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MATTIOLI, Raffaele
Raffaele Mattioli, banchiere, svolge tutta la sua carriera all'interno della Banca commerciale italiana; nel 1925 è Segretario di gabinetto dell'Amministratore delegato Toeplitz, che sostituisce nella carica dal 1933; gestisce la riorganizzazione della banca all'interno dell'Iri e collabora alla riforma del sistema bancario nazionale del 1936; nel dopoguerra, ancora alla guida dell'istituto milanese, promuove la costituzione di Mediobanca. -
MAYER Teodoro
Nato a Trieste da una famiglia ebraica, si indirizzò all'editoria, nella quale esordisce nel 1881 con il «Piccolo», che trasformò poi in testata politica, vicina agli irredentisti. Trasferitosi a Roma, nel 1920 è cooptato nel c.d.a. delle Assicurazioni generali e nominato senatore. Esponente di primo piano degli ambienti finanziari, dal 1931 al 1936 è presidente dell'Istituto mobiliare italiano. -
MAZZOCCHI, Gianni
Collaboratore di padre Giovanni Semeria, entra in contatto con Gio' Ponti, con il quale fonda l'Editoriale Domus, di cui nel tempo diversifica le pubblicazioni. Grande successo ha Il libro di casa, agenda annuale, e «La casa bella» (poi «Casabella») rivista dedicata al design e all'architettura. Nel dopoguerra fonda anche «L'Europeo» e «Il Mondo», espressione della cultura laica. Editore fin dal 1950 del libro di cucina Il Cucchiaio d'Argento, fonda nel 1956 «Quattroruote», con cui sostiene la campagna per l'assicurazione obbligatoria degli automobilisti. -
MAZZOTTI BIANCINELLI Lodovico
Di antica nobiltà bresciana, fu presidente della Banca popolare di Chiari fino la 1933, e costruì nella città Villa Mazzotti su disegno di Antonio Vandone, uno dei maggiori esponenti del Liberty italiano. Alleatosi con Max Bondi, entra nei cda dell'ILVA e poi della SADE, più tardi della Bastogi. Acquisisce il controllo della UNES, per la distribuzione di energia elettrica sul versante adriatico, e della Isotta Fraschini per la produzione di auto di lusso e di motori navali ed aereonautici, imprese entrambe destinate al fallimento. -
MELEGATTI, Domenico
Domenico Melegatti inizia giovanissimo a lavorare nel laboratorio di pasticceria di famiglia in centro a Verona, trasformandolo gradualmente in una solida impresa artigianale, grazie al successo di un dolce nuovo, battezzato "pan d'oro", con particolari caratteristiche di leggerezza e delicatezza. La trasformazione industriale della produzione del pandoro avviene nel Secondo dopoguerra.