della Ras. Si delinea la vittoria del capitale nazionale su quello delle vecchie élites, che si traduce per la Ras nel rafforzamento dell’alleanza con Volpi.